CHAPTER 3.TWO

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"Mamma? Dormi ancora?". Cavolo, ci siamo ri-addormentate. Non arrivo a contestualizzare la voce che Teo entra in camera e ci vede in una situazione abbastanza inequivocabile, in più noto che il dildo si trova ai piedi del letto in bella vista. "Oh...cavolo! Scusate io non..." esce rapidamente dalla stanza correndo in camera sua. Merda! Sposto Najwa da sopra di me, mi alzo e mi vesto velocemente con abiti presi dal suo armadio e lo seguo. "Teo, Teo aspetta!". Lo raggiungo ed entro in camera sua. "Possiamo parlare?" gli sussurro. Annuisce, allora entro e chiudo la porta alle mie spalle, mi siedo al suo fianco e inizio a parlare. "Mi dispiace, non avremmo dovuto farci vedere in quella condizione, prometto che non succederà più." lui mi guarda un po' scosso: "Non preoccuparti, è che...che non ci sono abituato a vedere mia mamma da questo punto di vista. Ecco sì...cioè...nuda, con una donna...a fare cose..." "Teo è comprensibile, scusami. Mi dispiace davvero tanto. Non volevamo assolutamente tu ci trovassi così è che ci siamo addormentate e...si è fatto tardi". Annuisce e accenna un sorriso. "Posso abbracciarti, va tutto bene?" gli sussurro un po' preoccupata della sua risposta. Non risponde a parole ma si avvicina e mi abbraccia forte. "Wow che belli gli amori della mia vita insieme, lasciate che vi scatti una foto". Era Najwa, a quanto pare si era svegliata e mi aveva seguito. Io e Teo iniziamo a ridere e rimaniamo abbracciati per il tempo della foto. "Vi lascio soli, vado a preparare la colazione" dico alzandomi e uscendo dalla stanza, lasciando Teo e Najwa soli per poter chiarire meglio. L'ultima cosa che vorrei sarebbe farli discutere. Hanno un rapporto così bello. Scendo di sotto e trovo una strana busta sul tavolo della cucina: "Per una lesbica di merda". Alejandro, solo lui aveva chiamato così Najwa. Mi permetto di aprirla e dentro c'è un biglietto: "Presto tutti sapranno la persona che sei, dimenticati il tuo lavoro". Mi siedo e mi metto le mani sulla fronte.

"Ehi che hai? Sei scossa anche tu da questa mattina?" dice Najwa vedendomi in quella condizione. Alzo lo sguardo e scosso la testa porgendole il biglietto e la lettera. Lei sbianca mentre legge tutto ciò e si siede nel divano. "Che figlio di puttana!". Mi avvicino a lei senza esagerare. Cosa possiamo fare ora? Lei ci tiene davvero tanto al suo lavoro, non vorrei mai lo perdesse, soprattutto per causa mia. "Dobbiamo parlare con Alejandro, posso andarci io?" le dico sperando in una risposta affermativa che ovviamente non arrivò: "Non pensarci nemmeno per scherzo. È matto. Potrebbe farti del male!". Ha ragione, potrebbe. Ma preferisco faccia del male a me che a lei o ancora peggio, a Teo.


Parties and memories - najwantosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora