Chapter 33

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POV ARI

Le cose stavano precipitando da quando abbiamo scoperto il progetto dei ragazzi. Ha colpito tutte e tre come una pallottola nel petto, ma ognuna di noi la vive diversamente dall'altra. Mi trovo a lavoro, in questo momento non ho neanche la testa di fare qualsiasi cosa. I miei pensieri sono altrove mentre il mio corpo è fermo qui. Diego ha cercato, in ogni modo, di parlare con me per poter chiarire e spiegare i dettagli, ma non volevo saperne. Ero accecata dal dolore e dalla rabbia, vedevo solo nero e ascoltare le sue parole non avrebbe aiutato.

Sto uscendo ora dal lavoro, abbiamo deciso di chiudere prima data la poca clientela quel giorno. Pioveva, tanto, forte e io avevo dimenticato l'ombrellone come mio solito

"Ci si vede domani, Arianna"

"A domani"

Venire ogni giorno qui, per lavorare, riusciva a distrarmi almeno di poco da ogni mia emozione ma in alcuni casi, esattamente come oggi, non riesco a pensare ad altro. Mi guardo intorno per poter capire come arrivare alla fermata, della metro, non zuppa ma almeno un po' asciutta.

"Ti prego, dammi una sola possibilità di parlare"

Mi blocco dopo pochi passi in avanti, sentendo il rimbombo di quella voce nella mia testa che continuava a provocarmi uno strano formicolio nello stomaco. Mi faceva ancora lo stesso effetto, niente è cambiato ma la mia testa continua a mantenermi a debita distanza da lui. Mi volto per guardarlo e mi soffermo ad osservarlo per un paio di secondi, dando peso ai dettagli che lo componevano. Fradicio a causa delle gocce di pioggia, triste a causa degli accaduti, distrutto dalle notti insonne, divorato dai pensieri notturni, oppresso dai sensi di colpa

"Quante volte devo dirti che non mi importa più? Cosa devo fare per non vederti più, Diego? Devo cambiare città per caso?"

Lo so, poteva fare male sentire queste parole, facevano male anche a me pronunciarle soltanto. Faceva anche male ricordare tutto quello che avevamo passato per poi buttarlo via con una semplice cosa

"Non devi cambiare città, ascoltami soltanto"

Vederlo in quello stato mi rendeva piccola piccola e fragile, tanto da non riuscire ad urlargli contro tutto quello che mi ha provocato in quei giorni pieni di sofferenza nascosta. Mi fermo lì, sotto la pioggia, e lo osservo mentre inizio a sentire i miei vestiti aderire al mio corpo

"Non avevamo intenzione di usare voi per il progetto, volevamo rifiutarlo"

"Perché non l'avete fatto?"

Non riuscivo a dargli il tempo di finire una frase, tante erano le domande che avevo senza risposta.

"Perché rischiavamo di perdere il posto in agenzia"

Rimango per un attimo incredula a quelle parole, non poteva essere realmente così. Davvero Corinne sarebbe arrivata a tanto? Chiudo gli occhi per qualche secondo mentre scuoto la testa, cercando di assimilare ogni parola che, nell'arco di dieci minuti, ho sentito
Mi avvicino a Diego continuando a guardarlo con rabbia e dolore, esattamente come quel giorno

"Potevate dircelo. Potevate semplicemente confidarci il progetto e il motivo per cui dovevate farlo. Quindi quello che hai detto all'evento cos'è? Parte del progetto o era tutto vero? Dimmi Diego, illuminami. Di ogni cosa fatta, di ogni piccola parola, cosa non faceva parte di questo progetto?"

Mi ritrovo ad urlargli contro, di nuovo, in mezzo alla strada che ormai è vuota. In mezzo alla pioggia che continua a diventare sempre più forte e continua ad infrangersi sulla nostra pelle. Lo guardo per qualche altro secondo, non ricevendo risposta alle mie domande, e prima di voltarmi per potermene andare a casa mi avvicino a lui ancora di più

Your smile is mine//Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora