Capitolo 10

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Varus accarezzava i capelli dicci di Caleb mentre sorrideva. Il ragazzo sdraiato al suo fianco stava ancora dormendo e il moro al suo fianco ne aveva approfittato per guardarlo meglio e per imprimersi ogni dettaglio di Caleb nella mente. La sera prima era stato tutto così bello che nemmeno si era ricordato del fatto che se ne sarebbe dovuto andare via da quella città e non sapeva minimamente come dirlo a Caleb.

Caleb aprì gli occhi proprio in quel momento sentendosi molto riposato nonostante il grande mal di testa che lo stava torturando. Era la prima volta che si svegliava senza le urla di Brenda o con Viktor che gli buttava addosso dell'acqua fredda. Il ragazzo si accoccolò meglio a quello che credeva essere un cuscino per accorgersi solo in seguito che era una persona. Il castano sgranò gli occhi ricordandosi tutto quello che era successo la sera precedente e per poi puntarli su Varus che gli stava sorridendo.

-buongiorno- gli disse proprio il moro per poi scoccargli un bacio a stampo sulle labbra cosa che lasciò ancora più scombussolato Caleb.

-dimmi che non è un sogno- sussurrò il guardiano che sperava veramente non lo fosse anche se era troppo bello per essere vero.

-no, non lo è- gli sussurrò il moro tirandoselo più vicino mentre sul volto di Caleb andava ad aprirsi un bellissimo sorriso.

-comunque come ci siamo arrivati a casa tua? Non ricordo- sussurrò Caleb mentre assaporava il buon odore del moro.

-camminando ovviamente. Posso farti una domanda?-

-dimmi-

-da quando ti piaccio?- Caleb rimase un attimo immobile pensando a cosa dire, ma alla fine decise di dire la verità:

-da più di un anno- Varus sgranò gli occhi. Non si sarebbe mai aspettato una rivelazione del genere, se solo lo avesse saputo prima non avrebbe mai aspettato così tanto tempo per fare quel passo. -e tu? O sono stato solo un passatem...- Caleb si bloccò vedendo lo sguardo di fuoco che gli stava rivolgendo Varus.

-più o meno dallo stesso tempo- rispose il moro impedendo al castano di avere brutti pensieri.

-due stupidi, siamo due stupidi- disse Caleb ridacchiando e facendo ridere anche Varus. -come mai ti sei buttato adesso?- il Volto di Varus si oscurò, ma non voleva assolutamente mentire al ragazzo al suo fianco.

-mio padre ha deciso che devo ritornare da lui-

-a fine anno vero?- chiese Caleb che era rimasto sorpreso da quelle parole.

-no, fra due settimane più o meno- sussurrò il moro cercando di evitare lo sguardo ambra dell'altro.

Caleb rimase per un po' in silenzio mentre metabolizzava quelle parole perché non voleva minimamente crederci. Sapeva che fino alla fine non sarebbero riusciti a portare avanti quella relazione perché lui doveva compiere il suo lavoro da guardiano, ma non credeva così presto.

-Caleb?- chiese Varus che stava iniziando a temere leggermente il silenzio del castano. Castano che in quel momento si scostò dall'abbraccio del moro e, alzandosi e raccogliendo i suoi vestiti sparsi per la camera, si diresse in bagno.

Ne uscì poco dopo vestito e con una faccia da funerale.

-preferivo non venire a conoscenza dei tuoi sentimenti per me se poi dovevi partire- gli disse il ragazzo trovando un po' di coraggio per fare lo stronzo. Se avessero continuato a vedersi Caleb non sarebbe riuscito a sopportare la rottura con il ragazzo.

-cosa? Ehi guarda che possiamo provarci anche a distanza e poi io posso venire qui ogni fine settimana- disse Varus girandosi verso Caleb. Quello era davvero lo scenario peggiore e non poteva credere che si stesse realmente realizzando davanti ai suoi occhi.

-preferisco di no- disse il castano per poi uscire dalla stanza del moro e lasciare definitivamente quella casa.

Varus guardava la porta della sua camera chiusa mentre si dava mentalmente dello stupido. Non doveva fare assolutamente niente e lasciare le cose così come stavano. Forse avrebbe addirittura preferito un rifiuto netto la sera precedente invece che quella piccola e bella illusione.

Varus tirò un pugno al muro e poi si alzò per farsi una doccia, solo dopo avrebbe chiamato Dalia per parlare. Poi aveva assolutamente bisogno di parlare con il padre, almeno sperava di poter chiedere all'uomo di rimanere un po' di più, ma sospettava già la sua risposta: un no secco. L'uomo aveva deciso dal nulla che quella città non gli stava facendo per niente bene e Varus si era trovato anche la madre contro di lui e non aveva voluto lottare più di tanto. In quel momento invece voleva assolutamente rimanere li per poter stare con Caleb.

Il moro tirò un altro pugno al muro, questa volta erano le piastrelle della doccia. Ci fu un solo problema: l'acqua iniziò a scorrere più velocemente e Varus sgranò gli occhi, più perché non si aspettava una cosa del genere. Cercò di chiudere l'acqua, ma fu in quel momento che si accorse di non aver mai aperto l'acqua da quando era entrato. Come aveva fatto allora l'acqua a scorrere all'improvviso? Non aveva nemmeno colpito le tubature. L'acqua d'altro canto non la voleva smettere di scendere e Varus iniziò a sbuffare cercando di capire come dire ai suoi che aveva praticamente rotto la doccia.

Alla fine decise di lavarsi prima di pensare al resto e fece per prendere il bagnoschiuma ma, nel momento stesso in cui avvicinò il braccio all'acqua essa si spostò evitando di toccarlo e facendo sgranare gli occhi al moro. Credette per un attimo di averlo immaginato e provò a farlo nuovamente vedendo che succedeva la stessa identica cosa. Il ragazzo allora provò in tutti i modi possibili di bagnarsi, ma l'acqua sembrava non aver minimamente voglia di stare alle sue regole.

Varus sbuffò nuovamente e tirò un altro pugno nello stesso punto del precedente ma l'acqua non fece niente di niente. Gli occhi azzurri del moro si assottigliarono mentre cercava di capire come risolvere il tutto anche perché aveva assolutamente bisogno di farsi quella dannatissima doccia.

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