Camila era seduta sul suo letto in silenzio, con le ginocchia strette al petto e lo sguardo che vagava per la stanza. A quanto pareva era troppo codarda per porre la domanda che continuava a rimbalzarle in mente da quando Lucie l'aveva aiutata. E anche in quel momento, quando la bionda era difronte a lei appoggiata al letto di Rebekah, non riusciva a far uscire le parole di bocca.
Fu Lucie la prima a parlare. «So cosa stai pensando e non ti biasimo, ma prometto che non ho cattive intenzioni».
Camila la guardò con circospezione. «Non sto pensando a niente...» disse quasi balbettando.
La bionda alzò le sopracciglia e assottigliò gli occhi, assumendo la tipica espressione di chi non crede a una parola di ciò che ha sentito. Camila si arrese. «Ok, ok. Lo ammetto. Non mi fido di te come non mi fido di nessun altro qui dentro, quindi ora dimmi: perché sei qui? Ho apprezzato l'aiuto di prima, ma ora posso cavarmela da sola». La ragazza aveva parlato con un tono abbastanza irriverente per il quale si auto-rimproverò in silenzio. Non aveva bisogno di peggiorare la sua situazione inimicandosi coloro che - probabilmente - cercavano di darle una mano.
Lucie aveva dipinto in volto un'espressione colpevole e si lasciò sprofondare sul letto di Rebekah. «Mi rendo conto che non mi sono comportata correttamente nei tuoi confronti. A dire la verità nessuno lo ha fatto, e per questo mi dispiace. Non ti è stata data nemmeno l'opportunità di spiegarti e tutti ci siamo allontanati da te. Ma se un ragazzo come Shawn è disposto a rischiare tutto pur di restare al tuo fianco e prova a scappare con te, allora vuol dire che il nostro giudizio non era così corretto».
«Cosa ti fa pensare che invece quello di Shawn lo sia?» chiese Camila acidamente.
«Quel ragazzo ne ha passate tante, ma nulla ha mai intaccato il suo modo di vedere il mondo attorno a sé. Shawn è una persona talmente sensibile ed empatica che è praticamente impossibile diffidare di ciò che dice».
«Quindi ora sei qui con me per fare le sue veci? Credi che abbia bisogno di essere controllata come una bambina?». Camila insisteva a restare sulla difensiva, incapace di fidarsi di chiunque le parlasse.
«No, non voglio assolutamente fare nulla di tutto questo. Sono qui per scusarmi e cercare di rimediare. Senti, Camila, un lupo solitario non ha mai vita lunga, figuriamoci un agnellino smarrito. In un luogo come il Saint Jude si ha bisogno di qualcuno su cui contare, o si rischia di perdere la testa! Non merito la tua fiducia dopo quello che tutti noi ti abbiamo fatto passare, ma sono comunque qui per dirti che se mai avessi bisogno di una mano, io sono disposta a dartela». Lucie le sorrise timidamente e i suoi grandi occhi celesti apparirono limpidi e sinceri. Si alzò dal letto e lasciò a Camila un po' di tempo da sola per ripensare alla loro conversazione.
La moretta era combattuta. Una parte di lei, quella a cui aveva sempre dato retta, le diceva di non fidarsi di nessuno e di proseguire il suo percorso come aveva sempre fatto: da sola e a testa alta. Ma l'altra parte, quella che aveva fatto emergere solo nell'ultimo periodo della sua vita, continuava a ricordarle che la solitudine non l'avrebbe portata da nessuna parte. Le era bastato aprire il suo cuore a Shawn per rendersi conto di quanto il suo esilio personale facesse schifo. Poter contare su qualcun'altro era un privilegio di cui si era privata fin troppo a lungo, e ora più che mai sapeva che non sarebbe stata in grado di arrivare fino in fondo se avesse fatto affidamento solo su di sé.
Lucie si era mostrata gentile ed affettuosa subito dopo che Camila era arrivata al collegio e, a differenza di molte altre persone lì dentro, non le aveva mai messo i bastoni tra le ruote. La bionda tutta pepe aveva semplicemente smesso di rivolgerle la parola, limitandosi a guardarla con diffidenza.
Quindi cosa avrebbe dovuto fare ora? Avrebbe dovuto permettere di abbassare le difese con lei, oppure proseguire per la sua strada e aspettare che Shawn venisse liberato? Ma quanto tempo sarebbe dovuto passare? Camila era sconfortata e abbattuta. Il suo morale era a terra. Alla fine si arrese all'idea e prima che Lucie potesse arrivare ala fine del corridoio la richiamò, facendo echeggiare la sua voce tra le vecchie pareti. «Ci vediamo domani mattina in mensa!»
***
Quella notte Camila aveva riposato come non era riuscita a fare da tempo. Era convinta che avrebbe faticato per addormentarsi, sicura di essere tormentata dal pensiero fisso del suo ragazzo ancora rinchiuso nei sotterranei, invece non appena aveva appoggiato la testa sul cuscino, le sue palpebre si erano fatte pesanti e il sonno l'aveva inghiottita. Non si era nemmeno accorta della presenza della sua compagna di stanza che, al suo risveglio, la stava fissando con occhi curiosi. Rebekah era intrigata dalla presenza di Camila. L'aveva guardata con un misto di ammirazione e fastidio, per poi scrollare le spalle ed ignorarla. Non era il migliore dei benvenuti che potesse ricevere, ma almeno sembrava che la rossa non fosse intenzionata ad infastidirla.
Camila entrò in mensa e si sedette al solito posto per consumare la sua colazione. Pochi momenti più tardi venne affiancata dalla spumeggiante biondina con cui aveva parlato il giorno precedente, che le rivolse un sorriso caloroso.
«Allora, pronta per affrontare una nuova giornata?» squittì Lucie allegramente.
Camila si massaggiò le tempie non essendo più abituata a tanta vivacità e fece un cenno incerto. Poi riportò la sua attenzione sulla sua colazione che come sempre non era affatto invitante. La ragazza però era estremamente affamata e non esitò prima di cominciare ad ingozzarsi. Lucie l'afferrò per il braccio interrompendo i suoi movimenti frettolosi.
«Non ricordi cosa ti ho spiegato? Piccole porzioni mangiate con calma, così non stai male». Poi si guardò attorno e passò a Camila una merendina ipercalorica. «Senti, questa l'ho fatta arrivare da fuori e mi è costata una fortuna, quindi non farti beccare mentre la mangi».
Camila afferrò il dolcetto e lo intascò velocemente. «Perché me lo stai dando?» chiese con diffidenza. Magari era scaduto o, peggio ancora, avvelenato.
«Ha molte calorie e a te ne servono parecchie, inoltre è così piccolo che il tuo stomaco non se ne accorgerà nemmeno. Ora fallo sparire dalla mia vista prima che mi penta di avertelo regalato e te lo strappi dalle mani. I dolci sono la mia debolezza!». L'ultimo commento di Lucie fece ridere spontaneamente la sua compagna, che nel frattempo aveva scartato la merendina e aveva iniziato a mangiucchiarla. Camila non mangiava qualcosa di così buono da quando la sorvegliante le aveva portato un po' di cioccolato durante l'inizio del suo isolamento, e ora le sue papille gustative stavano facendo i salti di gioia.
«Mi sono persa molto durante la mia assenza?» chiese tra un boccone e l'altro.
La biondina si morse il labbro inferiore e alzò le sopracciglia. «Puoi dirlo forte!». Camila la guardò per incitarla a proseguire con il racconto, ma Lucie aveva ripreso a spiluccare dal suo piatto, non prestandole molta attenzione.
«Quindi? Cos'è successo? Non hai intenzione di dirmelo?»
Le labbra della giovane si piegarono in un ghigno divertito che arrivò fino agli occhi cerulei. «Mi piace creare un po' di suspance».
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Saint Jude Institute || Shawmila
FanficIl Saint Jude ospita da anni tutti i ragazzi che hanno bisogno di un aiuto. L'istituto è ideale per i giovani che hanno problemi a gestire la rabbia, comportamenti distruttivi e violenti, o guai con la legge. Camila non avrebbe mai creduto che un g...