Capitolo XX: Ti presento i miei

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Capitolo XX: Ti presento i miei (*)

“È il tuo Aaron?”, domandò Lucy dal bagno degli ospiti, dove si stava truccando.

“Sì mamma, è lui”, confermò Aileen. Decise di uscire sul pianerottolo, in modo da accoglierlo senza la presenza dei genitori. Dall’ascensore provenne il dling! che segnalava l’arrivo della cabina, la porta scorrevole scivolò di lato e Hotchner pose piede sul pianerottolo. La vide subito e le rivolse il suo sorriso speciale, colmo di sentimento, che gli illuminava anche gli occhi. Portava qualcosa in braccio e, abbassando lo sguardo, Aileen capì il motivo per cui lui quel giorno le aveva chiesto quale fosse il colore preferito di sua madre; reggeva infatti un grande mazzo di fiori nelle più svariate tonalità di azzurro: fiordalisi, miosotidi, lobelie, gerbere e ortensie. L’ansia di Aileen si attenuò: Lucy adorava i fiori, e con quell’omaggio galante, Hotchner ne avrebbe sicuramente conquistato la simpatia.

In pochi passi, l’agente dell’FBI la raggiunse.

“Che bella idea”, gli disse lei, accennando ai fiori. Gliene aveva regalati anche a lei, da quando stavano assieme: rose, gigli, orchidee, ma soprattutto calle, i fiori da lei prediletti.

“Una volta hai detto che tua madre ama i fiori, così ho pensato di farle cosa gradita regalandole un mazzo del suo colore preferito”, spiegò Hotchner, senza che ce ne fosse bisogno. Aileen scosse la testa, alquanto commossa e vagamente incredula:

“Ma ricordi tutto quello che ti dico?”, domandò. Lui si strinse nelle spalle:

“Ci provo…”

Per tutto ringraziamento, lei si sporse in avanti e gli sfiorò le labbra con un rapido bacio, poi si scostò e spinse la porta:

“Andiamo”, lo esortò. Entrarono, Hotchner subito dietro Aileen; in quella giunse Lucy, splendida con gli occhiali-gioiello firmati che le aveva regalato la figlia, ben truccata ed abbigliata con un vestito a tunica color blu oltremare. Dalla cura con cui si era preparata, Aileen sospettò che, se non fosse stato Hotchner a proporre quell’incontro, lo avrebbe fatto Lucy, il che spiegava perché si fosse premurata di portare un abito così elegante per rendere visita – peraltro imprevista – alla figlia. La sua ansia si alleviò di un altro po’.

“E così questo è il famoso agente dell’FBI che ha fatto girare la testa a mia figlia!”, lo accolse Lucy con la sua consueta esuberanza, sfoderando un sorriso abbagliante che Hotchner riconobbe come identico a quello di Aileen. Le prese la mano che gli stava porgendo e fece una lieve riverenza con la testa ed il busto:

“Aaron Hotchner, felice d’incontrarla, professoressa Balderi.”

“Oh la prego, solo Lucy! Dove posso, preferisco fare a meno delle formalità.”

Anche in questo era identica alla figlia, pensò Hotchner, già conquistato.

“Soltanto se in cambio lei mi chiamerà Aaron”, la invitò allora, porgendole i fiori. Naturalmente Lucy li aveva già visti, ma non poteva sapere se fossero intesi per lei o per Aileen.

“Per me..? Oh ma non doveva disturbarsi… Sono bellissimi. Fiori azzurri, eh? Scommetto che c’è lo zampino di mia figlia…”, concluse sorridendo ed accettando il mazzo.

“Certo che c’è il mio zampino”, ammise Aileen, divertita, “Aaron è il miglior profiler del Paese, ma non è un indovino…”

Lucy rise di cuore alla battuta, che strappò un sorriso pieno anche a Hotchner. Vennero raggiunti da Frank, che si era trattenuto perché all’ultimo momento aveva macchiato la camicia e si era dovuto cambiare in fretta e furia.

Aileen, o lo splendore del soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora