Capitolo 8 - Predatrice

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Continuo a fissare l'entrata del locale senza sapere che cosa succederà.

Non so che devo fare.

Guardo Federico con occhi smarriti per ricevere istruzioni.
I suoi occhi sono ritornati brillanti e il suo sguardo caldo.

-Ho bisogno di una mano...- insisto.

Lo guardo, anzi lo fisso, così intensamente da abbattere il muro tra me e la sua anima, chiamato carne.
Come se potessi leggergli dentro.

-Come, non hai visto?- sorride.

Scuoto leggermente la testa. Sono persa e lui se ne accorge.

-Va bene, allora: ti avvicini a un ragazzo, che sia tanto ubriaco mi raccomando, e poi inizi a provarci con lui...- mi spiega.

Pendo dalle sue labbra, come un bambino quando ascolta il papà che gli racconta la favola della buona notte.

Cerco di far penetrare ogni parola nel mio cervello perché è una cosa che d'ora in avanti farò sempre e non posso permettermi di sbagliare.

-Poi devi mirare alla giugulare- allunga il collo di lato e m'indica dove devo attaccare.

Inizio a tremare. Il respiro esce spezzato dalla mia bocca. Non è semplicemente paura, perché la paura è riservata alle cose normali: a un'interrogazione a sorpresa per la quale non hai studiato. E questa non è una cosa normale.

Credo che quello che provo si possa definire terrore.

-Puoi farcela- mi dice.

Appoggia entrambe le mani sulle mie spalle e mi guarda negli occhi.
Mi accorgo solo sotto al suo contatto che stavo tremando.
E ora è finita, sono bloccata, legata alle sue mani per sempre.
Non mi sposterò mai da qui senza di lui. Ma devo.

Il mio sguardo scivola lentamente dai suoi occhi, vivi dorati, alle sue labbra, sono rosee vivacizzate dal sangue che ha appena ingerito, come una droga.

Le sue mani scendono lungo le mie braccia, nel medesimo momento un brivido mi sale fino alla base della testa, o forse era solo una sensazione.

Mi prende le mani stringendole. Sono fredde, come le mie. Rialzo lo sguardo e mi perdo nell'oro più puro che ricade in un vuoto, un solco nero che ingoia tutto.

Porta lentamente le mie mani vicino alle sue labbra perfette e le bacia delicatamente.
Aspetto con ansia il rossore che dovrebbe invadere le mie guance da un momento all'altro. Ma non succede.

Non può più succedere.

Inclina appena la testa verso il basso e inarca leggermente le sopracciglia tenendo gli occhi fissi nei miei.
Accenna un sorriso inclinando solamente un angolo della bocca. La paura che mi aveva agghiacciato si è sciolta ed è sgorgata via dal mio corpo.
Ingoio il groppo in gola che m'impediva di parlare.

-Okay, vado-, la mia voce non trema più.

Lui annuisce e prima di lasciarmi, indirizza le mie mani verso la folla. Mi avvio a passo deciso scegliendo da subito la mia vittima.

Un ragazzo con i capelli scuri mi da le spalle, ma riesco a percepire l'odore di alcool che emana da un chilometro.

Mi avvicino e ogni paura sparisce, adesso domina l'istinto del predatore.
Il ragazzo dalla corporatura robusta e ben definita è ormai a pochi passi da me.
Gli tocco la spalla e avvicino le mie labbra al suo orecchio.
Lo richiamo con la mia voce più seducente, stupendomi del risultato.

Lui si gira, mi guarda con approvazione e malizia mischiate.
Il suo odore pungente dovuto all'alcool mi da la nausea, ma mi faccio forza e continuo.

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