L'alba arrivò, i raggi del sole penetrarono attraverso la finestra e mi accarezzarono dolcemente il viso. Ovviamente non avevo dormito, non avevo sonno. Le lacrime si erano consumate già da tempo, e mi ero stancata di stare in quello stato. Mi alzai e tirai un sospiro, dovevo schiarirmi le idee, mi cambiai, indossai il costume, dei pantaloncini neri e una maglietta bianca. Mi misi le scarpe da ginnastica, presi il telefono e le cuffie e scesi dalle scale. Aprii la porta e me ne andai. Non sapevo dove andare, ne cosa avrei fatto, sapevo solo che dovevo schiarirmi le idee, e per farlo mi dovevo allontanare da lì.
Arrivai in un enorme strada chiusa al traffico, da una parte confinava con la spiaggia, le uniche cose che li separavano era un piccolo muretto di pietra, dall'altra parte era costeggiata da un marciapiede decorato con enormi palle, mi ricordava molto Los Angeles. Feci partire una delle mie playlist, quella con la musica che pompa nelle orecchie fino a che non ti fanno male, la usavo sempre per correre, dava un buon ritmo. Aumentai il volume al massimo e partii.
Un'ora e mezza dopo ero da tutt'altra parte. Avevo percorso 10 km senza neanche accorgermene, ma non ero ancora del tutto stremata. Tornare indietro non era un problema, mi bastava proseguire dritto nel verso opposto. Mi sedetti sul muretto, mi tolsi le cuffie e le posai in tasca. Le orecchie mi stavano esplodendo. Pochi minuti dopo scavalcai il muretto, mi tolsi le scarpe, la sabbia morbida mi solleticò i piedi. Avanzai fino alla riva, mi tolsi pantaloni e maglietta e mi tuffai in acqua.
Rimasi sott'acqua per un po', l'acqua mi rilassava i muscoli, mentre il sale disinfettava le ferite.
Erano già le 8:00 quando uscii dall'acqua, il sole aveva cominciato a diventare più caldo. Decisi di tornare a casa.
Arrivai un'ora dopo. Anna era già ai fornelli, e appena si accorse di me mi lanciò uno dei suoi calorosi sorrisi.
-buongiorno, hai dormito bene?- mi chiese dolcemente,io mentii e risposi di si. Mi avvicinai a lei e l'abbraccio i, affondando il mio volto sul suo petto. Lei mi accarezzò leggermente il capo e mi baciò sulla testa. Mi sentii molto meglio.
-ti do una mano per la colazione?- proposi, lei mi sorrise e acconsentì.
Pian piano tutti iniziarono a scendere, mentre io sistemavo la tavola per la colazione. Era tutto pronto, erano quasi tutti giù, mancava solo una persona...
-mi fai il favore di andare a chiamare Cico?- mi chiese Anna mescolando qualcosa in una ciotola. Mi bloccai, ma non avevo scelta, dovevo andare, così acconsentii e salii le scale.
Perché proprio io? Perché perché perché? Non poteva chiederlo a Mario? O a Lyon? Perché me?
La mente mi si affollò di domande, lo stomaco mi si contorse, mentre le gambe si muovevano da sole. In un attimo mi trovai di fronte camera sua. Bussai...
-Cico, svegliati, la colazione è pronta...- la voce mi tremò, ma cercai di controllarmi. Dalla stanza nessuna risposta. La porta era aperta, ma prima di entrare, bussai nuovamente. Nessuna risposta, allora aprii lentamente la porta. E tirai un sospiro di sollievo.
Il ragazzo era disteso sul letto a pancia in giù, gli occhi chiusi e il lenzuolo e i cuscini gettati disordinatamente sul letto. Nonostante fossero lì da solo un giorno la stanza del ragazzo era già piena di vestiti sporchi gettati un po' ovunque. Avanzai di qualche passo, e mi sporsi per osservarlo. Aveva un'espressione beata, era molto carino.
Mi sedetti sul letto e, con la mano, lo scossi leggermente. La sua espressione mutò, strinse gli occhi e si gettò un cucino sulla testa, non voleva saperne di svegliarsi...
-Cico... svegliati- lo chiamai dolcemente. Lui si tolse il cuscino dal volto e mi fissò per qualche istante, probabilmente mi vedeva sfocata. Mi chiamò dolcemente, per assicurarsi che fossi proprio io.
-si...-confermai con un sorriso.
-che ore sono?- mi chiese ancora assonnato
-quasi le dieci.... Anna mi ha chiesto di venirti a svegliare, la colazione è pronta- conclusi.
-mhm ancora cinque minuti- disse lui immergendo la faccia nel morbido cuscino. Sorrisi divertita,
È proprio carino... pensai
-chiudi la porta, a chiave?- mi chiese piano, io lo feci e tornai a sedermi sul letto.
-fatto...- dissi piano, e, prima che me ne accorgessi, mi ritrovai distesa sul letto accanto a lui. Cico mi aveva tirato da un braccio e mi aveva obbligato a stendermi, non che mi dispiacesse, mi abbracciò e posò il volto nella mia spalla. Rimasi un attimo paralizzata, poi mi voltai verso di lui e ricambiai l'abbraccio. Il suo buon profumo mi pervase, e mi sentii protetta. Mi sembrò che il tempo si fosse fermato, nulla poteva toccarmi in quel momento.
Dopo qualche secondo Cico si avvicinò al mio orecchio: - scusa per ieri...- mi sussurrò,
-non preoccuparti- dissi lentamente, e mi strinsi di più a lui.SPAZIO AUTRICE: NUOVO CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA❤️

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Odi et amo
Fiksi PenggemarFamiglia difficile e un segreto da nascondere, come bisogna comportarsi con i propri amici in una situazione del genere? E sopratutto cosa bisognerebbe fare se uno di questi fosse di più di un semplice amico...