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[...]

La sedia di legno era scomoda, il banchetto, su cui teneva il pc, piccolo e la voce del professore, che spiegava chi sa quale assurda lezione, era con un martello pneumatico dritto sul cervello. Iwaizumi aveva già roteato gli occhi almeno una trentina di volte, stava per rifarlo quando la sua attenzione venne catturata da un ciuffo di capelli scompigliato che si affacciava dalla porta aperta dell'aula e subito spariva di nuovo dietro il muro.

Possibile? Che fosse andato fino all'università? E poi, perché mai?

Hajime si alzò dalla sedia che con uno scatto si chiuse, tirando su il sedile di legno, aspettò che i ragazzi al suo fianco si alzassero per farlo passare e finalmente uscì da quella stretta fila di banchi, non agilmente come avrebbe voluto.

Si affacciò oltre la porta e si guardò intorno aguzzando la vista. Possibile che se lo fosse immaginato? Stava per tornare in aula quando una voce lo richiamò indietro.

"Iwachan..." il ragazzo con gli occhi color nocciola gli prese il polso e lo fece voltare "... volevo chiamarti, ma mi sono vergognato vedendo quanta gente ci fosse in aula"

Il moro lo guardò con un sopracciglio alzato. Si era del tutto girato nella direzione del più alto e lo guardava curioso. Rimase in silenzio attendendo una spiegazione della sua improvvisata.

"non ti sei portato il pranzo, così ti ho preparato qualcosa e..."

"come facevi a sapere che questa fosse la mia aula?" chiese d'un tratto Hajime, ignorando il discorso pranzo.

"non lo sapevo..." Oikawa si portò la mano dietro la nuca e se la sfregò con forza "... mi sono affacciato in tutte le aule" concluse, come se fosse un gesto normale.

"in tutte?"

"beh, tutte quelle prima di questa" indicò con il pollice l'aula da cui era uscito un attimo prima il moro e tornò con un'espressione seria in volto.

"ah"

"sempre con questi ah. Avanti, prendi il pranzo" allungò il braccio e fece penzolare la busta tra loro due, in attesa che Iwaizumi la prendesse.

Hajime prese il pranzo dalla mano sicura di Oikawa e poi portò i propri occhi a scrutare il volto dell'amico. Sembrava sereno, tranquillo, come se tutto fosse normale. Tooru si girò e riprese la strada dalla quale era arrivato, alzò una mano e salutò rimanendo di spalle.

"ci vediamo a casa, Iwachan" la voce arrivò al moro e non poté nascondere il sorriso formatosi sul volto non appena realizzò che lo avrebbe ritrovato a casa.

Tornò a sedersi, ma per qualche motivo la sedia di legno non era più tanto scomoda, il banchetto non era più troppo piccolo e la voce del professore dava meno fastidio del solito. Il cuore del moro era più sereno del solito.

[...]

Stava salendo gli scalini, lentamente perché la stanchezza gli aveva reso le gambe pesanti. Avrebbe voluto tornare a casa prima, finalmente aveva qualcuno che lo aspettava e, prima di quel momento, non era mai stato tanto bello tornare al proprio appartamento dopo una giornata di lezioni.

Delle urla gli fecero alzare la testa e assottigliare gli occhi. Chi era che litigava in quel modo? Probabilmente la strega aveva incontrato di nuovo il suo ex marito, povero ometto che l'aveva dovuta sopportare per venti anni di matrimonio.

Le urla si intensificavano ad ogni rampa che saliva, Hajime sbuffò, non si sarebbe goduto la tranquillità dell'appartamento finché la strega non avesse sbattuto fuori casa di nuovo l'ex marito.

-che palle- un'altra rampa era finita e altre urla rimbalzavano nei corridoi.

Mancava solo una rampa per arrivare al suo piano e quelle urla non finivano. Cercò di comprendere cosa stessero dicendo, infondo anche lui era umano e, come tutti gli esseri umani, era un po' un ficcanaso.

After that?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora