Capitolo IX: Rivelazione fulminante

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Capitolo IX: Rivelazione fulminante

Mancavano all’appello soltanto Morgan e JJ, ma nessuno dei due si presentò, il giorno seguente. La Strauss era stata molto chiara: le sedute erano obbligatorie per tutti gli agenti, senza distinzione; invece per Garcia aveva fatto un passo indietro e dichiarato che sarebbero state volontarie, qualora ne avesse avvertito il bisogno. Tuttavia, l’arcigna direttrice di sezione non aveva specificato che fossero obbligatorie ogni volta che la squadra aveva affrontato un caso. Per tale motivo, Aileen non pressò nessuno dei due; anche perché una seduta fatta malvolentieri non avrebbe sortito effetto alcuno, anzi poteva essere addirittura deleteria.

Verso sera, comunque, Morgan venne a bussare alla sua porta. Invitato, il bell’agente di colore entrò e le rivolse un sorriso a mo’ di saluto. O mamma, pensò la psicologa, ha ragione Penelope a chiamarlo cioccolatino, fa proprio gola... Ancora una volta si chiese perché mai fosse Hotchner a mandarle in tilt gli ormoni, e non invece siffatto splendido esemplare di maschio afroamericano dal fisico scultoreo e dal sorriso assassino. Ma a questo non c’era risposta, perché rientrava nella misteriosa sfera delle leggi dell’attrazione umana che rimarranno per sempre un enigma.

“I miei colleghi hanno detto meraviglie delle tue sedute”, esordì Morgan, incrociando le braccia sul petto muscoloso, “e sono curioso di provare; ma preferirei rimandare ad un prossimo caso.”

Il suo tono era tanto garbato che Aileen non poté sentirsi in alcun modo irritata od offesa.

“Come preferisci, Derek”, disse, ricambiando il suo sorriso, “Non mi sogno certo di obbligarti con la frusta, anche perché una seduta in quelle condizioni non avrebbe alcuna efficacia.”

Involontariamente, Morgan si raffigurò per un istante Aileen vestita di pelle nera e borchie, stivaloni a mezza coscia e frusta in mano, e non riuscì a reprimere un sussulto.

Lo sguardo acuto della donna lo colse.

“Qualcosa non va?”, indagò, in un tono tale da fargli capire che non si stava proponendo come psicologa ma come amica.

“No, niente…”, cominciò Morgan, ma vedendola inarcare un sopracciglio comprese che non poteva dargliela a bere, così fece una smorfia, “Ehm, è piuttosto imbarazzante…”

Aileen scrollò le spalle.

“L’unica cosa davvero imbarazzante al mondo è la malvagità”, dichiarò, “Tutto il resto sono solo tabù che ci impone la società. Inoltre, sono adulta e vaccinata da un pezzo”, concluse, con una risatina per sdrammatizzare la situazione. Non aveva creduto che Morgan fosse il tipo da sentirsi imbarazzato: sembrava sempre così sicuro di sé da apparire quasi arrogante; e invece ecco che rivelava una sensibilità inaspettata. Beh, dopotutto neanche lei era infallibile, a leggere le persone.

“Su questo ti do ragione”, concordò l’agente di colore, cercando di prendere un altro po’ di tempo. Avevano appena iniziato a conoscersi ed a simpatizzare: se era vero che al principio era stato molto contrariato di avere a che fare con una strizzacervelli, ora che aveva scoperto che la strizzacervelli in questione era una persona davvero piacevole, non voleva rischiare di rovinare tutto con una confidenza inopportuna. Poi pensò che il lavoro di Aileen era proprio di conoscere i pensieri più riposti dei suoi pazienti per aiutarli ad elaborare traumi e problemi; era sicuro che, attraente com’era, dovesse aver suscitato anche in altri dei pensieri fuori luogo, per così dire. E ad ogni modo, un pensiero non ha mai ucciso nessuno, concluse. Prese una decisione:

“E va bene, tutto sommato ritengo che non ti scandalizzerò. Il fatto è che quando hai detto la parola frusta, ho avuto un flash di te vestita in pelle nera, con tanto di stivaloni e di scudiscio in mano…”, all’improvviso vide il lato comico della situazione e sbruffò a ridere, “È stato piuttosto bizzarro, ti assicuro!”

Aileen, o lo splendore del soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora