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Non stava sognando e non stava nemmeno avendo un'allucinazione. Shawn era davvero lì difronte a lei. Con una velocità che non sapeva di possedere, Camila si alzò di scatto e gli corse in contro, allacciò le braccia dietro al suo collo e gli riempì il viso di baci. Il cuore le palpitava all'impazzata e l'emozione era così tanta che non sapeva come avrebbe dovuto reagire. Voleva abbracciarlo e baciarlo fino a diventare un'unica persona, ma sentiva anche l'impellente bisogno di piangere per il sollievo.

Shawn la strinse a sé debolmente, posandole qualche bacio sulle tempie, senza dire una parola. Rimasero immobili in quella posizione, nella penombra del corridoio, assorbendo uno il calore dell'altra finché il vociare della mensa si fece più vicino. Camila avrebbe voluto poter stare tra le braccia del suo ragazzo per sempre, ma non voleva che qualcun altro infrangesse quella bolla di serenità che era riuscita a creare dopo quasi due mesi di distanza da Shawn. Così, a malincuore, si allontanò giusto il necessario per guardare il giovane negli occhi, posargli un bacio casto sulle labbra e afferrargli la mano per dirigerlo al piano superiore.

Arrivati nella sua stanza, la realtà dei fatti investì in pieno Camila. Quello che aveva difronte non sembrava affatto Shawn. Il ragazzo muscoloso che ricordava era sparito da parecchio tempo ed ora Shawn assomigliava molto di più ad uno scheletro che ad un essere umano. I capelli gli ricadevano sulla fronte in lunghi ricci disordinati e le guance erano ricoperte da un leggero strato di barba ispida. Il colorito pallido del viso era accentuato dalle spesse occhiaie scure che contornavano i suoi occhi, i quali avevano perso ogni traccia di vitalità. 

Immersi nella tranquillità di quella camera, entrambi si presero il tempo di metabolizzare tutto ciò che era successo loro. Il peso dei fatti che avevano vissuto li aveva schiacciati, privandoli prematuramente dell'ingenuità che degli adolescenti dovrebbero avere. Entrambi vedevano riflessi nelle iridi dell'altro le sofferenze che avevano dovuto sopportare e il dolore che non sarebbero mai riusciti a scrollarsi di dosso. Era difficile accettare ciò che era successo e sicuramente era impossibile rassegnarsi all'idea che non sarebbero mai stati in grado di dimenticare. Certe esperienze rimangono impresse nell'animo e il loro peso non si può alleggerire. 

Questa consapevolezza fu il punto di rottura di Shawn. Si sentiva sconfitto, deriso... violato. Non solo era stato privato della libertà, ma anche della forza di poter combattere per riaverla. Quell'istituto e colui che lo dirigeva lo avevano deumanizzato e Shawn aveva perso sé stesso. Il labbro gli tremò, il respiro diventò più affannoso e, dopo chissà quanti anni, i suoi occhi si inumidirono e la diga di lacrime si ruppe. Torreggiando su Camila, con il busto irrigidito e le spalle ricurve, le mostrò il suo lato più vulnerabile.

Camila sentì il proprio cuore spezzarsi in miliardi di schegge dolorose. Non esitò nemmeno un istante prima di avvolgere il ragazzo tra le sue braccia, attirarlo a lei e permettergli di incastrare il viso nell'incavo del suo collo, lasciare che quelle lacrime amare le inzuppassero la felpa. Avrebbe voluto confortarlo, sussurrargli parole dolci e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma sapeva che sarebbero state tutte menzogne. Camila non poteva promettergli che le cose sarebbero cambiate, che il peggio era passato o che avrebbero potuto vivere una vita felice. Erano stati dimenticati da tutti e nessuno sarebbe arrivato a salvarli. Così si limitò ad assorbire quel dolore con il suo tocco, accarezzandogli lentamente i lunghi capelli ondulati e posando qualche bacio sulle tempie.

Passate un paio di ore, i due erano ancora rifugiati all'interno della stanza di Shawn, rannicchiati sul letto in un silenzio infrangibile. Il giovane si era calmato, ma il suo umore non era migliorato. Nessuno dei due osava dire una parola, forse perché in realtà non c'era nulla da dire. 

Camila si fece coraggio e con un sussurro provò a parlare: «Che ne dici di fare una lunga doccia calda, senza fretta, mentre io racimolo qualcosa da sgranocchiare?»

Shawn scosse la testa con veemenza, stringendosi ancora più vicino alla sua ragazza. «Non voglio stare da solo». La sua voce era rauca e spaventata, e risuonò nello stesso modo di quella di un bimbo indifeso. 

Camila ingoiò il nodo che le si era formato in gola. Lasciò che il silenzio ricalasse su di loro, ma sapeva che non sarebbero potuti restare in quella posizione ancora a lungo. Nel giro di un'ora ognuno sarebbe dovuto rientrare nella propria stanza e ancora una volta i due innamorati avrebbero dovuto separarsi per la notte. A malincuore Camila si vide costretta a forzare Shawn giù dal letto. Afferrandogli saldamente la mano, lo trascinò fino alle docce e lo spogliò lentamente. 

Se doveva essere sincera, Camila aveva immaginato di vedere Shawn senza vestiti in un contesto completamente diverso, ma vista la situazione non c'era tempo per perdersi in certi pensieri. Quello su cui invece si concentrò furono le cicatrici che spiccavano sulla schiena del giovane: alcune bianche e vecchie, altre rossastre e molto più recenti. Erano tantissime e deturpavano quel dorso facendolo assomigliare ad una statua scheggiata. Quei marchi non erano l'unica fonte di orrore e preoccupazione della moretta, infatti Camila doveva fare i conti anche con la malnutrizione che aveva letteralmente prosciugato Shawn. Senza maglia il suo ragazzo risultava ancora più magro e fragile di ciò che aveva immaginato.

Lo sguardo di Camila ruppe lo stato di  trans di Shawn. Con un leggero imbarazzo le chiese di aspettarlo fuori dal bagno, così finì di spogliarsi e lavarsi. Il tepore dell'acqua aveva quasi perso la sua familiarità e il ragazzo non riusciva a ricordare quanto tempo fosse passato dall'ultima doccia che gli era stata concessa. Il profumo del sapone neutro che il collegio forniva era in qualche modo rinvigorente, e una volta che Shawn finì di indossare i panni puliti, ebbe la sensazione di aver riacquistato un briciolo di dignità. 

Appena fuori dalle docce, trovò una Camila in ansia che si stava mangiucchiando le unghie. «Tutto apposto?» gli chiese afferrandogli inconsciamente la mano, ricevendo un cenno affermativo da parte di Shawn. 

«Resteresti con me questa notte?» chiese lui esitando e sviando lo sguardo. Normalmente una domanda del genere avrebbe implicato qualcos'altro, ma Camila sapeva benissimo che l'unica cosa che avrebbero fatto sarebbe stato dormire. Le luci dei corridoi erano già state spente e l'ora del coprifuoco era passata da molto. Dato che nessuno si era ancora lamentato della sua infrazione, Camila pensò che avrebbe potuto rischiare. Per Shawn avrebbe fatto questo ed altro. «Va bene».

La branda su cui giacevano non era stata ideata per ospitare due persone, ma entrambi erano molto esili e i loro corpi erano praticamente fusi in uno visto la stretta che si stavano scambiando. Così, tra il comfort di un letto caldo e di qualche coperta pesante, aggiunto alla presenza della persona che amavano, i due giovani si addormentarono in men che non si dica. Dopo settimane di notti insonni, riuscirono finalmente a riposare con una lunga dormita priva di incubi e preoccupazioni, e anche se era difficile crederlo, il loro cuore era un po' più leggero.


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Ciao a tutti! Lo so che sto trascurando un po' la storia, ma non riesco a liberarmi di questo blocco che mi porto dietro da qualche capitolo. Spero di riuscire a lavorare un po' di più su questa storia e portarla a termine il prima possibile, ma mi auguro che riusciate a portare pazienza ancora per un po'. Sono mortificata! 

Dato che sarà aggiornata molto saltuariamente, vi farebbe piacere se nel frattempo pubblicassi qualcos'altro? Oppure preferireste leggere un nuovo racconto più avanti? Fatemelo sapere nei commenti :)

Gina xo

Saint Jude Institute || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora