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Era passato un giorno intero e Camila non aveva detto una parola. Non che ne avesse avuto l'occasione - l'isolamento implicava anche questo, no? - ma anche se non fosse stato così, lei non avrebbe sprecato il suo fiato. Per essere più precisi, Camila cercava di non fare alcun tipo di rumore. Si limitava a stare sdraiata scomodamente sul materasso che giaceva a terra, con l'orecchio appoggiato al muro che la divideva da Shawn. Non sapeva che cosa sarebbe riuscita a sentire perché le vecchie mura di quell'edificio erano molto spesse, ma questo non le impediva di tentare. Per tutta la mattinata dalla stanza affianco si era udito solo un profondo silenzio. Probabilmente Shawn stava ancora indugiando tra l'incoscienza e la realtà. Camila se lo immaginava steso a pancia in giù su un materasso simile al suo, con le sopracciglia corrucciate in una smorfia di dolore e gli occhi serrati saldamente. Quasi riusciva a provare la stessa sofferenza del suo ragazzo tanta era vivida la sua immaginazione. 

Poi, dopo l'ora del pranzo, aveva sentito dei lamenti e una voce femminile che Camila identificò come quella della Eselmeister. Aveva ascoltato attentamente cosa stava succedendo al di là del muro, con la speranza di riuscire a capire cosa stessero dicendo. Le voci erano ovattate, ma la ragazza riuscì a captare alcune parole. Per la maggior parte del tempo era la donna a parlare, con voce tenera e confortante, e sembrava che stesse provando a calmare i lamenti di Shawn mentre cercava di pulirgli le ferite. Inevitabilmente Camila si lasciò sfuggire una lacrima al pensiero del dolore che il poveretto stava provando. I mugolii vaghi e sofferenti proseguirono per almeno mezzora - Camila non poteva esserne certa, la parola tempo aveva perso ogni significato per lei - e anche se erano un suono straziante, la ragazza si fece coraggio. Almeno era sicura che la sorvegliante stesse mantenendo la promessa che le aveva fatto al mattino e stesse medicando le ferite di Shawn. 

Dopo che sentì la porta dell'altra cella richiudersi con un tonfo, il silenziò calò nuovamente su tutto il piano. Con una mano appoggiata alla parete, come se quel tocco potesse avvicinarla in qualche modo a Shawn, Camila chiuse gli occhi e sperò che lasciandosi trasportare dal sonno il tempo sarebbe passato più velocemente. Immobile sul materasso, sentiva la propria mente abbandonarsi a poco a poco tra le braccia di Morfeo, in un luogo dove tutto sembrava distante e senza problemi. Poi però quella quiete stagnante fu interrotta da un rumore lieve. Era quasi impercettibile e sembrava così lontano, ma Camila era sicura di averlo sentito. Aprì gli occhi e si sedette a gambe incrociate. Affinò l'udito e concentrò tutta la sua attenzione in attesa di un altro segnale. Un segnale che non tardò ad arrivare. Sembrava che qualcuno stesse mormorando, era un suono che sembrava arrivare da lontano, rimbalzava su fine pareti metalliche per arrivare flebile fino alle orecchie di Camila. La ragazza si alzò in piedi e cominciò a girovagare per la stanza. Si era imposta che sarebbe riuscita a trovare la fonte di quel rumore perché era sicura di non aver perso la testa e di non esserselo immaginata. Camminò avanti e indietro all'interno dei sette metri quadrati di cui disponeva, ma non fu capace di trovare la soluzione a quell'arcano. 

Sconfitta si lasciò cadere sul materasso per l'ennesima volta. Il sonno l'aveva abbandonata completamente e si preparò a trascorrere la notte a fissare il soffitto ammuffito sopra di lei. Passarono ore ed ore, il lieve fascio di luce che filtrava dalla finestrella era ormai sparito da tempo, ma di quel suono non c'era più traccia. Si rigirò senza tregua tra le vecchie lenzuola che le erano state fornite e si avvolse nell'unica coperta che aveva a disposizione cercando di alleviare il freddo pungente che le arrivava fino alle ossa. I denti le tremavano e i brividi la scuotevano in continuazione. E poi lo udì di nuovo. Questa volta con più chiarezza. Sentì una voce flebile e roca che si sforzava di comunicare . Sembrava arrivasse dall'angolo della stanza vicino alla porta, quello in prossimità dei suoi piedi. Camila si avvicinò e si accorse per la prima volta della presenza di una grata. Non si sorprese nel vederla arrugginita. Avvicinò l'orecchio alla fessura, pregando di non essere attaccata da qualche tipo di animale viscido e schifoso, come qualche scarafaggio o qualche ragno, e attese. Ed infine un'unica parola arrivò chiara e limpida alle sue orecchie ed ebbe lo stesso effetto di una boccata d'aria fresca in un giorno afoso. Ora non aveva dubbi di che cosa si trattasse, o meglio di chi. Era Shawn. Shawn la stava chiamando. Aveva pronunciato il suo soprannome debolmente, a fatica, con voce roca e graffiata, ma Camila lo aveva udito perfettamente. Non aveva idea che una sola parola sarebbe riuscita a sconvolgerla così tanto, eppure Camila era al settimo cielo. Shawn le stava parlando, e questo non significava soltanto che sarebbe stata meno sola del previsto, ma anche che il suo ragazzo stava riacquistando le forze. "Mila" era diventato in quel momento sinonimo di speranza.

«Shawn? Shawn, sei tu?» chiese lei avvicinandosi il più possibile alla grata e parlandoci dentro. «Tesoro, ti prego, se sei tu rispondimi» continuò con tono supplichevole. Ma l'unica risposta che ottenne fu un breve mugolio gutturale. Non era molto, ma era pur sempre una risposta.  Per quel che ne sapeva lei, Shawn era ancora in uno stato di semi-incoscienza e - Camila ci sperava tanto - probabilmente la signorina Eselmeister gli aveva somministrato degli antidolorifici che lo avevano stordito. Anche se tutto questo per una persona normale poteva sembrare una tragedia, per Camila invece era un progresso, era qualcosa di cui gioire. Non riusciva a smettere di sorridere al pensiero che anche nelle pessime condizioni in cui si trovava, Shawn non avesse smesso di pensare a lei. 

E fu in quel momento che lo capì. Fu quello il momento in cui, rivivendo ogni istante che avevano trascorso assieme, Camila capì che Shawn la amava, con un amore profondo e radicato, di quelli che spaventano ma sono così necessari. E fu anche il momento in cui capì che provava lo stesso identico sentimento nei confronti del suo ragazzo. 

Saint Jude Institute || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora