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Mi asciugo le guance bagnate con il dorso della mano, tirando su con il naso.

In realtà, ho smesso di piangere da un bel po' e credo che ormai siano trascorsi più di trenta minuti dall'inizio della pausa che ci ha concesso BB.

Le guance mi sono seccate e sento gli occhi ancora lucidi. Quello che provo è un turbine di emozioni che non credevo di poter provare contemporaneamente e che tolgono il respiro in un modo indescrivibile. È come se per la prima volta mi sentissi davvero sola e ferita. Mi risulta strano. Credevo di conoscere la vera sofferenza, quella che ti fa fare gli incubi la notte, quella che ti porti dietro per sempre. Mio padre mi ha ferita e credevo che quel dolore fosse il peggiore, che non avrei mai potuto provare niente di più crudele o ingiusto.

Eppure, adesso capisco che mi sbaglio. Mi sono sbagliata da sempre e sono caduta di nuovo, questa volta per colpa mia, ferendomi in un modo diverso, più forte, più reale.

Non avrei dovuto permettere al mio cuore di prendere il sopravvento, di accettare che forse BB non sa solo capirmi, ma sa amarmi. Non mi sono sono sognata tutto: è stata lui ad avvicinarsi, il primo passo è stato il suo. Ma io non ho fatto il secondo, anche se adesso sento che il rimpianto avrebbe il potere di uccidermi.

In quel momento, ho preso la decisone di pensare prima alle parole. Ancora una volta, l'ennesima, ho scelto di voler conoscere l'intera storia, e ho rovinato tutto. Prima di tutto, prima di qualsiasi altro sentimento, emozione, impulso, il mio desiderio di capire perché senta che qualcosa non quadri, che ci sia qualcosa che non mi ha detto, ha avuto la precedenza. Vorrei piangere di più per questo, ma non è la tristezza il sentimento che ha la meglio su tutti gli altri.

Si tratta di delusione. Quel peso che mi comprime il petto e mi condanna al non versare le lacrime che vorrei, è pura delusione. Io avrei voluto che BB mi dicesse tutto. Credevo lo avrebbe fatto, lo speravo con tutta me stessa. Quello era il momento, mi son detta. Ma evidentemente mi sbagliavo. Di nuovo.

Piuttosto, ha deciso di scusarsi. Senza darmi un motivo o spiegarmi per cosa lo stesse facendo.

"Per tutto."

Tutto è un concetto troppo amplio. Ho paura di questo tutto e vorrei urlarlo al mondo intero.

Tutto è l'ignoto. Ciò da cui BB sembra volermi tenere allo scuro, anche se io non gliel'ho mai chiesto.

Tutto è anche niente. Quel niente che, inevitabilmente, accade nella mia vita. Ed è proprio questo niente che mi delude maggiormente.

Mi alzo e le gambe intorpidite sembrano non riuscire a sostenermi. Il sole è scomparso dietro a enormi nuvole paffute e candide che sembrano farsi beffa di me spostandosi così lentamente nella volta celeste, ma l'aria è ancora calda. Scendo gli ultimi gradini della scala a rilento, come se ognuno di questi mi ricordasse ogni singola scena di quello che è successo e questo mi fa malissimo. Quando arrivo alla fine della scala, mi volto indietro a guardarla. È così grande, io e BB saremmo sembrati così piccoli agli occhi di qualcuno che avrebbe potuto notarci, così vicini l'uno all'altro. Mi sembra di sentire ancora le sua mani sul mio corpo e il calore del suo respiro sul mio viso. Il cuore stava per esplodermi, ma mai e poi mai mi sarei allontanata per questo. Ho provato così tante emozioni, così belle, così forti. E invece adesso sono completamente svuotata. Non so che pensare, non so cosa fare. So solo quello che ho perso.

Entro in palestra controvoglia, con tutta l'intenzione di trascorrere le prossime due ore di prove – e si spera saranno solo due – da sola, in disparte e in compagnia dei miei soli pensieri, che tanto mi odiano visto che non fanno altro che ricordarmi il passato.

Tuttavia, quando vedo Jordan seduto sulla panca dove gli avevo detto di aspettarmi mezz'ora fa, capisco che i miei piani non sono per niente fattibili.

La prima volta ti travolgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora