Alla piccola Diana Izabelle Bennett, le mattine d'estate affascinavano in una maniera tale da indurla a pensare che racchiudessero l'essenza per una vita perfetta.
A Diana piaceva immaginare le cose dal punto di vista di chi vive d'amore e di sogni, desiderava un'esistenza felice e colma di gioia, un futuro roseo e profumato tanto quanto lo erano gli alberi di betulla quel giorno, capace di scacciare via le sue opprimenti sofferenze nonostante fosse solo una bambina di 10 anni che aveva ancora fin troppe cose da scoprire, e questa consapevolezza le faceva provare un'eccitazione paragonabile a quella di quando si vince alla lotteria la somma di denaro sperata.
Trasferirsi da una zona di città di S.Francisco ad una di campagna del Canada, fu un duro colpo per lei, ma pensò che sarebbe riuscita ad ambientarsi bene, d'altronde la natura le era sempre piaciuta e le zone urbanizzate non le adorava particolarmente.
Infatti, preferiva godersi il dolce suono del silenzio e la fresca brezza che solo la campagna sa offrire, piuttosto che il trambusto della città: nonostante nel '70 non ci fossero ancora chissà quante automobili a rumoreggiare per le strade, proprio nel modo in cui noi conosciamo il mondo oggi, Diana pensava che le voci della gente fossero considerabili oggettivamente frastuonanti, soprattutto quando non avevano nulla di interessante o intelligente da dire.
Ciò che più turbava la bambina, era il suo impedimento nell'immaginare chi è che ci sarebbe stato ad accoglierla in quella che avrebbe dovuto abituarsi a chiamare ' casa' una volta che uno dei due ragazzi che lavorava alla fattoria, l'avesse accompagnata
<<Isola di Vancouver, che spettacolo >>
A dire la verità, nel momento in cui mise piede fuori dal vagone dove risiedeva ondeggiando i suoi lunghi capelli biondo scuro, come se fossero l'unica cosa da cui avrebbe potuto trarre un vanto, si aspettava di essere accolta dalla zia a cui era stata data in affidamento, poiché fu l'unica ad offrirsi di tenerla con sé per salvaguardare il suo futuro e fornirle una buona educazione, in modo tale che non fosse costretta a venire chiusa in orfanotrofio
<<Tu sei Diana Izabelle Bennett?>>
Adam Jones lavorava per la signora Morin da quando avvenne la tragica morte di suo marito e così la donna era vedova e senza figli.
Costui aveva lasciato la vita terrena dopo soli pochi mesi dal matrimonio, quando ancora non era in programma procreare piccole creature che se solo ci fossero state, avrebbero preservato qualcosa alla povera Laurencia che provasse che suo marito era esistito per davvero e che le permettesse di consolarsi nel fatto che le aveva dato ciò che di più bello potesse ricevere in dono, prima che se ne andasse.
Infatti, non aveva nulla che si riconducesse a lui e che le permettesse di fargli gloria in modo dignitoso, se non ricordi di loro due assieme ormai sbiaditi col tempo
<<Sì, ma presuppongo che lei non sia Laurencia. Mi hanno detto che è una donna alta e dai lineamenti spigolosi, non hanno accennato altro per aiutarmi a riconoscerla, quindi credo che il suo viso sia davvero molto spigoloso, altrimenti l'avrebbero descritta in modo diverso. Sono stati molto sintetici, ma mi ha fatto piacere perché in treno ho trovato distrazione nell'immaginarla e continuerò a farlo fin quando non la vedrò. Mi è stato riferito che è una vedova, quindi non deve avere un'aria molto contenta, ma io saprò darle la compagnia necessaria a non impazzire a causa della solitudine. Anche se, secondo me, l'immagine della donna che si abbandona ad uno abisso di disperazione, dopo innumerevoli anni dopo la morte del marito, è un po' uno stereotipo che dovrebbe essere abbattuto. Lei non crede si possa continuare a vivere bene, dopo aver metabolizzato il lutto? >>
A Diana, dal canto suo, non piaceva molto parlare: secondo lei le parole non andavano mai sprecate per chi non era degno di udire i suoi lunghi monologhi, infatti preferiva preservare ciò che aveva da dire agli alberi, al vento, ai fiori e al mare perché era sicura che loro l'avrebbero ascoltata.
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Una vita di sogni - Illusioni di una (im)perfetta esistenza
General FictionDiana Izabelle Bennett ha solo 10 anni quando, a seguito di un tragico incidente col fuoco, rimasta orfana, è costretta a trasferirsi da S. Francisco a Vancouver, in una piccola zona di campagna, ospitata da una lontana zia vedova di cui, fino a que...