Conto alla rovescia.

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Tom's pov.
La stylist sistema il colletto della camicia che indosso e poi mi comunica che sono pronto, perciò raggiungo il centro del set fotografico e mi posiziono davanti alla macchina fotografica.
Sono le nove della mattina ed è circa un'ora che sto continuando a scattare foto per un servizio fotografico che finirà in prima pagina su uno dei giornali americani più importanti, seguito da un'intervista che farò più tardi.
In un'ora intera ho cambiato così tanti outfit che ho perso il conto ed ora indosso quello che dovrebbe essere l'ultimo: un paio di pantaloni neri eleganti che cadono morbidi sulle mie gambe e stretti in vita da una cintura anch'essa nera, una camicia bianca che aderisce perfettamente al mio petto, un cappotto nero lungo fino alle ginocchia e infine ai piedi indosso delle scarpe eleganti di un nero lucido.
Seguo le indicazioni del fotografo e mi posiziono come lui mi suggerisce, nella speranza che possano uscire dei buoni scatti.
Dopo vari scatti, il fotografo mi invita ad avvicinarmi a lui e così mi mostra le varie fotografie appena fatte.

"Adesso facciamo una pausa, poi scattiamo le ultime foto."
Mi comunica il fotografo.

Io annuisco e raggiungo il camerino, dove mi levo momentaneamente il cappotto e la prima cosa che faccio è afferrare il mio cellulare per controllare i messaggi.
Sbuffo quando mi accorgo che l'unica persona che vorrei sentire in questo momento continua ad ignorarmi e così lascio cadere il mio telefono sul divanetto ed esco dal camerino, dirigendomi verso l'atrio principale di questo studio fotografico dove c'è un piccolo bar.
Mi siedo su uno sgabello ed appoggio i gomiti sul bancone, mentre ordino un caffè che spero possa darmi un po' di energia data la lunga giornata che dovrò affrontare.

"Anche per me un caffè, per favore."
Esclama una voce femminile alle mie spalle.

Con la coda dell'occhio vedo che qualcuno si è seduto sullo sgabello di fianco al mio e così giro lo sguardo, rimanendo senza fiato non appena i miei occhi si incastrano con due occhi verdi smeraldo.
È impossibile non riconoscerla: Emma Brown, modella di fama mondiale ormai in prima copertina su qualsiasi rivista di moda.
Rimango incantato dai suoi occhi, dai lineamenti del suo volto assolutamente perfetti quasi come se fossero stati scolpiti dagli dei, dalle sue labbra carnose accentuate da un rossetto rosso e dai suoi capelli mossi che le ricadono lungo la schiena.

"Tom Holland, giusto?"
Mi domanda indicandomi con un dito.

"Si, sono io."
Rispondo annuendo leggermente.

Il cameriere ci porta i nostri due caffè e la ragazza al mio fianco lo ringrazia, facendogli un sorriso che ammalierebbe qualsiasi essere umano.
Subito dopo, però, porta nuovamente l'attenzione su di me.

"È un piacere conoscerti, sono Emma Brown."
Si presenta tendendomi la mano.

"Emma si, ti conosco. Cioè, volevo dire che...si insomma ho visto le tue copertine sulle riviste."
Balbetto stringendo la sua mano.

Serro la mascella e vorrei scavare una buca dove potermi sotterrare data la figura di merda appena fatta, mentre Emma ridacchia in seguito a quello che ho detto.

"Servizio fotografico un po' stressante?"
Mi domanda facendo un cenno del capo verso il mio caffè.

"Non molto, ma ho una giornata abbastanza pesante e questa notte non ho dormito chissà quanto bene."
Confesso afferrando la mia tazzina.

Bevo un sorso del mio caffè e sento lo sguardo di Emma addosso, mentre la mia mente vaga alla notte che ho passato.
È stata una notte carica di incubi che non hanno fatto altro che svegliarmi in continuazione e, quando allungavo il braccio verso l'altro lato del letto, la tristezza mi risucchiava in un vortice senza fine quando mi rendevo conto che ero completamente solo.
Che Sophia non c'era, al mio fianco.
I miei pensieri vengono interrotti da Emma e così iniziamo a chiacchierare, davanti alle nostre due tazze di caffè.
Mi spiega che anche lei è impegnata in un servizio fotografico che si sta svolgendo nella stanza accanto a quella dove ho lavorato io tutta la mattina e poi mi fa qualche domanda sul mio lavoro, chiedendomi se fossi impegnato su qualche set.
Parliamo ancora per un paio di minuti, finché il fotografo che ha a cura il mio servizio mi viene a chiamare comunicandomi che dobbiamo ricominciare a lavorare.
Bevo tutto in un sorso e poi lascio sul bancone i soldi, abbastanza per pagare sia il mio che il caffè di Emma.

You bring me home. || Tom Holland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora