Avrei iniziato le ricerche dal vecchio bar. In fondo, era lì che per la prima volta l'avevo studiata. Non ricordo quanto tempo impiegai a ritrovare la strada. La mia volontà fece ingresso nel locale, ed è tutto. O, piuttosto, il locale si aprì alla mia volontà.
Riconobbi il vecchio waiter nel balenio vermiglio dei suoi occhi. Mi aveva già letto, sin dal mio ingresso in sala. Esaminandomi da dietro il bancone col sopracciglio inarcato, mi faceva cenno di avvicinarmi e porgergli la domanda.
"Dov'è Wanda?". Il volto del waiter s'impietrì nello stesso risolino di scherno che mi aveva attratto alla bisca, il giorno uno. Ci guardammo per alcuni minuti.
"Dov'è Wanda?"
Silenzio. Un silenzio fatto degli occhi rossi del waiter, del volgare chiacchiericcio di borgata, della luce infuocata che rimbalzava tra i mattoni schietti e il vetro prismatico delle bottiglie.
"Te lo chiederò un'ultima volta. Dov'è Wanda?"
"Tu Wanda non l'avrai mai."
Avvertii con lucidità dolorosissima le mie certezze franare, la mia identità dissolversi, il mio corpo e la mia mente finire in pezzi, e seppi che quanto più avessi tentato di ricomporre in unità i frammenti di specchio, fantasticando assoluti e incarnandoli in quella figura di femmina, tanto più sarei andato a fondo nel limbo di una notte senza fari.
La risata del waiter fu un tutt'uno con le mie urla rotte, e in un vortice d'alcolici fui ricacciato fuori dal bar.
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ADA- Bozze di un Anonimo
General Fiction"Che è la vita? Una frenesia. Che è la vita? Un'illusione, un'ombra, una finzione. E il più grande dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i sogni sono sogni [...]Che confuso labirinto è questo, di cui il pensiero non può rintracciare...