⦆ 4. ⦅
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Mentre aspetto che il secondo giro di Afflovest finisca il suo lavoro io continuo a fare zapping con il telecomando, in attesa di trovare un canale decente che catturi la mia attenzione, con scarsi risultati. Il giubbotto pneumatico che avvolge il mio torace mi aiuta a cacciar fuori un altro po' di muco che va diritto nel contenitore ai piedi del letto. Ogni malato di FC ha un Afflovest, perché ci aiuta a espellere i muchi che produciamo grazie al collegamento a una pompa elettrica.
Tossisco e caccio un altro po' di muchi.
So di star peggiorando e so che avrò solo sei mesi a disposizione da poter vivere. Continuo a lottare solo per mia madre, per donarle un altro po' di tempo con me, perché so che ne ha bisogno. Nessuna madre è preparata per dire addio ai propri figli e lo so perfettamente; quindi, sto cercando di prolungare la mia presenza su questa terra ancora per un po'. Lotto solo per tenere lontano il dolore del lutto da mia madre.
Dopo circa mezz'ora spengo il macchinario e me lo sfilo. Lo appoggio per terra, vicino al letto, sapendo già che il giorno dopo dovrò riutilizzarlo.
Spengo la TV, delusa di non aver trovato un programma che mi tenesse compagnia in quegli attimi di noia e salto giù dal letto.
O almeno si fa per dire.
Noto che sono le tre meno un quarto e quindi vado in bagno a darmi una rinfrescata e una sistemata, o almeno tento di farlo. Non ho mai provato a truccarmi, quindi non possiedo oggetti di cosmetica di nessun tipo.
Che senso ha truccarsi quando devi combattere per restare in vita?
Alzo la manopola del rubinetto, metto le mani a forma di coppa e aspetto che l'acqua le riempia. Mi bagno la faccia e afferro l'asciugamano appesa accanto al lavandino per poi asciugarmi il volto. Mi disinfetto bene le mani, spazzolo i miei capelli biondi che stranamente sono più morbidi del solito, esco dal bagno e mi dirigo verso la scrivania in legno chiaro per recuperare la mia mascherina azzurra e i guanti blu.
Metto i due elastici della mascherina dietro le orecchie e la sistemo sopra la mia bocca e il mio naso, poi passo ai guanti, infilo prima quello destro e poi quello sinistro.
Mi fisso un'ultima volta allo specchio e vedo solo una malata di FC a cui hanno strappato la vita, i sogni e le possibilità.
Sbuffo e apro la porta, che richiudo alle mie spalle. Oltrepasso il corridoio e chiedo indicazioni a un infermiere di passaggio.
«Deve prendere l'ascensore in fondo e premere il bottone del primo piano. La sesta porta a sinistra» Mi dice cordialmente e lo ringrazio.
Cammino fino in fondo al corridoio trasportando con me lo zaino, alcune voci indistinte riecheggiano flebilmente tra le mura e il suono di altri passi si uniscono ai miei. Quando mi trovo davanti all'ascensore premo il bottone per far aprire le porte. Aspetto.
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Two of us.
Romans"i'll be living one life for the two of us". Diana Gilbert è una ragazza affetta da fibrosi cistica e gliel'hanno scoperta quand'aveva sei anni, una vita intera passata in ospedali diversi, in città diverse, con amicizie diverse e con volti diversi...