Capitolo 11 - Click

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La campanella dell'intervallo suona e io faccio scivolare la sedia dietro di me partendo a grandi passi verso la porta. Mi costa molto ammetterlo, ma ho bisogno di Josh: devo chiedergli questa cosa.

Riesco a scorgerlo infondo al corridoio: sta per entrare in bagno. No, non proprio adesso!

È dall'altra parte del corridoio, non ci arriverò mai in poco tempo.

Provo a velocizzare il passo e il mondo si muove lentamente intorno a me, mentre io mi muovo veloce. Troppo veloce. Non è normale.

Le persone sono lente mentre io scivolo velocemente al loro fianco.

Riporto lo sguardo avanti a me e cerco di frenare. Impunto un piede a terra e Josh mi prende al volo.

-Non dovresti farlo in un luogo pubblico,- dice in sussurro.

Fare che cosa?

Non so neanche io che cosa è successo!

-Che cosa? Tu... Io... Tu eri...- non riesco a spiegarmi che cosa è appena successo, la mia voce è tremante.

-Non puoi utilizzare i tuoi "poteri" in pubblico, Erica. Altrimenti ci scoprono,- la voce di Josh è priva di emozioni, forse solo un po' frettolosa.

Annuisco, ancora incapace di capire che cosa ho fatto. Com'è possibile? Un secondo prima c'erano almeno trenta metri a dividerci e adesso sono a dieci centimetri da lui...

-Stai bene?- mi chiede prendendomi le spalle.

-Io credo... si...-

Non lo voglio guardare negli occhi, non a questa distanza ravvicinata.

Non riesco a sostenere quello sguardo freddo che mi pietrifica, o meglio, mi agghiaccia.

Gli prendo i polsi e glieli porto lngo i suoi fianchi. Riprendo a respirare normalmente facendo qualche passo indietro, guardando in basso.

Provo a concentrarmi e a formulare un pensiero coerente.

-Devo chiederti una cosa, è importante,- dico tutto d'un fiato.

Lui annuisce e infila le mani in tasca.

-Scusa,- comincio, scuotendo la testa freneticamente. -Ma che cosa è successo? Tu eri dall'altra parte del corridoio. Come ho fatto a raggiungerti?-

Avrei voluto chiedergli di Paolo, ma la mia bocca aveva iniziato a muoversi senza che io potessi fare pensieri coerenti.

Mi prende un braccio, senza cattiveria, e mi porta via.

-Come tutti i vampiri, i tuoi sensi, la tua forza e le tue capacità sono... migliori di quelle degli umani,- sussurra, eppure io lo sento benissimo. -Ma questi miglioramenti non si erano ancora manifestati del tutto perché non avevi ancora iniziato a... nutrirti come dovresti-.

Annuisco meccanicamente, ma non riesco ancora a capire.

-Sei un predatore. Tu sei il leone, loro le gazzelle,- la sua voce è ferma, con un pizzico di autorità.

Già, vedendola così sono un mostro.

Ma è quello che sono, d'altra parte: un mostro.

Mi gira la testa.

Che cosa ho appena fatto?

-Josh, io non...- non riesco neanche a terminare la frase, ma non ce n'è bisogno. Lui mi ha capita.

-Tu hai i sensi molto più sviluppati degli umani, chiaro? Udito, vista, olfatto, tutto. Anche le capacità fisiche e mentali sono più sviluppate.- 

Lo ascolto a bocca aperta e con gli occhi incuriositi di chi vuole sapere, come i bambini davanti alla spiegazione delle maestre.

-Tu sei più veloce degli umani. Sei una specie di flash, Erica,- la sua voce profonda è distaccata.

La mia espressione curiosa si accende come una lampadina. Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Io sono velocissima. Tutti i vampiri lo sono.

-Ah,- dico.

Non mi sono accorta che durante la nostra conversazione Josh mi ha portata sul tetto della scuola tramite le scale antincendio. Io sono appoggiata al cornicione e lui con le mani in tasca di fronte a me, a circa un palmo di distanza.

Ed è strano come anche se non mi sfiori, me lo senta addosso.

Sento le sue mani su di me, non come se lo desiderassi, ma come qualcosa che so che farebbe.

E allo stesso tempo sembra così lontano, dall'altra parte del mondo

-Erica, stai bene?- il rumore vellutato della sua voce taglia il filo di pensieri che scorreva fluido nella mia mente.

Annuisco lentamente, in modo quasi impercettibile.

Lo guardo negli occhi, scoprendo il ghiaccio più spesso e freddo esistente sulla faccia della terra, accompagnato da un profumo fresco di menta che penetra nei miei polmoni, non lasciandogli più aria.

E mi succede di nuovo, il suo sguardo mi pietrifica, m'immobilizza. Mi rende sua.

Non voglio essere sua, perciò abbasso gli occhi sui suoi zigomi, pallidi e ben definiti sul suo volto marmoreo. Poco più sopra, il volto è solcato da delle occhiaie violacee non troppo evidenti, come le mie.

Il mio sguardo è calato sulle sue labbra: fredde, carnose, desiderabili. Perfette.

Lotto contro tutta me stessa per annientare i brividi che stanno attraversando tutto il mio corpo, ma è inutile.

Improvvisamente, le sue labbra si fanno più vicine alle mie, per poi aggredirle con foga, ma senza violenza.

E ci mangiamo le labbra, prima lentamente, poi con più passione. Le sue mani mi circondano la vita, mentre le mie premono contro il suo petto per allontanarlo, ma allo stesso tempo stringono la stoffa della sua maglietta.

Finalmente, riesco a trovare tutte le forse necessarie ad allontanarlo, quel tanto che basta per vedere i suoi occhi un'altra volta..

Qualcosa nel suo sguardo è cambiato, come se si fosse acceso qualcosa.

Non sono più freddi ed impenetrabili. Ora sono tranquilli, color cielo.

Quel cielo limpido che si vede solo al mare d'estate.

Come se qualcosa nel suo cervello abbia finalmente fatto click e le luci si fossero accese.

L'interruttore delle emozioni, è stato acceso.



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