Sogni piegati in valigia.

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Saluto la dottoressa con una stretta di mano e poi recupero la mia cartella medica, infilandola nella mia borsa.
Mi dirigo verso la porta ed afferro saldamente la maniglia, uscendo da questo stanzino in cui ho passato praticamente gran parte di questi ultimi mesi.
Chiudo con forza la porta alle mie spalle e con passo spedito, per quanto mi è consentito, percorro questi lunghi corridoi promettendomi di dimenticarli molto presto.
Voglio dimenticare queste mura che mi hanno vista crollare.
Voglio dimenticare i bagni che mi hanno vista seduta per terra a piangere silenziosamente.
Voglio dimenticare l'odio che provavo guardandomi semplicemente allo specchio.
Voglio dimenticare solamente questi ultimi mesi di un destino crudele, un destino che mi ha strappato via in un secondo tutto il mio mondo.
Entro in ascensore e, prima di premere il pulsante che porta al piano terra, guardo il pulsante che porta al terzo piano ed una piccola parte di me esulta perché non dovrò più premerlo.
L'ascensore inizia a scendere e dopo poco le porte si aprono davanti a me, così scendo e cammino spedita verso l'uscita.
Quando i raggi del sole colpiscono la mia pelle tiro un sospiro, mentre mi volto un'ultima volta a guardare quest'ospedale che è sempre stato una prigione per me.
È il momento di dire addio a questo luogo, per sempre.





Le strade di Parigi corrono veloci davanti ai miei occhi ed io non posso fare a meno di pensare a quanto mi mancherà questa città.
Mi sono trasferita qui che avevo quasi quindici anni per inseguire il mio sogno, ovvero quello di diventare una grande Étoile della danza.
Ho sacrificato tutta la mia vita per la danza ma non è servito a niente, perché il mio sogno si è interrotto ancora prima di iniziare.
Ad interrompere il flusso dei miei pensieri è il taxi che si ferma davanti al palazzo in cui ormai vivo da quattro anni e mezzo e così inizio a frugare nella mia borsa, alla ricerca del portafoglio.
Una volta trovato, pago la corsa all'autista e dopo averlo salutato scendo dal taxi.
Dalla tasca del mio giubbotto di pelle tiro fuori le chiavi e così apro il portone principale, entrando così nel mio palazzo.
Salgo in ascensore e schiaccio il bottone che porta all'ultimo piano, ovvero dove si trova il mio appartamento.
Quando scendo dall'ascensore, infilo subito le chiavi nella serratura della porta di casa ed entro.

"Amore, sono a casa."
Urlo chiudendo la porta alle mie spalle.

Dopo qualche istante, dalla porta della camera da letto, compare Jack: quasi vent'anni come me, un metro e ottanta, capelli neri, occhi scuri, fisico da ballerino e ultima cosa ma non meno importante, è il mio fidanzato.
Io e Jack ci siamo conosciuti proprio all'Opera di Parigi ed è stata la prima persona con cui ho legato, forse perché anche lui è di Londra proprio come me.
Tutti e due eravamo impauriti da questa nuova vita che ci aspettava e ci mancava casa, ci mancavano le nostre famiglie.
Così ci siamo sempre sostenuti a vicenda e passavamo tutto il nostro tempo libero insieme, finendo poi per innamorarci.
Ormai stiamo insieme da ben due anni e proprio non saprei cosa fare, senza di lui.

"Ciao tesoro, com'è andata in ospedale?"
Mi chiede lui avvicinandosi a me.

Appoggia le sue mani sui miei fianchi e mi lascia un semplice bacio a stampo, per poi allontanarsi e guardarmi mentre continua a sorridere.

"Andrà sempre male perché, nonostante tutto, non potrò più ritornare a ballare."
Rispondo sbuffando.

Supero Jack e cammino fino ad arrivare nella nostra stanza, sempre seguita da lui.
Appoggio la mia borsa sulla sedia della scrivania e poi fisso la valigia che sta ai piedi del letto matrimoniale, mentre Jack mi abbraccia da dietro.
Appoggia il suo mento sulla mia spalla e mi lascia un bacio sul collo, mentre mi volto quel poco che basta per poter ammirare il profilo del suo volto.

"Non posso credere che domani partirai per Los Angeles."
Esclama Jack con tono dispiaciuto.

"Nemmeno io riesco a crederci ma non riesco più a stare qui a Parigi, essendo consapevole che non potrò più ballare. E comunque devi stare tranquillo, okay? Los Angeles è dall'altra parte del mondo ma noi ce la faremo comunque: fra un mese iniziano le vacanze all'Opera e tu mi raggiungerai lì. Quando avrai le tue vacanze tu verrai da me o io ritornerò qui, mentre ci sentiremo tutti i giorni anche se con il fuso orario sarà complicato. Ma ce la faremo, te lo prometto."
Dico voltandomi verso di lui.

Lui abbassa lo sguardo e così gli circondo il collo con le mie braccia, non prima di averlo costretto a guardarmi nuovamente negli occhi.
La distanza che ci separerà sarà enorme ma io credo nel nostro amore, credo in noi.
Ci saranno milioni di difficoltà ma noi siamo più forti di qualsiasi cosa, di chiunque.
Batteremo questa distanza, ci raggiungeremo ogni qualvolta che ce ne sarà la possibilità e continueremo a stare insieme.
Continueremo ad amarci.

"Ce la faremo?"
Mi domanda Jack con un sorriso tirato stampato in volto.

"Ce la faremo."
Affermo con convinzione.

Lui finalmente sorride ed io ricambio, per poi far unire le nostre labbra.
Quando faccio per allontanarmi, lui mi stringe più forte ed approfondisce il bacio facendo subito intrecciare le nostre lingue.
Le sue mani mi levano con agilità la giacca di pelle che ho ancora addosso ed io devo metterci tutta la buona volontà che è in me per staccarmi dalle sue labbra, perché se dovessimo continuare so già come andrà a finire l'intero pomeriggio.

"Jack domani parto e devo fare le valigie."
Dico con il fiato corto.

"Le valigie possono sicuramente aspettare."
Sussurra lui al mio orecchio.

Improvvisamente mi prende in braccio ed io mi lascio scappare un piccolo urlo, per poi scoppiare a ridere insieme a lui.
Le nostra labbra si cercano nuovamente e si uniscono ancora, mentre velocemente ogni nostro indumento finisce per terra.
In meno di un secondo ci ritroviamo sul letto a fare l'amore, per l'ultima volta prima di separarci per chissà quanto tempo.




Afferro la valigia e la posiziono sul letto, per poi aprire subito dopo le ante del mio armadio.
È quasi l'ora di cena ed io sono ancora in camera da letto in mutande e con la maglietta di Jack addosso, mentre lui è in cucina a preparare la cena per entrambi.
Abbiamo fatto l'amore tutto il pomeriggio e poi ho dovuto alzarmi per forza dal letto, perché la valigia non si fa di certo da sola.
Inizio a riempire la valigia con tutti i miei vestiti e, nel frattempo, la mia mente non può far altro che ripensare ai meravigliosi momenti che ho vissuto in questa casa soprattutto con Jack.
Queste quattro mura mi hanno vista crescere, maturare, cavarmela da sola in ogni situazione ma mi hanno vista anche crollare.
Ero convinta che Parigi sarebbe stata la mia casa, per sempre.
Era qui che volevo stare, che volevo continuare a crescere, che volevo lottare ancora per realizzare il mio sogno più grande.
La prima volta che ho visto delle scarpette di danza avevo quattro anni e, da quel momento, è stato amore puro.
La mia attenzione viene attirata dalla foto che tengo sul mio comodino, che ritrae me e Jack mentre balliamo insieme durante uno spettacolo.
Prendo la cornice fra le mie mani e sfioro delicatamente la foto, mentre un sorriso nostalgico si dipinge sul mio volto.
Stringo forte la cornice al mio petto e chiudo gli occhi, cercando di ricordare le emozioni che provavo quando ballavo sul palco.
Sospiro pesantemente e poi decido di mettere in valigia anche questa cornice, per portare con me anche dall'altra parte del mondo questa felicità che ora mi sembra così lontana.
Continuo a riempire la mia valigia e continuo a fare mente locale su ciò che dovrò portare con me, nella speranza di non dimenticare nulla.
I sogni piegati in valigia riempiono lo spazio più grande ed anche quello più pesante ma, nonostante tutto, li porterò con me e continuerò a custodirli con amore anche se ormai non si potranno più realizzare.




♥️
Buongiorno a tutti, come state?
Eccomi con il primo capitolo di questa nuova storia, sul nostro amato Tom.
La nostra Sophia è pronta per trasferirsi, senza Jack però: che ne pensate di questa soluzione? Riusciranno a mantenere salda la loro relazione?
Soprattutto, però, cos'è successo a Sophia? Perché non può più ballare?
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo nei commenti, mi raccomando.
Ci sentiamo presto!

You bring me home. || Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora