CAPITOLO OTTO.

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8.

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Lui emette una piccola risata.

«Allora ti ricordi di me.» Mi dice e scommetto che stia sorridendo.

«Come dimenticarsi di te? Sei ovunque.»

«Anche nei tuoi pensieri.»

Le mie guance diventano rosse.

«Non essere modesto.» Lo richiamo e lui sbuffa dall'altra parte.

Nel frattempo, mi sono seduta sulla poltrona con le gambe al petto e sto guardando fuori dalla finestra, immaginandomi una vita diversa, un mondo diverso.

«Mi faresti compagnia in palestra?» Mi chiede.

«Sono già magra così come sono, come..-» Vengo interrotta da lui e dalla sua voce roca.

«Ma io ti ho chiesto se potessi farmi compagnia, non se volessi allenarti con me.»

Roteo gli occhi, ha ragione.

«E va bene.» Mi limito a dire e mi alzo per potermi cambiare.

«Tra venti minuti sarò fuori la tua porta, principessa. A dopo.» Dice e riattacca.

Mi mordo il labbro e scuoto la testa.

Quando la smetterà di sorprendermi?

Mi sfilo il pigiama di dosso e mi infilo una maglia a maniche lunghe bianca e un pantalone grigio a campana.

Mi sistemo i capelli in una coda alta, mi sciacquo la faccia e lavo i denti.

Guardo il mio riflesso nello specchio: continuo a vedere una malata di fibrosi cistica che è in vita solo per non dare dispiacere alla propria madre, che cerca di non far capire agli altri che dentro di sé abbia mollato già da tanto tempo ormai.

Dopo venti minuti esatti qualcuno bussa alla porta.

Vado ad aprire e davanti mi trovo un Simon con i capelli più disordinati di sempre, con le occhiaie, le labbra gonfie e gli occhi ancora un po' assonnati.

Indossa una maglia a mezze maniche e un pantalone della tuta.

«Sei già pronta, vedo.»

«Ehm.. Sì. Ma non hai freddo?» Chiedo ed esco dalla stanza trasportandomi dietro la bombola d'ossigeno.

«Nhaa.» Mi dice e ci incamminiamo verso l'ascensore.

«Come stai oggi?» Mi chiede e mi fa entrare per prima.

L'ascensore è stretto per due persone e quindi sono costretta ad avere la schiena premuta contro il suo petto.

«Mh, bene e tu?»

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