CAPITOLO 8

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"Dai mettiamoci a lavoro anche noi"...

Lili
Lo seguo verso l'enorme zaino appoggiato contro il tronco di un albero.

Tira fuori l'occorrente per quella che sarà la nostra umile dimora per qualche notte.

"Dai vieni aiutami" mi incita trascinando il tutto verso un posto in cui poterla montare.

"Prendi quel pezzo lì e tiralo verso di te mentre trattieni col piede quel pezzo là" lo guardo con la bocca aperta, ma per non far la figura della stupida prendo una parte a caso tirandola verso di me.
Lui però, preso alla sprovvista mi cade addosso.

"Ma che cazzo tiri qui! Devi tirare quello lì" esasperato si tiene sugli avambracci in modo da non schiacciare il mio corpo che si trova sotto il suo.

Io invece sento solo il panico dentro di me, non sento quello che dice, vedo le sue labbra aprirsi e chiudersi ma nessun suono arriva alle mie orecchie.

Gli do una ginocchiata in mezzo alle gambe facendolo gemere dal dolore e rannicchiarsi accanto a me.

Io però non sento nulla, non provo nulla. L'unica cosa che so è che devo stare il più lontano possibile da lui, ed è proprio quello che faccio mettendomi a correre, non mi importa se mi perderò. Voglio solo rimanere sola con me stessa, come ho sempre fatto.

Aumento il passo e lo sento urlarmi di fermarmi mentre mi inoltro in una parte più buia, gli alberi sono sempre più fitti ed andando veloce ci sbatto contro o inciampo, ma ogni volta mi rialzo.

Poi mi blocco di scatto, quando sento le loro risate.

Mi guardo intorno ma non c'è nessuno, le loro voci però si avvicinano, le sento sempre più vicine.

"Lasciatemi in pace!" urlo con tutta la voce che ho in corpo, poi le gambe cedono, mi ritrovo a terra con le mani a coprirmi le orecchie. Ma le voci no, quelle non cessano.

Sento le loro parole, tutto quello che mi hanno detto in quella fatidica notte.

"Lasciatemi, lasciatemi!" urlo a più non posso, appena sento qualcuno prendermi per le spalle.

"Vi prego, no!" prego stringendo gli occhi, non volendo più guardare.

"Lili sono io" una voce suave arriva alle mie orecchie, spalanco gli occhi ritrovandomi davanti l'unica persona che ormai posso definire come famiglia.

Le salto addosso scoppiando a piangere, mentre lei mi stringe forte.

"Va tutto bene, ci sono ora io qui" sussurra tra i miei capelli mentre mi accarezza affettuosamente la schiena, cercando di calmarmi.

Dopo qualche minuto, con l'aiuto di Kj mi tirano su ritornando indietro verso l'accampamento.

Una volta arrivati continuo a tenere lo sguardo basso sulle mie converse, vergognandomi come una ladra per quello che ho fatto a Cole. Non se lo meritava, lui non ha fatto niente.

Durante il breve percorso nessuno ha spiccato parola, ogni tanto i due si scambiavano qualche sguardo furtivo come per domandarsi cosa fosse successo. 

"Dove cazzo sei andata? Ho cercato di seguirti, ma..." Cole si avventa su di me, ma non riesce a concludere la frase perché Cami si lancia letteralmente su di lui spingendolo sul petto e facendolo indietreggiare.

La guarda confuso come se fosse un'extraterrestre.

"Che cazzo le hai fatto, brutto idiota rincoglionito che non sei altro?"

"Io? Cosa ho fatto io? Ma se lei ha cercato di castrarmi! E credimi, per poco ci riusciva"

Mantengo la testa bassa sentendo le loro urla mentre Kj continua a dire di calmarci tutti.

Aokigahara (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora