X. I've got nowhere left to hide, it looks like love has finally found me

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- Sei pronto?


Ramsay aspettò paziente che Malcom finisse di mettersi una scarpa e l'aiutò a infilarsi la giacca di pelle rovinata dallo squarcio del coltello. In mano aveva il borsone degli effetti personali di Malcom che salutò il compagno di stanza. Erano passati dieci giorni, ottobre si era trasformato in novembre e il tempo quella mattina era cupo e umido. Una volta fuori dall'ospedale Malcom tirò un lungo respiro di cui si pentì subito.

- Ah, mi tira tutto.


si lamentò.

- Vuoi che ti porti a casa o vuoi andare da Forster? Mi ha detto che ha qualche foto da farti vedere.
- Andiamo da Forster. Voglio togliermi subito di torno quest'incombenza.


L'aria in macchina, una vecchia ford grigio metallizzato col paraurti ammaccato e macchie di ruggine che ne deturpavano la carrozzeria, era gelida perché si era rotto il riscaldamento. Ramsay usava l'auto come un'estensione dell'associazione, perciò era piena di impicci: locandine, volantini, libri e quaderni scolastici, ora anche un mezzo rotolo di linoleum, pennelli e latte di vernice che spandevano il loro odore pungente. Non aveva mai il tempo per portarla a pulire, figurarsi a riparare. Mentre arrancavano tra il traffico e i lavori in corso sulla A23, era anche iniziata a scendere una pioggerellina insidiosa contro cui i tergicristalli sembravano inutili. Malcom cercava di non tremare troppo per evitare che i lividi gli facessero male e questo gli rese il viaggio ancora più gravoso. Quando finalmente arrivarono era esausto e gli scoppiava la testa.
Il posto di polizia era deprimente come ricordava, per fortuna al desk delle informazioni quella mattina c'era una poliziotta giovane e carina. Appena puntò gli occhi su di loro e aprì bocca però, Malcom si rese conto che le sue attrattive finivano lì. Con voce scorbutica indicò loro l'unità operativa di Forster e senza più degnarli d'uno sguardo tornò a dedicarsi a ciò che stava facendo. L'unità antigang si trovava al secondo piano e appena si aprirono le porte dell'ascensore i due uomini furono accolti da un vociare sconnesso, odore di corpi sudati, cibo stantio e caffè bruciato. Ramsay fece una smorfia e a Malcom gli si rivoltò lo stomaco. Il caldo era soffocante. Percorsero il corridoio rivestito come tutti gli edifici pubblici di un linoleum scadente, questo color grigio, le pareti azzurrine erano scrostate in più punti e avrebbero avuto bisogno quantomeno di una rinfrescata. Alcune donne in abiti vistosi sedevano su una panca di legno e si lamentavano del trattamento che stavano subendo. Attraversarono un open space dove diversi poliziotti stavano lavorando alle scrivanie, battendo rapporti al pc o rispondendo al telefono. Uno di loro si avvicinò chiedendo chi desiderassero in tono sbrigativo e Ramsay spiegò paziente che avevano un appuntamento

- McGhee lasciali passare!


Dal fondo dello stanzone si alzò una cavernosa voce baritonale: Forster li aspettava seduto alla sua scrivania in un minuscolo cubicolo che gli spettava di diritto, essendo a capo dell'unità. Poiché lo spazio era quasi del tutto occupato dalla sua mole, restava ben poco posto per i visitatori. Cosa che probabilmente era voluta.

- Togliete quella roba di mezzo e sedetevi. Allora giovanotto come stai?
- Come uno che hanno preso a calci.


Rispose Malcom togliendo alcuni faldoni da una sedia e restando in piedi non sapendo che farci. Forster gli fece cenno di lasciarli su uno schedario, già straripante di carte pericolosamente in bilico.

- Ci sono novità?


Ramsay si sedette sul bordo della scrivania, dopo aver spostato alcune cartelline ricolme di fogli senza farsi scrupoli. Forster bevve con una smorfia qualcosa da un bicchiere di plastica, rabbrividendo:

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