Anno nuovo, vita nuova.

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"Basta, cazzo, basta. Non lo voglio questo cazzo di bambino, non sono pronto e non lo sei nemmeno tu. E la vuoi sapere un'altra cosa? Emma non l'ho mai sfiorata neanche con un dito, ma sai cosa? Tieniti pure questo cazzo di bambino, mentre io finalmente me la vado a scopare dato che mi sono liberato di te e delle tue fottute paranoie."
Sputa Tom in tono acido.

La porta di camera mia si apre di scatto ed io apro gli occhi, voltando lo sguardo verso la porta e trovando in piedi davanti ad essa mio fratello Harrison.
Il mio era solo un sogno, il solito sogno con le solite parole che mi perseguitano da giorni interi.

"Stai ancora in pigiama? Dai Sophia sbrigati, dobbiamo andare in aeroporto a prendere Zendaya e Jacob."
Esclama mio fratello avvicinandosi velocemente a me.

Sono le due del pomeriggio del 31 dicembre e, dopo aver pranzato, sono ritornata a sdraiarmi sul letto e sono anche riuscita a chiudere occhio dal momento che sono innumerevoli notti che non riesco a dormire.
Ma riuscendo a dormire un po' dopo pranzo, il mio sonno è sempre stato disturbato dal solito incubo che mi perseguita.
O meglio, dalle stesse parole che mi perseguitano da giorni e che mi hanno distrutta.
Harrison mi leva il plaid che copriva il mio corpo ed io sbuffo, lanciandogli poi un'occhiataccia.

"Vai tu a prenderli dai, io non ho voglia di uscire. Vi aspetto qui."
Dico coprendomi nuovamente con il plaid.

"Assolutamente no. Ora ti alzi, tiri su queste tapparelle, ti lavi perché puzzi, poi ti vesti e vieni in aeroporto con me."
Sentenzia mio fratello in modo categorico.

Harrison si avvicina alla finestra della mia camera e tira su le tapparelle, lasciando entrare la luce all'interno di questa stanza.
Socchiudo gli occhi decisamente infastidita dalla luce e poi Harrison si avvicina nuovamente a me, inginocchiandosi in modo da essere all'altezza del mio viso dal momento che sono ancora sdraiata sul letto.

"Harrison non me la sento, davvero."
Affermo scuotendo la testa.

"È da Natale che sei in questo stato. Io non oso immaginare quello che stai passando ma devi cercare di reagire."
Dice Harrison prendendomi la mano.

"Non ci riesco."
Ammetto con un filo di voce.

Harrison sospira e poi si alza, sedendosi sul bordo del mio letto mentre io chiudo gli occhi cercando di non scoppiare a piangere ancora una volta.
Ero convinta di passare il Natale più bello della mia vita, eppure ancora una volta sono spalle al muro.
Avevo tutto nella mia vita, finalmente, mentre ora mi ritrovo nuovamente con mille pezzi di me sparsi ovunque e questa volta non ci sarà più nessuno a rimetterli insieme con cura.
È da una settimana che non faccio altro che rivivere quella maledetta sera della Vigilia di Natale e tutte quelle parole le sento ancora bruciare sulla mia pelle, come se fossi ancora in quella casa.
Come se fossi ancora davanti a quei due occhi, che quella sera mi hanno guardata come se non contassi più nulla.
Ma infondo è questo quello che sono diventata: una nullità.

"Sophia, lo so che senza To..."
Fa per parlare Harrison.

"Non dire il suo nome, per favore."
Esclamo non lasciandolo finire di parlare.

Harrison annuisce leggermente, mentre io mi chiedo come sono arrivata a questo.
L'ultima volta che non riuscivo a pronunciare o sentire un nome è stato con Jack, dopo tutto quello che mi aveva fatto a Parigi.
Credevo che quello sarebbe rimasto, andando avanti con la mia vita, il dolore più grande ma invece mi sbagliavo.
Il dolore più grande che puoi provare è rimanere da sola dopo aver perso la persona che ami più al mondo, quella stessa persona per la quale avresti compiuto qualsiasi follia.
Il dolore più grande è scoprire che non sei più un pezzo di cuore della persona che ami, perché quel posto è stato occupato da un'altra persona.
Mi chiedo come lui sia riuscito a dimenticare tutto quello che abbiamo vissuto insieme, mi chiedo come lui si sia potuto dimenticare di tutte quelle promesse silenziose che sono stati i nostri occhi a sancire nel corso di questi mesi.
Mi chiedo come abbia fatto a mollare tutto quello che abbiamo costruito con fatica, ma evidentemente il problema non è lui.
Il problema sono io.
Sono io e la mia vita incasinata, che alla fine fa scappare tutti quanti perché infondo chi è che starebbe con una come me?

You bring me home. || Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora