Erano passate alcune settimane e le cose sembravano andare a rilento. Shawn non era mai stato un ragazzo particolarmente espansivo, ma dopo tutto ciò che era successo, si era rinchiuso ancora di più in sé stesso. C'era solo una persona a cui permetteva di stargli vicino, e si trattava ovviamente di Camila. Shawn non faceva un passo se al suo fianco non aveva la sua ragazza, dalla quale non riusciva proprio a staccarsi. Non interagiva con nessun altro.
Ma c'era una ragione dietro a quel suo attaccamento morboso. Ogni volta che il giovane sentiva la voce vellutata della ragazza, percepiva il calore che irradiava dal suo corpo, o stringeva una delle sue minuscole mani, riusciva ad ignorare tutti i pensieri che gli ingombravano la mente. L'ansia che provava nei momenti di solitudine era talmente opprimente che gli impediva di respirare. In alcune occasioni si era quasi sentito svenire, quando il cuore aveva pompato all'impazzata e la testa gli era girata fino a fargli venire la nausea.
La trasformazione di Shawn lo stava consumando lentamente e le distanze che aveva preso dal resto del mondo non stavano portando a nulla di buono. Seduto affianco alla finestra, guardava la neve di inizio novembre scendere quieta e posarsi silenziosamente al suolo. I dintorni del Saint Jude non erano mai stati rumorosi, ma quando l'inverno si faceva strada e tutto veniva ricoperto di bianco, il paesaggio sembrava ancora più spettrale. Shawn odiava passare i mesi freddi al collegio, ma da ormai due anni si era rassegnato.
Dietro quella maschera di pacatezza però, il ragazzo non riusciva a trovare pace. C'era un solo unico pensiero che continuava a rimbalzargli in testa senza sosta e ne era ormai diventato ossessionato. Shawn voleva andarsene da lì, lo desiderava con tutto sé stesso, ed aveva progettato un piano perfetto per poter realizzare la sua fuga. C'era un unico problema: aveva bisogno di aiuto e non era sicuro che ci sarebbe stato qualcuno disposto a darglielo.
Ricordava ancora la conversazione che aveva avuto con Camila appena prima che la sorvegliante venisse a rilasciarla dalla sua cella. La ragazza era totalmente contraria al tentativo di una nuova fuga, e se Shawn non avesse avuto il suo appoggio allora non sarebbe andato da nessuna parte. Eppure, nonostante quei "ma", il giovane non riusciva a smettere di immaginare come sarebbe potuta essere la sua vita al di fuori di quelle mura.
Era così immerso nei suoi pensieri, che non si era accorto del risveglio di Camila, che lo stava fissando preoccupata da almeno dieci minuti. La moretta non lo aveva mai visto così tanto assorto e risucchiato in vortici di problemi. Era davvero in pensiero per lui e avrebbe fatto di tutto per poterlo aiutare.
Gli si avvicinò lentamente e quando gli circondò le spalle arrivando da dietro, Shawn sussultò. Camila gli posò un bacio leggero sulla guancia e gli accarezzò gentilmente la matassa di ricci disordinati che aveva in testa. «Cosa ti sta passando per la testa?» gli chiese con un sussurro tranquillo, cercando di far incastrare i loro sguardi, ma senza successo.
Lui scosse la testa. «Niente, non sto pensando assolutamente a niente» rispose atono.
Camila si sedette sulle sue ginocchia e gli prese le mani, intersecando le loro dita. «Ti prego Shawn, voglio poterti aiutare. Vederti così mi fa star male e non so come poter risolvere la situazione se non parli con me».
Shawn chiuse gli occhi ed esalò un flebile respiro. «Non voglio che tu soffra per me Mila, ma non credo di poter parlare con nessuno di ciò che la mia mente produce».
La ragazza si accoccolò più vicina al petto del suo ragazzo. «Con me puoi parlare di qualsiasi cosa». Camila sperava che si sarebbe lasciato andare, ma non trovò altro che un muro di silenzio. Sembrava che quella conversazione non fosse mai avvenuta. Il giovane era rimasto immobile, il suo respiro regolare e gli occhi fissi sul candido paesaggio esterno. E quando alla fine Camila si stufò di aspettare, Shawn iniziò a parlare.
«Non voglio dirtelo perché abbiamo già avuto questa conversazione e non è andata bene. L'unica cosa che potrebbe farmi star meglio è la speranza di poter uscire di qui senza lasciare traccia dietro di me, ma sono stato privato anche di questo».
Camila spalancò gli occhi, realizzando a cosa si stesse riferendo il suo ragazzo. «Vuoi provare a scappare di nuovo, non è così?» domandò sussurrando, per paura di essere sentita da qualcuno.
Per la prima volta in quella mattina Shawn la guardò dritta negli occhi e le sue iridi chiare celavano una determinazione che Camila non gli aveva mai visto possedere. «Lo so che è un'idea folle e che se dovessi essere ribeccato probabilmente non uscirei vivo da questo posto, ma io ci devo provare Mila. Non ce la faccio più a stare qui dentro, ad essere trattato come un animale destinato al macello. Sono determinato ad uscire di qui entro la fine del mese, e a questo punto non mi interessa se da vivo o da morto, perché francamente non mi è rimasto molto per voler continuare a vivere».
La ragazza si sentì stringere lo stomaco. «Shawn...». Non sapeva che dire o come reagire a quell'ultimatum che nascondeva una minaccia ben poco velata. L'unica cosa di cui era certa era che in ogni caso avrebbe perso l'unica persona che lei avesse mai amato.
Shawn la baciò sulle labbra con trasporto, facendo sfiorare i loro nasi e solleticandole le guance con le ciglia. Era un bacio lento, supplicante, esasperato. Un ultimo grido d'aiuto. «Ti prego Mila, voglio avere l'occasione di poter vivere veramente» bisbigliò al suo orecchio con profonda tristezza.
Camila lo abbracciò con una stretta esageratamente forte e annuì nascondendo la testa nell'incavo del suo collo. «Dimmi cosa dobbiamo fare».
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Saint Jude Institute || Shawmila
أدب الهواةIl Saint Jude ospita da anni tutti i ragazzi che hanno bisogno di un aiuto. L'istituto è ideale per i giovani che hanno problemi a gestire la rabbia, comportamenti distruttivi e violenti, o guai con la legge. Camila non avrebbe mai creduto che un g...