Capitolo 11 || Kath.

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William Shakespeare diceva:

"Insegnami a scordarmi di pensare".

Sono ancora qui, stesa sul mio letto posto all'interno di una stanza tappezzata di poster dei 5 Seconds of Summer. Penso e penso.

Penso a Kath, ai concerti che vogliamo fare assieme. La penso più di tutto e tutti.

Penso a quei ragazzi che potevano evitare di andare in ospedale per colpa mia.

Penso a quel ragazzo che ho avuto modo di conoscere stando in ospedale, Enzo.

Penso alla mia confusione mentale, ciò che provo nei confronti di Lorenzo.

La mia mente non sa più cosa significhi la parola 'rilassarsi' o semplicemente 'non pensare a nulla'.

Non riesco, devo risolvere tutto.

Tutto questo deve avere una soluzione, non devono restare semplici pensieri.

Scrivo i miei pensieri su un quadernetto, primo tra tutti Kath.

Devo capire dov'è, come sta, rivederla e riparlarle.

Chiamo Lorenzo, il mio migliore amico.

Io: "Lorè l'altro giorno ti raccontai di Kath, chiama Matt. La cercheremo."

L: "Okay, passo a prenderti."

Sono sola in casa, Alberico è con amici e i miei sono in giro a fare spese.

Vado a lavarmi velocemente, denti e faccia.

Mi osservo per qualche minuto nello specchio, cosa che non faccio mai.

Il mio viso era preoccupato, occhi gonfi dalle lacrime e labbre tremolanti.

Mi sono affezionata troppo a quella ragazza. Ogni giorno faccio colazione, scuola, pranzo e mi chiudo in stanza con i miei pensieri piangendo lacrime che stavano consumando i miei occhi secchi.

A distrarmi dai miei pensieri ci sono sempre loro, Alberico, Matt e Lorenzo che riescono a rendermi felice anche con un semplice sorriso.

Torno in stanza e mi vesto, il Natale si sta avvicinando e si gela.

Indosso un jeans scuro stretto, degli stivaletti neri e un felpone completamente bianco largo e lungo. Su di questo indosso un cappotto grigio, stile inglese che arriva al ginocchio.

Esco e mi siedo sugli scalini di casa aspettando i ragazzi che cinque minuti dopo arrivano.

Mi alzo e li saluto per poi andare tutti a casa di Kath.

M: "Secondo me non ce stà nessuno"

L: "Non si sono trasferiti, avrebbero messo i cartelli "AFFITTASI" in giardino e sulla porta"

Io: "State zitti. Vi prego" Mordicchio il labbro per non piangere, non voglio pensare a nulla di male.

Loro mi danno ascolto e in poco tempo arriviamo a casa sua.

È tutto così solitario.

Si sente solo il suono del vento che sfiora la pelle.

Ci guardiamo in faccia e andiamo a bussare.

Niente.

Matt scuote la testa e si gira per andarsene.

Qualche attimo dopo si sentono dei passi, la porta si apre.

Il padre di Kath, pronto per uscire ci guarda preoccupati.

Padre di Kath: "Ragazzi.. ehm.. Non sapete nulla?"

Io: "Cosa dovremmo sapere?" scuoto la testa mentre sussurro queste parole con la voce interrotta da qualche lacrima che chiede di uscire.

Padre di Kath: "Entrate."

Ci guarda seri, non mi calma affatto, ci fa entrare e ci sediamo tutti e tre sul divano bianco presente nel salotto, lui si siede davanti a noi su una poltrona.

Dopo un pò di silenzio decide finalmente di parlare.

MY SPACE

Stavolta volevo solo ringraziarvi per il supporto dato alla storia e augurarvi un buon anno, vi ringrazio per i commenti e per i voti, ve se amaa❤

Ps: sto scrivendo una nuova storia, mi farebbe piacere se voi passaste a leggerla, si chiama "Caro diario." e parla del diario di una ragazza/fangirl.
Se siete interessati mi farebbe piacere se passaste, ancora Buon Anno.✌

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