Capitolo 10

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10.


Tutto era nero, purulento, febbricitante.

I venti sferzavano le auto, facendole dondolare come gondole sul Canal Grande a Venezia, in Italia.

O almeno, Mel pensava che dondolassero proprio così, visto che non ci era mai stata, pur desiderandolo molto.

Avevano preso in pieno una raffica di grandine, che aveva danneggiato ulteriormente le carrozzerie dei loro malandati mezzi ma, almeno, il radar doppler sembrava funzionare a meraviglia.

Ben nascosto nel cassone del furgone di Nelson, che guidava Jordie, il radar aveva iniziato a riportare, sul computer portatile di Wyatt, una serie di informazioni sulla tempesta in arrivo.

McAlester distava qualche miglio a est e, quasi sicuramente, sarebbe stata centrata in pieno.

Su questo, nessuno di loro aveva dubbi ma, grazie al radar doppler, erano riusciti a tracciare la sua direzione, avvertendo così la cittadina.

Ora, la tempesta si stava spostando furiosa verso nord-est, puntando come un missile teleguidato verso Oklahoma City e, tra Autumn e Robin, i cellulari fumavano.

Era un gran telefonare alle più importanti emittenti televisive, radiofoniche e alle locali centrali meteorologiche, per passare loro i dati riportati dal doppler.

Lucas e Melody, invece, studiavano attentamente l'avanzare del fronte, il suo svilupparsi, accrescersi, gonfiarsi e ruggire sopra le loro teste.

Il tornado avrebbe toccato terra entro breve, stando a quello che il radar stava ricevendo. E sarebbe stato un vero mostro.

Dovettero spostarsi almeno cinque volte, per evitare il percorso principale della tempesta.

Come loro, altri cacciatori di tornado si mossero lungo le interstatali, per non perdere di vista quello spettacolo.

Il cuore di Melody pompava sangue a tutta velocità, elettrizzato da quell'immane potenza, affascinato da quella forza dirompente e distruttiva.

Nulla di quanto aveva fin lì sperimentato surclassava quel momento, e condividerlo con Autumn era splendido.

Sapere quanto lui fosse interconnesso con quelle forze, quanto il suo stesso corpo vibrasse come una cassa di risonanza di fronte a un simile sfoggio di energia, la galvanizzò.

Si avvicinò a lui, avvolgendogli la vita con un braccio, mentre sbraitava al telefono per avvertire un gruppo di cacciatori troppo vicini alla scia della tempesta.

L'uomo le sorrise brevemente senza smettere di urlare e, quando finalmente mise giù, le disse a gran voce: «Allora, come ti sembra la tua prima esperienza sul campo?!»

«Bellissima!» esclamò lei, lanciando un'occhiata verso il cielo ringhiante e scuro.

«Si scatenerà nei prossimi due minuti, in quel punto laggiù, dove c'è quella quercia secolare. La eviterà di pochissimo, ma centrerà in pieno quella fila di tralicci, divellendoli» le spiegò Autumn, indicandole il panorama con aria competente.

Mel gli sorrise, stretta nel suo abbraccio protettivo e caldo, annuendo a ogni sua spiegazione e chiedendosi, al tempo stesso, cosa volesse dire per lui sapere ogni cosa in anticipo.

«Ti turba il fatto di non poter salvare tutti, di conoscere queste cose e non poterle dire apertamente?» gli domandò lei, alla fine della sua spiegazione.

Autumn si limitò ad annuire, senza dire nulla ma, da come la strinse a sé, Melody comprese quanto, quella consapevolezza, lo mettesse a dura prova.

Strong as a Storm - Volume 4 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora