Quiete dei sensi

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I raggi del sole filtravano attraverso la finestra. solleticando dolcemente il viso della ragazza, la quale sorrise e si stiracchiò. D'un tratto la sua espressione cambiò, divenne sorpresa, quella non era la stanza in cui Stre le aveva mostrato.
Si scostò leggermente e d'un tratto il suo braccio incontrò qualcosa di duro, si girò, ritrovandosi un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi chiusi steso accanto a lei.
Le sopracciglia le si corrugarono riportandole alla mente tutti i ricordi della sera precedente.
La ragazza divenne rossa dall'imbarazzo e affondò la testa nel cuscino. Si rialzò di colpo, scendendo lentamente dal letto e avvicinandosi allo specchio, si studiò l'intero corpo, emettendo sordi sbuffi e strozzati lamenti ogni volta che trovava il segno di qualche morso o un segno violaceo di un succhiotto.
" E questi ora come li spiego" si chiese la ragazza cercando di trovare scuse accettabili da dire agli altri WGF. Era ancora assorta tra i suoi pensieri, quando qualcosa la tirò verso di se e la fece tornare a letto.
-È ancora troppo presto per alzarsi, no?- chiese Cico assonnato, mentre stringeva a se la ragazza, riscaldandola e facendola sentire protetta. Un brivido la percosse, mentre il ragazzo stringeva la presa.
-c...cosa diremo agli altri?- chiese d'un tratto, per tutta risposta il ragazzo fece uscire un lamento:
-non roviniamo il momento con queste domande, ogni cosa a suo tempo.- disse il rosso allentando delicatamente la presa. La ragazza sorrise dolcemente e, girandosi, lo abbracciò. Entrambi si fecero cullare l'una dall'altro, sprofondando nuovamente nei loro sogni.


"Tok tok"
Qualcuno bussò alla porta, facendo sobbalzare la ragazza.
-Cico sveglia è il momento di alzarsi!- disse una vocina rauca, era Stre. Era venuto a svegliare il rosso, ma fortunatamente la porta era ancora chiusa a chiave.
Un brivido percorse il suo corpo. Cosa sarebbe successo se la porta fosse rimasta aperta. Cosa avrebbe pensato Stre se li avesse visti lì, insieme... Cosa avrebbero detto gli altri.
Le paranoie iniziarono a infondersi nella sua testa, spargendosi a macchia d'olio e facendo riaffiorare l'ansia.
No, non poteva lasciarsi trasportare da queste emozioni, doveva calmarsi e trovare una soluzione, come aveva sempre fatto.
Nel mentre Cico si era alzato, sorridendole come uno scemo la salutò, ma il sorriso scomparve subito dopo, e la sua bocca pronunciò la domanda che la ragazza temeva più di tutte:
-che hai?- chiese lui dolcemente, mentre lei continuava a fissare un punto nel vuoto.
-Ei...- disse lui piano, avvicinandosi delicatamente.
-Non so se posso farlo...- disse infine lei
-non puoi fare cosa?- domandò il rosso
-Non ho la forza, ne il coraggio di scendere giù in cucina e guardare negli occhi i miei amici, i nostri amici, cosa penseranno di me, di noi, di tutta questa situazione senza controllo...- il panico si era impossessato di lei, non sapeva che dire, o che fare, e iniziò a grattarsi energicamente il punto sulla spalla che fino a pochi giorni prima aveva pazientemente medicato.
-Ei, eii shhh- Cico si avvicinò, stringendola a se, e prendendole la mano, per evitare che si ferisse ulteriormente.
-Ei tranquilla piccola, ti fai prendere troppo dalle cose stupide- disse, per poi guardarla negli occhi e continuare.
-Facciamo così, per ora non diremo niente, appena sarai pronta ad affrontare la cosa lo faremo, insieme. Ok?- lei scosse leggermente il capo e tirò un sospiro.
-prefetto, adesso facciamo una cosa, rivestiamoci, io esco e vado giù in cucina a dare una mano, fu invece vai nel bagno più vicino a farti una bella doccia calda, così ti rilassi un po', dopodiché scendi giù e continuiamo le nostre vite come al solito, finché non decidiamo di vuotare il sacco, ci stai?- sia le parole che il tono di voce del ragazzo erano piuttosto convincenti, così la ragazza accettò e si ritrovò ben presto nel bagno. Non era stato difficile raggiungerlo, fortunatamente tutti gli altri erano già scesi giù a fare colazione.

L'acqua scorreva, la ragazza avvicinò la mano per controllare la temperatura, e, appena constatò che era perfetta di buttò sotto lo getto per acquietare i sensi. Il calore pervase il suo corpo, lasciandola leggermente stordita, mentre il corpo si rilassava la mente la riportò alla sera prima. Adesso, ripensando a ciò che era successo, non si sentiva più in imbarazzo, anzi, era contenta, finalmente non avrebbe più sofferto per mano del ragazzo. Con quei splendidi capelli rossi. Con tutta la sua spavalderia, e con quel magnifico sorriso, che era capace di incantarti. Erano passati solo pochi minuti, eppure già gli mancava. La sua presenza, la sua sicurezza, tutto. Era l'unico che riusciva a mantenere la calma in situazioni dove lei si lasciava prendere dal panico con troppa leggerezza. Era il suo punto d'appoggio e ciò la faceva sentire al sicuro.

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