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Quando mi hanno comunicato che avevo la fibrosi cistica io non ho avuto tanta paura, mi sembrava anche una parola carina per una malattia così terribile. Ero una bambina e di certo non potevo immaginare a cosa sarei andata incontro, lo capii solo quando mi dovettero fare la gastroscopia.
I primi mesi riuscivo anche a non espellere tanto muco, ero alle prime fasi e di sicuro non avrei mai immaginato che, all'età di diciassette anni, potessi avere i primi problemi di respirazione, soprattutto senza le cannule nasali.
Odio avere un corpo così mingherlino, eppure molte ragazze ambiscono ad avere un corpo simile al mio, ma non sanno quanto darei per avere una taglia 50 di pantaloni invece della mia solita 36.
Almeno il numero cinquanta è pieno.
E vorrei avere un seno abbondante invece della mia scarsa seconda, che sembra diminuire ogni giorno.
Le forme fanno la differenza in mezzo a questa folla sfilata di finti angeli di Victoria's Secret. Ricordatevelo.
Mi trascino dietro lo zaino con le ruote, molto più leggero se trasportato che tenerlo in spalla.
Ci avviciniamo al bancone mentre mia madre fa solo una gran confusione con la valigia e le borse.
«Mi scusi, sono la signora Hill, siamo qui per il dottore Jeorge Jones.» Dice mia madre attirando l'attenzione della segretaria.
«Mhhh.. Sì.» Borbotta la giovane donna dietro al bancone posto nell'atrio dell'enorme spazio che ci circonda.
Vedo alcuni disegni appesi sulle pareti, probabilmente sono disegni fatti dai bambini malati, o che sono stati qui per un breve periodo di tempo. Uno mi colpisce maggiormente: è un disegno che raffigura una rosa bianca che perde i petali mentre una piccola farfalla si posa delicatamente su di essa. La frase sotto recita "La farfalla sono io e la rosa è il mio corpo che viene prosciugato dal tumore". Ho dovuto avvicinarmi un po' di più al disegno per poterlo leggere e non posso trovarmi più che d'accordo con tale rappresentazione.
«Diana?» Mi chiama mia madre e appena mi giro noto un uomo sulla quarantina che l'affianca. Penso sia il famoso Jeorge.
Mi avvicino stringendo lo zaino. «Piacere, Diana.» Porgo la mano destra che mi stringe con fermezza.
«Dr. Jones. Ma puoi chiamarmi Jeorge. Piacere mio.» Mi rivolge un ampio sorriso e ci invita a proseguire verso destra. «Bene, Diana, hai avuto dei problemi sull'aereo?» Mi chiede, come se si sentisse un po' in colpa per avermi fatto affrontare un viaggio in aereo.
«No, ho dormito tranquillamente.» Scherzo ma con un fondo di verità: ho davvero dormito, ma con fatica.
Il dottore ridacchia. «Sei anche divertente.» Si complimenta mentre ci fa strada nel suo studio.
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Two of us.
Romance"i'll be living one life for the two of us". Diana Gilbert è una ragazza affetta da fibrosi cistica e gliel'hanno scoperta quand'aveva sei anni, una vita intera passata in ospedali diversi, in città diverse, con amicizie diverse e con volti diversi...