1

928 32 3
                                    

Un altro salto nel tempo. Questa volta da solo, non per sventare in altra imminente apocalisse, ma per sfuggire alla dura realtà, quella che chiamavano gli altri normalità ma che per lui non lo era mai stata, gli stava stretta come un paio di jeans vecchi che non vengono indossati da anni. Non aveva idea in che anno si fosse cacciato questa volta non sapeva se fossa andato in avanti o in dietro, non gli importava voleva solo stare solo per un po', voleva trovarsi per una buona volta in pace con se stesso e smettere di essere la persona che tutti si aspettavano che fosse,  "ragazzino arrogante" gli dicevano tutti, e lui non poteva dagli torto era uno stronzo ma a gli andava bene così, farsi le ossa nel apocalisse non era semplice, e tornare indietro nel tempo e tornare a essere un ragazzino lo è ancora di meno.
Era atterrato in un vicolo buio, cadendo dalla nube bluastra proprio sui i suoi piedi e sentendo subito una fitta alla caviglia sinistra so alcuni cadere sedendosi sul marciapiede e subito appoggio la mano sulla sua povera caviglia che adesso gli faceva un male cane non ci volle molto per capire che fosse slogata anche se l'idea che si fosse completamente rotta non gli sembrava così sbagliata "e impossible che una semplice slogatura faccia così male" penso, per poi imprecare nel buio. Con ancora la caviglia dolorante si tirò su, non sapeva quanto sarebbe rimasto lì giorni? Mesi? Anni? Ore? Non gli importava più di tanto, sapeva che i suoi fratelli non avrebbero sentito la sua mancanza, era stato assente per anni e loro erano andati avanti con la loro vita è quella di alcuni non faceva così tanto schifo, sapeva che se la sarebbero cavata anche questa volta in un modo o nel altro. Fece qualche passo zoppicando verso l'uscita del vicolo, e quando ne fu completante fuori si guardò intorno alla ricerca di indizi, la strada era deserta e i negozi erano chiusi, i lampioni scarseggiavano e quindi là poca luce che c'era illuminava solo le macchine parcheggiate al lato dei marciapiedi. Si avvicinò alla vetrina di un negozio nel tentativo di scorgere qualcosa che potesse aiutarlo a capire qualcosa. Appoggio le mani sul vetro e cerco di intravedere qualcosa strizzando gli occhi e cercando di distinguere le ombre " ma che diavolo! Potevano mettercela una luce" penso prima che un colpo dietro la testa lo facesse cadere sul asfalto gelida privo di sensi. << Ma che diavolo hai fatto Mery >> disse una voce alle spalle della ragazza che aveva ancora in mano la mazza da baseball << stava provando a rapinare il negozio>> rispose lei nel tentativo di giustificare quel azione << non vedi che è un ragazzino!>> le disse il padre avvicinarsi al corpo, e controllandone il battito << fa qualche differenza?>> il padre questa volta la ignoro si carico il ragazzo in braccio e fece cenno alla figlia di aprire il piccolo negozio, e lei senza fare troppe storie lo apri << vediamo che ti sei fatto>> disse sotto voce mentre controllava che dietro la nuca del ragazzo sperando che non si fosse fatto troppo male << cosa ne facciamo di lui?>> chiese la ragazzina annoiata << di certo non possiamo portarlo a casa come un cane abbandonato, la mamma andrebbe su tutte là furie >> continuo lei sempre con tono superiore << potremo portarlo da zia Marlen, sono sicuro che li saranno prendersi cura di lui nel modo più adeguato>> disse il padre rispondendo alla ragazza << Ringrazia il Dio che non è morto! Se non ci troveremo con una accusa di omicidio, per di più di un ragazzino>>continuo il padre mentre la ragazza era impegnata a frugare nelle tasche del ragazzo nella speranza di trovare qualche moneta " cazzo questo non ha proprio niente" penso << che cosa fai! Adesso va in macchina e va a chiamare tua zia Marlen dille che ci sarà un nuovo arrivo>>

CONTINUA

QUESTO CAPITOLO È UN PO PICCOLO MA VI ASSICURO CHE GLI ALTRI NON LO SARANNO

𝚢𝚘𝚞 𝚊𝚛𝚎 𝚗𝚘𝚝 𝚓𝚞𝚜𝚝 𝚊 𝚗𝚞𝚖𝚋𝚎𝚛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora