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Hajime si addormentò senza nemmeno accorgersene e si risvegliò quando il sole, caldo e alto nel cielo limpido, attraversò le fessure della serranda e andò a colpirgli l'occhio. Si girò seccato dall'altro lato abbracciando il cuscino. Si era addormentato con ancora i jeans e la maglietta con cui era stato tutto il giorno, doveva esser stato parecchio stanco per non aver avuto nemmeno la forza di mettersi il pigiama.

Dopo una ventina di minuti allungò il braccio e afferrò la sveglia. La testa ancora pesante per la stanchezza lo obbligava a rimanere sdraiato, ma non poteva passare la giornata lì. Guardò l'orario e si tirò su trascinandosi fino al bagno.

Accese la luce, perché troppo pigro per alzare la serranda, e andò a specchiarsi. Osservò le occhiaie sotto i suoi occhi verde oliva e le guance leggermente scavate, stava dimagrendo senza volerlo, un po' perché con l'ansia mangiava poco e un po' perché odiava cucinare e finiva col mangiare schifezze o non mangiare affatto.

Sospirò, quell'aspetto non lo entusiasmava, ma le occhiaie erano arrivate non appena segnato all'università e non se n'erano più andate e così anche l'ansia che lo accompagnava in ogni cosa facesse.

Si fece una doccia, il getto tiepido, che si scontrava con il petto e il viso, un po' lo risvegliò e quando uscì dalla cabina trasparente, con solo l'asciugamano intorno alla vita, tornò a specchiarsi, l'immagine non era mutata.

Si preparò per uscire di casa, deciso a fare qualcosa in quella giornata altrimenti inutile, prese senza troppa attenzione una maglietta e un paio di jeans puliti e se li infilò rabbrividendo leggermente al passaggio del tessuto ruvido sulle gambe ancora umide.

Stava cercando il cellulare tra i cuscini del divano quando qualcuno suonò alla porta. Sbuffò roteando gli occhi, sicuro si trattasse di quella strega del piano di sopra, ma quando fece scattare la serratura e aprì la porta non vi trovò il viso raggrinzito della strega, ma un viso più giovane e decisamente più piacevole da guardare.

"Oikawa?"

"ciao Iwach-Iwaizumi" disse il ragazzo sulla porta abbassando la testa e nascondendo le guance leggermente arrossate. Il petto del giovane si alzava e abbassava ritmicamente, segno che avesse fatto le scale invece che usare l'ascensore. Ma le guance non si erano sicuramente arrossate per lo sforzo.

"che ci fai qui?"

"ho visto il tuo indirizzo sui documenti compilati dell'incidente e..." girò ancora di più il viso cercando di non farsi vedere in faccia "...ho pensato di venire a chiederti ancora scusa per ieri" si girò del tutto e fece per andarsene, ma Iwaizumi allungò il braccio e gli serrò il gomito con la mano. Quanto tempo che non toccava quel ragazzo? Quanto tempo che non ci parlava seriamente? Possibile che due amici d'infanzia come loro si fossero persi per strada così facilmente?

"aspetta, non andare"

"Iwaizu..."

"chiamami ancora Iwaizumi e mi incazzo"

"cos..."

"preferisco Iwachan, ho sempre preferito quel modo tutto tuo di chiamarmi" stavolta fu Hajime ad abbassare la testa, leggermente imbarazzato per ciò che aveva appena detto. Giusto, Iwachan era il modo in cui il suo amichetto aveva iniziato a chiamarlo quando giocavano al parco e, con il passare degli anni, Oikawa non aveva mai perso quell'abitudine. Per Hajime era diventata una parola magica, quando si sentiva chiamare in quel modo il cuore sobbalzava e il sorriso sul volto era quasi inevitabile, ma lui ovviamente lo aveva sempre nascosto.

"non credevo dopo ch..."

"perché ci siamo separati?" lui voleva sapere, aveva passato la nottata con quella domanda che girava nella sua mente e non trovava risposta. Perché non riusciva a ricordare una cosa così importante?

After that?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora