Finnik Odair

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-Papà per il mio diciassettesimo compleanno vorrei una notte con Finnik Odair.- faccio uscire queste parole senza pensare, conscia del fatto che non mi stia ascoltando e che annuirà senza aver capito ciò che gli ho detto. Non lo desidero davvero, vorrei solo avere la sua attenzione per qualche secondo.

-Certo tesoro.- dice in automatico per poi tornare alla sua conversazione telefonica con una delle sue amanti.

Sospiro profondamente e torno in camera mia. So che la vita nei distretti, sopratutto in quelli più poveri, è un vero inferno, ma Capitol City è come una prigione. Apparentemente è tutto perfetto, ma la realtà è che siamo una società che si basa sullo schiavismo e sull'ignoranza. I pochi libri reperibili parlano di estetica, cucina, tecnologia o giardinaggio.

Mio padre fa parte di quella parte della popolazione che si occupa dell'organizzazione degli Hunger Games: possiede un'agenzia di senza-voce che spesso vengono affittati per servire i tributi. E' più ricco della maggior parte di Capitol, molto influente, rispettato e odiato dalle minoranze che sostengono l'equità delle persone.

Per prevenire lamentele da parte mia per la continua assenza dei miei genitori sono riempita di regali lussuosi, inviti a feste scatenate e gala importanti per introdurmi alla società. So di essere viziata, ma l'unica cosa che vorrei è creare un rapporto con loro.

Domani compio 17 anni. Uno schifo. Le mia amiche stanno con me solo per l' influenza di mio padre e i pochi ragazzi che mi sono mai interessati si sono rivelati degli stronzi. Non organizzerò nessuna festa, né uscirò. Penso invece che rimarrò in camera da sola ad ubriacarmi.


[...]


-Tesoro ho fatto in modo che Finnik venga stasera. Io e tua madre saremo fuori tutta la notte quindi potrete darci dentro tranquillamente.- gira la pagina del giornale che sta leggendo, lasciandomi a bocca aperta.

Gli importa davvero così poco della mia innocenza? Da quanto dicono le mie compagne, loro padre si oppone sempre alle loro uscite con dei ragazzi, evidentemente non è il mio caso. Deglutisco e caccio indietro le lacrime.

-Ok.- è la sola cosa che riesco a dire. Mi si è chiuso lo stomaco e il budino ai mirtilli all'improvviso non sembra più così appetitoso.

Quando la luce inizia a diminuire mi faccio una doccia e infilo un vestito carino. Non voglio fare assolutamente niente con Finnik per quanto possa essere attraente.

Aprono la porta della camera. E' lui. Un senso di profondo panico mi assale appena lo vedo. E' bello, terribilmente bello, cosa che non fa che mettermi ancora più in difficoltà. In faccia ha un'espressione strana, quasi sorpresa appena mi vede, ma dura così poco che penso di essermela immaginata.

-Buonasera- viene verso di me e prende una delle mie mani. Senza mai staccare lo sguardo dal mio si china a lasciare un bacio impalpabile sul dorso di questa. Ha degli occhi bellissimi.

-Ciao- riesco a dire infine. Non sono mai stata in una casa da sola con un ragazzo così bello e l'ansia sale ancora di più. Lui sembra perfettamente a suo agio, cosa che mi innervosisce alquanto. Si accomoda sul letto accanto a me e mi lascia sul collo un veloce bacio che mi scatena brividi lungo tutta la schiena. Mi alzo in piedi per mettere più spazio possibile tra il mio corpo ed il suo. Non ho intenzione di andare a letto con qualcuno che è stato pagato per farlo, soprattutto se è stato costretto.

-Vuoi qualcosa da bere?- non so come ma la voce è ferma. I suoi occhi schizzano al mio viso e deve aver capito che è una situazione strana per me, dato che abbandona l'aria da principino disinvolto per un'espressione più neutra. Sembra una persona più normale da serio, anche se la bocca ferma in una linea dritta non fa altro che aumentare il suo fascino da ragazzo tormentato e misterioso.

-Sì grazie. Posso chiedere perché sono qui se non vuoi fare sesso?- okay, non mi aspettavo una domanda così diretta. Ora sono davvero imbarazzata, specie con il suo sguardo che ispeziona attentamente il mio corpo. Lo sapevo che dovevo mettere qualcosa di più coprente.

