Capitolo 5 - Sangue

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Isabella continua a imprecare contro il contenitore di sugo, mentre io sto ferma a fissare la goccia di sangue che si allarga lentamente sul suo dito.

Nella mia testa c'è un tornado di pensieri.

La vedo portarsi il dito alla bocca per farlo smettere di anguinare.

Inizio a camminare velocemente fuori dalla cucina, mentre l'istinto lotta contro la forza di volontà.

-Cari, dove vai?- sento provenire la voce dalla cucina.

Ingoio il groppo in gola.

-Ho bisogno del bagno- taglio corto, quasi ringhiando.

Chiudo la porta del bagno a chiave dietro di me, con un movimento veloce.

Mi appoggio alla porta e scivolo lentamente a terra. Riesco ancora a sentire quel profumo inebriante, che m'invade i sensi.

Respiro affannosamente, mentre osservo la stanza piccola e tirata a lucido.

Delle mattonelle bianche e fredde costituiscono il pavimento, mentre le pareti sono rivestite da piccoli pezzi di mosaico azzurro. La finestra è aperta e la tendina di pizzo bianca viene mossa da una leggera brezza.

Guardo i miei capelli appena acconciati per distrarmi, ma non mi aiuta: il colore rosso mi ricorda solo quello del sangue.

Mi alzo di scatto, ancora un po' scossa. Ho sete, tanta sete. Ho paura di vedere la mia immagine nello specchio, così mi lavo la faccia, vedendo il trucco che, piano piano, abbandona il mio viso.

Provo a bere l'acqua del rubinetto, ma non placa la mia sete. E' una sete diversa.

Non voglio nutrirmi in quel modo. Non l'ho mai fatto da quando Josh mi ha trasformata, che anche se è poco meno di una settimana, mi sembra un'eternità. Sono decisa a non farlo. Ma ogni giorno che passa, è più difficile.

-Non puoi rinnegare così la tua natura.-

È ovvio: parli del diavolo e spuntano le corna.

La voce perfetta è seguita da una risata maligna, un po' trattenuta.

Prendo l'asciugamano che sporge vicino al lavandino, per asciugarmi il viso.

Il mio naso riesce a riconoscere perfettamente quell'odore che stuzzica in modo impressionante il mio senso dell'olfatto.

-E tu non puoi rinnegare la tua piccola parte di umanità-, affermo io, con l'asciugamano stretto tra le mani e le spalle ancora rivolte verso di lui.

Sa che mi sto riferendo a quello che ha fatto davanti al parrucchiere.

Mi giro lentamente per guardarlo in faccia: è appollaiato sul bordo della finestra e ha scostato la tenda. Si è fatto serio. Ha gli occhi color sangue, come i miei.

Fa un respiro profondo, gustando l'odore di sangue che proviene dalla cucina e inclina leggermente un angolo della bocca per il piacere di sentirlo.

Mi rivolge un sorriso con tanto di zanne, bianche ed affilate. È incredibile: anche con quell'aspetto da mostro, è affascinante.

-Cosa credi di fare?-, sogghigna.

Non rispondo, non serve.

-Vuoi spaventare un gatto, e poi?-, mi provoca.

Come fa a sapere del gatto, mi ha spiata?

Probabilmente.

-Non voglio nutrirmi di sangue umano-, dico secca.

-E non lo fai perché...?-

Non lo so, credo per morire e perchè mi fa schifo l'idea. Non voglio essere un'assassina.

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