Avrei dovuto abbandonarmi. Amarla, amarmi, io e lei, compenetrati in un identico desiderare. Non avrei mai dovuto mettere piede nel bar. Sapevo che l'avrei persa, che non sarebbe più stata mia. Lei mi aveva avvertito. In fondo chiedeva soltanto amore, e lo chiedeva per entrambi. Cazzo, Walter. Il caffè. Come diamine ti è venuto in mente. Studiarla...studiarla e sbranarla. Tu sei un pazzo, Walter.
"Così sei uno scrittore?"
"Così dice. Io no, decisamente, non mi considero uno scrittore. Ma per niente. Insomma, diamine, prendi un'idea, sminuzzala, abbigliati di un partito, cuci insieme i rimasugli, sii tronfio, o umile, che è peggio. No, io mi reputo un pagliaccio, tutto qui. Mi piace ribaltare i sensi, ecco tutto. Sono un agente del Kaos"
"Io ti pubblicherei". Lo dice, e la punta dello stiletto mi accarezza la coscia. Io così divento adorante, diamine. Lo sa, la troia. "Però copi, anche. Insomma, non rinunci a tirartela un po' con le letture che hai fatto".
"Ed ogni tanto mi do allo sballo, pure. Ho altro? Quel che conta è sopravvivere, mi pare. Cucirti un mito addosso è il minimo sindacale, se vuoi finire in copertina".
"Poeta".
Stupida vacca. Adorabile vacca. Vacca sacra. Sapessi io vivere, bruciare i miei fogli.
Si illanguidisce sulla bottiglia ben eretta e mi fissa con quei suoi occhioni liquidi. Come il sentore di una carne tremula. Bei seni materni. E' ormai raro che una femmina riesca a farmi arrossire.
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ADA- Bozze di un Anonimo
General Fiction"Che è la vita? Una frenesia. Che è la vita? Un'illusione, un'ombra, una finzione. E il più grande dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i sogni sono sogni [...]Che confuso labirinto è questo, di cui il pensiero non può rintracciare...