-Volevo scatenare una qualsiasi reazione da parte dei miei genitori, ma la sola cosa che ho ottenuto è stato un distrattissimo consenso ad accettare la mia richiesta. Non pensavo che avrebbero accettato, non chiederei mai di pagare una persona per stare con me.- gli porgo un bicchiere d'acqua con ghiaccio.

Sembra sollevato, annuisce soprappensiero e beve un sorso dal bicchiere. Da un vincitore degli Hunger Games del distretto 4 ci si aspetterebbero mani costellate di cicatrici, ma le sue sono perfette, la pelle è levigata e priva di qualsiasi segno.

-Dopo che ho vinto le hanno eliminate da tutto il corpo; penso che a nessuno piaccia andare a letto con qualcuno pieno di cicatrici.- alza una mano per farmela vedere, così mi avvicino e la prendo tra le mie. E' caldissima. Là dove ci dovrebbero essere i calli di chi lavorava per vivere trovo solo pelle morbida e sensibile.

-Quanti anni hai?- gli chiedo infine, tornando a guardarlo in faccia. Fa un mezzo sorriso che gli fa spuntare una fossetta sulla guancia sinistra, e se fossi stata in piedi sarei svenuta seduta stante.

-20.- sospira e si irrigidisce appena, ma lascia la mano tra le mie.

-E da quanto tempo... lo fai?- per la prima volta nella serata distoglie lo sguardo e lo rivolge al panorama che si vede dalla finestra.

-Tre anni. Senti -scuote leggermente la testa- davvero hai voglia di parlare di questo?- avvampo immediatamente.

-Solo un'altra domanda. Non hanno paura a stare sole con te?- è pur sempre un vincitore dei Giochi, quindi ha ucciso delle persone. So che si trattava di sopravvivenza, ma di fatto è un assassino. Uno dei più temibili di Panem aggiungerei.

-Tu hai paura adesso?- si sporge leggermente verso di me, incatenando gli occhi nei miei.

-Non c'è niente di pericoloso in questa stanza a parte te.- una risposta che non è una risposta. Imito i suo gesto e mi avvicino anche io.

-Rispondi alla domanda.- inarca le sopracciglia.

-Dovrei averne?- le inarco a mia volta.

-Forse un po'- circondandomi i fianchi con un braccio mi sposta più vicino a lui. Sento il suo corpo bollente e statuario sotto la leggera camicia di seta da cui è avvolto

-Vuoi uccidermi?- sussurro senza fiato per la vicinanza.

-Per il momento no.- fa un sorrisetto provocatorio e mi accarezza una guancia con un dito. Una mano risale una gamba dal ginocchio a sotto il vestito. Sussulto, e lo respingo di nuovo.

-Ti ho già detto che va bene così. Puoi anche andartene.- Finnik mi fa sdraiare e, rimanendo accanto a me, mi bacia di nuovo il collo, facendomi sospirare rumorosamente.

-No, non penso che lo farò. Sei la prima che mi tratta come se fossi una persona vera. E poi quando lo voglio anche io è molto diverso.- continua la sua tortura mentre mille interrogativi mi affollano la mente. Cosa significa? Cosa vuole fare? E' per i soldi?

-Finnik.- lo chiamo per nome per la prima volta. Si ferma immediatamente -Non posso.

-Perché no?- mi rimetto seduta e lo guardo dispiaciuta. Armeggio con un lembo della gonna del vestito perché è davvero umiliante doverne parlare con uno pseudo-sconosciuto.

-Io... ehm... sono in quel periodo del mese...- ride di gusto e mi trascina di nuovo giù, sopra di lui.

I nostri corpi sono completamente attaccati e posso sentire perfettamente i suoi addominali scolpiti contro il ventre. Con una mano traccia dei piccoli cerchi sulla mia spalla, lasciata scoperta dalle spalline sottili del vestito.

-Posso comunque rimanere?- chiede con un sorriso letale, con tanto di fossetta. Annuisco e mi abbasso per posare delicatamente le labbra sulle sue. Sono morbide e calde, come tutto il resto di lui. Per un attimo si irrigidisce e temo che mi rifiuterà, ma si rilassa subito e approfondisce il bacio.

Passiamo così la notte, tra baci e chiacchiere, raccontandoci a vicenda aneddoti del nostro passato, a parlare di qualsiasi cosa. La mattina dopo il mio cuore apparteneva incondizionatamente a Finnik.

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