Capitolo 11

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11.


Robin, a volte, era un vero stronzo.

Se non fosse stato per lui, non sarebbe mai andato a casa.

Se non fosse stato per lui, non sarebbe mai uscito dalla stanza di Melody.

Se non fosse stato per lui... non avrebbe avuto tempo per piangere un po' per conto suo.

Gli rodeva ammetterlo, ma aveva avuto bisogno di quel momento di pausa, dopo tante ore di panico assoluto.

Vedere Melody svenuta su quello stesso pavimento, che ora osservava come se fosse costellato di zanne acuminate, lo aveva quasi ucciso.

La corsa in ospedale non era stata meglio.

L'aveva osservata inerme, mentre la portavano in una delle salette dell'emergenza al pronto soccorso e, quando il medico se n'era uscito con quella frase orrenda, il suo mondo era semplicemente imploso.

Aveva una recidiva.

Il male oscuro che pensavano di aver debellato con chemioterapia e medicinali, era tornato sotto forma di leucemia, almeno stando ai primi controlli del sangue.

Se la vista dei medicinali antitumorali lo aveva insospettito – anche Erin li aveva presi, a suo tempo – quella conferma lo aveva quasi mandato al tappeto.

Leucemia. Certo, non quella che si era portata via Erin, ma era pur sempre una malattia terribile. Più di quanto, comunque, potesse sopportare.

Autumn si passò una mano tra i capelli ispidi, ormai dritti come erba secca – non ricordava nemmeno più quante volte vi aveva infilato le dita – e Storm uggiolò preoccupato al suo fianco.

Era seduto al buio, chiuso nella sua casa bunker, senza lasciar penetrare la minima stilla di sole. Non desiderava la luce calda del loro astro rosso e possente, ma solo poter sprofondare nel vuoto del dolore che lo stava già divorando.

Ben presto avrebbe raggiunto gli organi vitali, e di lui non sarebbe più stato recuperabile nulla, a parte una cosa, piccola ma importantissima.

Era quella l'unica particella di sé che voleva donare a Melody, perché potesse vivere.

Diversamente, perderla lo avrebbe ucciso. Stavolta, non sarebbe sopravvissuto.

Perché gli piacesse ammetterlo o meno, quello che provava per Melody andava ben oltre l'amore platonico che, per tanti anni, l'aveva tenuto imbrigliato al ricordo di Erin.

Perderla avrebbe significato perdere il senno, se stesso, ogni cosa, e un Guardiano dell'Aria non poteva permetterselo.

Il trillo del campanello lo sorprese, facendolo sobbalzare e Storm, ringhiando all'indirizzo della porta, si mise in posizione di attesa prima di uggiolare, sorpreso e confuso.

Autumn sorrise a mezzo – sapeva chi si trovava all'esterno della casa – e, nel levarsi in piedi, mormorò: «Non sbranare nessuno, Storm. E' la mia famiglia.»

Il lupo lo seguì comunque alla porta, pronto a proteggerlo e, quando lui aprì il battente, si ritrovò a fissare uno squadrone in piena regola.

Summer era splendente nel suo completo jeans e camiciola, e se ne stava ritta e fiera accanto a John, che le avvolgeva protettivo la vita.

Spring teneva in braccio Sunshine e Max, attento e paterno, non aveva occhi che per loro.

Ma fu Winter ad attirare la sua attenzione.

Strong as a Storm - Volume 4 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora