Abbiamo fatto il possibile.

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Tom's pov.
Jacob, Zendaya ed io entriamo finalmente in ospedale e sono io quello che corre all'istante al grande bancone presente nell'atrio principale, guadagnandomi un'occhiataccia da parte dell'infermiera che siede dietro ad esso.

"Sto cercando Sophia Osterfield, è stata portata qui per..."
Provo a spiegare all'infermiera.

Sono state le dodici ore di volo più lunghe della mia vita ed il tempo sembrava non passare mai.
Daya e Jacob sono riusciti a dormire un po', anche se la prima si agitava parecchio mentre dormiva ma io non sono riuscito a chiudere occhio nemmeno un singolo minuto.
Ogni volta che ci provavo, la mia mente mi faceva vedere ciò che più temevo e temo tutt'ora: Sophia stesa in un letto d'ospedale, immobile e completamente fredda.
Racchiudersi nei sogni, perciò, sarebbe stato ancora più infernale rispetto ad affrontare questa cruda realtà.
Atterrati finalmente a Parigi, abbiamo preso il primo taxi e siamo subito corsi qui in ospedale.
Abbiamo in spalla i nostri borsoni o i nostri zaini e siamo addirittura partiti senza avere un posto in cui dormire ma a nessuno importa realmente di questo, perché vogliamo solamente vedere Sophia ma l'infermiera davanti a me sembra proprio volercelo impedire.

"Non posso dare informazioni sui pazienti, tranne che ai familiari."
Afferma l'infermiera senza neanche lasciarmi finire di parlare.

Il suo tono è completamente apatico, come se non si facesse problemi a mostrare il suo completo disinteresse verso chiunque le chieda informazioni.
Con la coda dell'occhio vedo che Zendaya e Jacob mi affiancano, mentre io respiro profondamente cercando di mantenere la calma.

"La prego, ho bisogno di sapere dov'è la sua stanza. Ho bisogno di vederla."
La supplico con un filo di voce.

"Le ho già detto che non posso fornire informazioni sui pazienti a meno che non si tratti di familiari, perciò non insista."
Ripete l'infermiera con lo sguardo fisso sullo schermo del computer.

"Non me ne frega un cazzo, okay? Sophia Osterfield è la mia ragazza ed è anche incinta. Sono il padre del bambino perciò mi dica dove cazzo è questa fottutissima stanza, perché ho tutto il diritto di vederla."
Urlo a gran voce.

Per la prima volta da quando le sto rivolgendo la parola, l'infermiera stacca gli occhi dallo schermo del computer e li posa sulla mia figura guardandomi con un'espressione decisamente sorpresa.
Zendaya appoggia una mano sul mio braccio quasi a volermi calmare ed io inizio a guardarmi intorno decisamente imbarazzato, notando come molta gente mi stia lanciando occhiatacce perché non è proprio un gran gesto quello di urlare come un pazzo in ospedale.
Ma ho perso il controllo: chi non lo avrebbe fatto, quando in gioco c'è la vita della persona che si ama?
L'infermiera sospira e riporta l'attenzione sul computer, iniziando a scrivere velocemente.
Noto che ha scritto nome e cognome della persona che stiamo cercando, per poi aprire un documento su cui sono scritti vari dati che non riesco a leggere.

"Sophia Osterfield, terzo piano, stanza 14B."
Mi comunica l'infermiera leggendo ciò che è scritto sul computer.

Si volta ancora una volta verso di me e le sorrido, ringraziandola con un piccolo gesto del capo.
I miei amici ed io ci allontaniamo dal bancone e corriamo in fretta e furia verso il primo ascensore che troviamo, grazie al cielo libero.
Entriamo all'interno della cabina e Jacob schiaccia il pulsante con sopra scritto il numero tre, mentre io rabbrividisco non appena leggo che è il piano assegnato alla terapia intensiva.
La salita verso il terzo piano mi sembra in altrettanto modo infinita mentre il mio cuore batte all'impazzata, in balia dell'angoscia che avvolge ogni singola parte del mio corpo.
Dopo quelle che sono sembrate ore, l'ascensore si ferma e le porte scorrevoli davanti a noi si aprono mostrandoci un lungo corridoio.
Zendaya, Jacob ed io iniziamo a camminare velocemente lungo il corridoio cercando la stanza in cui dovrebbe essere Sophia, circondati da un silenzio angosciante che avvolge questo intero reparto.
Solamente quando, arrivati in fondo al corridoio, svoltiamo a destra troviamo un gruppo di persone che conosciamo bene in piedi davanti alla porta di una stanza: i genitori di Sophia, Harrison, Camille, Louis e Arthur.
Si accorgono subito della nostra presenza e li raggiungiamo, ma mentre Zendaya e Jacob abbracciano Harrison io noto che dentro la stanza non c'è nessuno: dov'è Sophia?
Prima che io possa chiedere qualcosa, trovo subito risposta non appena vedo spuntare dal fondo del corridoio dei dottori che spingono un lettino sul quale è stesa Sophia, però immobile e con gli occhi chiusi.
Subito viene portata all'interno della stanza dai dottori mentre uno di loro, il più anziano, si avvicina a noi.

You bring me home. || Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora