Girare per i corridoi in punta di piedi, trattenendo il fiato e muovendosi nell'ombra, era diventata l'attività preferita di Camila. Nelle settimane precedenti era sgattaiolata fuori dalla sua stanza dopo l'orario consentito ogni notte, e quella sera non sarebbe stata diversa dalle altre. Il dormitorio maschile era la parte dell'edificio più distante dagli alloggi dei sorveglianti e di conseguenza era diventato il luogo di ritrovo degli studenti indisciplinati come Camila, nel quale potevano schiamazzare quanto volevano. La ragazza si ricorda ancora come settimane prima aveva tentennato per seguire la sua compagna di stanza, ma ora le era quasi grata. Ogni volta che infrangeva le regole del collegio, Camila veniva attraversata da una scossa di adrenalina che la faceva sentire viva e imbattibile, e il brivido di essere scoperta aggiungeva piacere alle sue scorrettezze.
Ogni sera veniva ospitata in camera di Trevor e passava il suo tempo a scherzare e a bere con lui e il piccolo gruppo di ragazzi. La ragazza non era ancora riuscita a legare con molte persone, ma almeno in quella stanza poteva sempre contare sulla presenza di Lucie e Shawn. Anzi, ne era profondamente grata, così in quel modo non avrebbe dovuto passare il suo tempo con degli sconosciuti e con la sua insopportabile compagna di stanza. La compagnia di Rebekah era sopportabile solo grazie all'atmosfera leggera e piacevole che si creava ogni volta che le voci del gruppetto si mescolavano assieme, generando un mormorio confortante che la faceva sentire finalmente inclusa in qualcosa di molto simile ad un'amicizia.
Quella sera era seduta sul freddo pavimento della camera di Trevor, al fianco della sua amica dagli occhi grandi e dal ragazzo con i capelli ricci. Avevano chiacchierato per tutta la serata e Camila si era lasciata rapire dal fare coinvolgente di Lucie. Questo finché Rebekah non decise di interrompere il divertimento concentrando l'attenzione di tutti sulla nuova ragazza.
«Non pensate che Camila debba superare un rito di iniziazione?» aveva chiesto la rossa al resto dei presenti lanciando uno sguardo di sfida alla diretta interessata. «Da quel che sembra ha intenzione di passare molto tempo con noi ed è giusto che anche lei venga ammessa nel gruppo dopo aver superato una prova».
Dopo la sua osservazione, dal gruppetto si alzò un leggero mormorio derivante dalla discussione che tutti stavano tenendo per decidere sul da farsi. Shawn fu il primo a prendere la parola: «Rebekah non c'è bisogno di proporre certe idiozie. Non siamo una setta segreta, ne tanto meno un gruppo esclusivo. Camila non deve affrontare nessuna prova» disse irritato.
Ma la rossa non aveva intenzione di cedere. «Tutti qui dentro ci siamo passati, non vedo perché lei debba essere trattata diversamente». Rebekah era intenzionata a rendere la vita di Camila il più difficile possibile e quello era il primo passo da fare. Non c'era una motivazione sensata per l'astio che provava nei suoi confronti, eppure non poteva sopportare la presenza di Camila.
«Rebekah non ha tutti i torti... » aggiunse Trevor senza sbilanciarsi troppo.
Camila sapeva che Rebekah non l'avrebbe lasciata in pace finché non avesse ricevuto un po' di soddisfazione, e anche se immaginava che quel "rito" a cui si riferiva sarebbe stata una specie di missione suicida che l'avrebbe messa nei guai, era decisa ad affrontarlo. Si girò verso Shawn con un sorriso riconoscente, per ringraziarlo di aver preso le sue difese. «Se è una cosa che avete dovuto fare tutti, allora ci sto» disse con voce sicura.
Sul volto di Rebekah comparve un ghigno malefico. «Speravo dicessi così, infatti ho già pensato a cosa potresti fare per assicurarti il posto in questo gruppo».
Alla ragazza iniziò a palpitare il cuore un po' più velocemente e notò che sia Shawn che Lucie si irrigidirono sul posto. Anche loro avevano intuito che le intenzioni di Rebekah non erano buone.
«Al piano terra, nell'ufficio del direttore, c'è un cassetto chiuso a chiave. Lì dentro tiene un bel mazzetto di bigliettoni». Un angolo della bocca di Rebekah si piegò a formare una smorfia divertita e irriverente. «Portacelo qui».
«Ma sei fuori di testa? L'ufficio del direttore è difronte alla sua stanza! E' troppo rischioso» obbiettò Shawn, arrabbiato.
«Deve essere rischioso! Altrimenti dov'è il bello?»
«Va bene» intervenne infine Camila, scandendo la frase in modo calmo. «Lo faccio». Dopo le sue parole tutti gli occhi nella stanza si posarono su di lei. Il volto di Rebekah era contorto in una smorfia vittoriosa e crudele, mentre quello di Shawn mostrava quanto fosse sbalordito.
Il ragazzo l'afferrò per il braccio e la trascinò distante dal resto del gruppo per cercare un po' di privacy. «Camila, è una cosa stupida! Non permetterò che ti metta nei casini solo perché vuoi provare di essere parte del gruppo. Nessuno ti ignorerà se decidi di non farlo, soprattutto io! Non cascare nelle provocazioni di Rebekah».
Camila lo guardò riconoscente, ma non era intenzionata ad ascoltare le sue parole. «Senti Shawn, sono consapevole di correre un grosso rischio, ma se non faccio quello che dice Rebekah, non mi lascerà mai in pace. Se la accontento ora, sarà più facile per me evitare i suoi futuri dispetti».
I due si fissarono seri per quelli che sembrarono minuti interminabili, finché il ragazzo si passò una mano tra i ricci spettinati imprecando sottovoce per la frustrazione. «Come vuoi. Ma non lo farai da sola, ok? Ti darò una mano io». Camila avrebbe voluto opporsi, ma alla fine si ritrovò ad annuire, sollevata nel sapere che ci sarebbe stato qualcuno al suo fianco.
La discesa verso l'ufficio del direttore fu lenta e silenziosa. I movimenti dei due amici erano cauti mentre entrambi trattenevano il fiato per la tensione. Nell'oscurità dei corridoi del collegio, Camila si ritrovò ad afferrare la mano di Shawn, troppo concentrata nella missione per accorgersi del suo gesto spontaneo. Gesto che però non passò inosservato agli occhi del ragazzo, che aveva dipinto sul volto un sorriso soddisfatto. I due entrarono in punta di piedi nel grande ufficio del direttore, puntando direttamente alla scrivania posta in mezzo alla stanza. L'unica luce che illuminava lievemente l'ambiente era quella pallida della luna, troppo debole per definire chiaramente i contorni degli oggetti. Inginocchiata davanti alla scrivania, Camila estrasse una molletta dai suoi capelli cercando di capire come sarebbe riuscita a scassinare una serratura. E' vero, la ragazza era rinchiusa in un riformatorio, ma non era di certo una criminale! Non aveva mai fatto cose tanto scorrette come scassinare qualcosa o rubare.
Shawn, dal canto suo, aveva un minimo di esperienza. Aveva visto come la moretta fosse immobile e perplessa, incapace di capire come avrebbe dovuto agire per rubare il mazzetto di soldi. Con un mezzo sorriso stampato sul viso le si avvicinò e le fece cenno di spostarsi. «Una molletta non basta per scassinare una serratura, Mila. Non siamo in un film!» sussurrò lui con tono scherzoso. Dal portapenne afferrò un tagliacarte in metallo dall'aspetto abbastanza robusto. «Con questo dovremmo riuscire a forzare il cassetto e aprirlo» la informò mostrandole l'oggetto. Shawn si mise all'opera e in poco tempo il cassetto fu scardinato dalla sua posizione iniziale, aprendosi per rivelare il bottino.
Camila esultò silenziosamente lanciandosi verso Shawn per abbracciarlo e ringraziarlo. La ragazza non aveva però calcolato che i suoi movimenti sarebbero stati intralciati dagli oggetti attorno a lei. Con una mossa irreversibile, il braccio di Camila entrò in collisione con il portapenne sulla scrivania, che cadde a terra con un tonfo potente che risuonò interrompendo il silenzio. Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi, accordandosi silenziosamente in fretta per la fuga. Ma i loro piedi non riuscirono a portarli molto distanti prima che la voce del direttore tuonasse nei corridoi vuoti della scuola. «Ehy! Torna immediatamente qui!». A Camila saltò un battito del cuore.
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Saint Jude Institute || Shawmila
FanficIl Saint Jude ospita da anni tutti i ragazzi che hanno bisogno di un aiuto. L'istituto è ideale per i giovani che hanno problemi a gestire la rabbia, comportamenti distruttivi e violenti, o guai con la legge. Camila non avrebbe mai creduto che un g...