FILE 3: LA QUETE: DESCENSIO AD INFEROS Pt.2

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                                                                                                    *

Il vecchio aveva una lunga barba e occhi profondi. La sua rivelazione era stata lieve, piena di grazia; l' ombra perfetto continuamento della polvere e del mare. Seppi che dovevo interrogarlo.

"Elena. La riavrò mai? Rispondi, ti prego"

Nelle iridi violette roteava confuso il gioco delle carte. Fissò i suoi occhi nei miei; il suo enigma era il mio enigma, la sua risposta un luogo sconosciuto, parola di carne che io non comprendevo.

Poi, una mano si levò a indicare in lontananza. La collina in rilievo sul marmo dell'orizzonte, il nastro marino che si annodava e si snodava fino alla scalinata; poi, vivido, il nolo delle barche.

Un ultimo barlume viola e di nuovo il vecchio, la mano, il bar, tutta la storia, fino al principio. Cado, come corpo morto cade.

16/06/20...; 21:03

La foschia cinge i fianchi del monte come un amante caldo.

La scala è lunga; si arrampica verso la cima incidendo un'ellisse nella pietra antica. Le urla dei bambini giù al paese si mischiano ai conati del mare e dettano con essi la sinfonia del già visto.

Corro alla banchina.

L'occhio si lasciò annegare nel riflesso delle acque, poi mosse i suoi passi in direzione del molo, e fu la partenza. Il rombo sordo del motoscafo colmava l'aria di un tremore vago; il mondo era immobile. Soltanto i marosi apparivano vivi, anzi a tratti scalpitavano, irritati com'erano dal petrolio.

Giuditta. Rivivevo adesso, confusi nei sensi, le sue fusa baritonali e l'odore acre della sua pelle.

Il tramonto compiuto, vecchio quadro puntinista ucciso dall'umido. Permangono sulla tela qualche schizzo di arancio e un collare di stelle ancora timidamente accennate. Mi rivedo davanti la figura magra e angolosa:

"Walter..."

ADA- Bozze di un AnonimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora