Ci sono io con te.

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Il suo respiro si infrange sul mio collo.
I suoi occhi sono scuri come il buio della notte.
Le sue mani stringono con prepotenza ogni parte del mio corpo.
I suoi gemiti di piacere mi fanno gelare il sangue nelle vene.
Il bruciore sulla guancia è ancora vivo, nello stesso punto in cui mi ha colpita più volte.
Il dolore al bassoventre si intensifica sempre di più, spinta dopo spinta.

Apro gli occhi e mi tiro su a sedere di scatto, venendo subito colpita da un forte giramento di testa e il fiato inizia a mancarmi.
Mi guardo intorno ed osservo la stanza d'hotel di Venezia, per poi far cadere il mio sguardo su Harrison che sta dormendo al mio fianco serenamente.
È stato solamente un incubo.
Un incubo che mi perseguita da tre notti.
Mi alzo dal letto e mi infilo velocemente un paio di pantaloni della tuta, per poi indossare anche le scarpe da ginnastica.
Ho bisogno di prendere un po' d'aria e soprattutto non voglio svegliare Harrison nel cuore della notte: in questi giorni si sta prendendo cura di me e voglio che riposi, voglio che passi la notte serenamente.
Esco velocemente dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile e solo quando mi ritrovo in corridoio, appoggio la schiena sulla superficie della porta e mi lascio andare.
Le lacrime iniziano a correre veloci sulle mie guance e finalmente butto fuori tutto quello che sto cercando di tenermi dentro da ben tre giorni: da quando Harrison è venuto a prendermi a Parigi, non ho versato neanche una lacrima.
Ho passato tre giorni a letto, con lo sguardo perso nel vuoto ed in religioso silenzio.
Mi sono tenuta tutto dentro perché non riuscivo a trovare le parole per descrivere come mi sentissi e come mi sento tutt'ora, ma ora sono arrivata al limite.
Il mio sguardo si posa sui segni violacei presenti sui miei polsi ed improvvisamente mi sembra di rivivere tutto da capo: il dolore, le lacrime, la paura.
Sono tre giorni che vivo nella paura: paura che tutto questo possa ricapitare, paura che il ricordo di lui mi perseguiterà sempre.
Soprattutto ho addirittura paura di guardarmi allo specchio: non riesco a guardare i segni sul mio corpo che non fanno altro che ricordarmi ciò che ho passato, se mi guardo allo specchio non vedo più chi sono ma chi mi ha fatta diventare lui facendomi del male.

"Sophia."
Esclama una voce alle mie spalle.

Riconoscerei questa voce ovunque, infatti mi giro e trovo Tom infondo al corridoio.
È appena uscito dalla sua stanza ed indossa anche lui un paio di pantaloni della tuta, con sopra una semplice maglietta nera che risalta al meglio i suoi muscoli.
Mi chiedo che cosa ci faccia sveglio a quest'ora, mi chiedo che cosa gli impedisca di dormire serenamente.
Lui mi guarda preoccupato, eppure non si avvicina a me così come ha fatto in questi tre giorni.
Non mi lascio toccare da nessuno, se non da Harrison e Zendaya e devo ringraziare Tom per aver compreso questa mia esigenza.
È così paziente e gentile con me.
Avrei voluto stringermi a lui, in questi tre giorni, perché so che le sue braccia sono sempre state un posto sicuro per me eppure ho sempre avuto paura di non farcela.
Ho sempre avuto paura che persino il suo tocco mi avrebbe fatta stare male, così entrambi abbiamo mantenuto fisicamente le distanze seppure lui mi sia stato incredibilmente vicino in questi tre giorni.
Solo che adesso sento di averne bisogno, di lui, del suo contatto, di un suo abbraccio.
Così inizio a camminare velocemente verso di lui e gli circondo il collo con le mie braccia, abbracciandolo con tutte le mie forze.
Lui rimane sorpreso da questo mio gesto, ma dopo pochi secondi le sue braccia circondano i miei fianchi e mi stringe forte a lui.

"Ho sognato lui, che...era tutto così reale."
Confesso fra i singhiozzi.

Tom accarezza dolcemente la mia schiena e ogni tanto mi lascia dei baci fra i capelli, cercando di calmarmi.

"È tutto finito Sophi, te lo giuro. Adesso ci sono io con te."
Sussurra lui al mio orecchio.

Appoggio la testa sulla sua spalla ed alzo lo sguardo verso di lui nello stesso istante in cui lui lo abbassa verso di me, così i nostri volti si trovano a pochissima distanza e i nostri nasi si sfiorano.
La sua vicinanza mi fa tremare ed il suo profumo inebria le mie narici, infondendo in me solamente un senso di protezione.
Non ho paura, con lui.
Tom sorride timidamente e mi sposta qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi lasciarmi un leggero bacio sulla fronte.
Mi asciuga con cura le lacrime e poi mi stringe nuovamente fra le sue braccia, mentre lentamente il mio respiro ritorna normale.
Mentre qui, fra le sue braccia, la paura scompare.










You bring me home. || Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora