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Cinque anni prima

Dire addio alla squadra era stata un'esperienza orribile, vedere Oikawa chinarsi e ringraziare tutti per i tre anni passati insieme, gli aveva stretto il cuore e quella morsa intorno all'organo pulsante non si allentava.

Si trovavano tutti insieme ad un bar vicino alla scuola, avevano deciso di festeggiare, anche se non c'era nulla a cui brindare. Decisero di alzare i bicchieri al cielo in onore degli anni passati insieme.

Una birra venne seguita da una seconda e così via, fino ad essere tutti ubriachi. Lasciarono il locale e si incamminarono, non sapendo nemmeno che direzione prendere per tornare a casa.

Hajime aveva le guance rosse e gli occhi lucidi, ogni tanto lanciava uno sguardo all'amico, giusto per assicurarsi che non fosse crollato sul bordo della strada. Oikawa provava in tutti i modi a camminare in linea retta, ma, nonostante i suoi sforzi, la sua andatura ondeggiava da una parte all'altra.

Arrivarono, per pura fortuna, davanti la porta della casa di Oikawa. Il resto della squadra era finito chissà dove, erano solo loro due e non capivano nulla di ciò che li circondasse.

Oikawa poggiò la fronte contro il legno chiaro della porta, il fresco di quella superficie gli diede sollievo, mentre con le palpebre mezze chiuse cercava di mettere a fuoco le chiavi e le provava una ad una, ogni volta che una chiave non entrava nella serratura sbuffava e la cambiava. Dopo minuti interminabili, finalmente Hajime sentì Oikawa esultare e vide la porta aprirsi.

Entrarono lasciando le luci spente e si diressero, senza troppa difficoltà, verso la stanza del capitano. All'improvviso, appena fuori della camera da letto, Tooru si girò di scatto e avvicinò il proprio viso a quello di Hajime. Il fiato di entrambi sapeva di alcol, quello di Hajime, amaro al gusto di birra, si mischiava a quello di Oikawa, dolce al gusto di Martini.

Respiravano a bocca aperta e si guardavano intensamente, o forse cercavano di mettere a fuoco, cosa resa complicata dal troppo alcol in circolo. Sotto gli occhi di entrambi c'erano i segni rossi, quei leggeri segni per le troppe lacrime versate nel giro di pochi giorni.

"se non lo faccio ora, non avrò mai il coraggio e ti perderò" disse il ragazzo più alto, la sua voce non era biascicata come ci si aspetterebbe da un ubriaco, no, la voce era fluida e chiara, rapida e decisa, era la voce di uno sicuro di sé. Si lancio letteralmente sulle labbra dell'altro, senza troppe cerimonie, non c'era esitazione nel suo gesto irruento. Lo obbligò a rispondere a quel bacio, no che Hajime si fosse tirato indietro o che non avesse voglia di ricambiare quella foga piena di passione.

Il moro prese con forza i fianchi magri di Tooru, percependone le ossa sporgenti, e lo sollevò, lasciando che l'altro avvinghiasse le proprie gambe alla sua vita. Passò le mani sotto la maglietta fina, che gli impediva di vedere quel fisico tonico, e percorse le curve dei dorsali del capitano. Con una mano arrivò a coprire lo spicchio di pelle compreso tra le scapole, sotto le dita sentì le vertebre che, nonostante la rigidità tipica delle ossa, si muovevano e si piegavano in avanti assecondando i movimenti del ragazzo che voleva solo avvicinare sempre di più il suo corpo a quello caldo e possente del moro.

Hajime allungò un braccio, tastò l'anta ancora chiusa alla ricerca della maniglia e aprì la porta della stanza. Arrivò al bordo del letto e, senza staccarsi dalle labbra calde e vogliose di Oikawa, si lasciò cadere in avanti, rallentando la caduta con le mani puntate sul materasso.

I baci continuavano, ogni tanto si staccavano per il bisogno fisiologico di respirare, ma tornavano subito a mangiarsi a vicenda. Qualche volta Iwaizumi serrava i denti sul labbro inferiore dell'altro, giusto per bearsi dei versi sommessi che quel suo gesto causava in Oikawa.

After that?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora