7.

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L'imbarazzo che aveva bloccato Ginevra non sembrava svanito, nonostante le continue carezze di Alessandro. Lui era stato sincero, le aveva detto che anche per lui tutto quello era nuovo e strano, ma le aveva anche detto che avrebbe fatto di tutto per questa stranezza, per goderne ancora. Ginevra aveva letto sincerità negli occhi di lui, ma c'era un qualcosa che la frenava. Alessandro lasciò libero il collo di lei e si allontanò un poco per guardarla in volto.

“Gin... vuoi... sì, insomma, vuoi che smetta?”

Lei posò le sue mani sudate sulle spalle di lui. Cosa voleva veramente? Che lui si allontanasse o che continuasse a baciarla? Stava iniziando ad odiarsi, dannazione! Per anni aveva sognato questo e ora se la faceva sotto dalla paura. Doveva prendere coraggio e lasciar uscire fuori la sua parte più irrazionale, quella che voleva fare l'amore con lui, quella che lo desiderava intensamente. Prese un profondo respiro e chiuse per un momento gli occhi.

“In camera... andiamo in camera”

Alessandro le baciò la punta del naso e sorrise.

“Come la mia gnappetta desidera” e senza ulteriori indugi, Alessandro si alzò e prese Gin per una mano, cercando di confortarla e di farla sentire a suo agio. Una volta arrivati in camera, Ginevra fece sedere Ale sul letto e rimase a fissarlo, ipnotizzata.

Quelle spalle ricurve, quegli avambracci tatuati e poggiati sulle ginocchia, quegli occhi verdi pronti a divorarla e quella bocca carnosa le appiccavano un fuoco dentro, alimentandolo minuto dopo minuto. Ma dietro quel fuoco, dietro quel desiderio c'era il timore di non piacergli, di non essere abbastanza. Certo, aveva avuto dei ragazzi, ma quello di fronte a lei non era uno dei tanti, era il ragazzo, quello che le aveva fatto battere il cuore per la prima ed unica volta e non voleva fare la figura dell'inesperta, di quella che non sapeva nemmeno dove mettere le mani.

“Gin o vieni qui o...”

“O...?”

“O credo che verrò nelle mutande”

Lo sguardo di Ginevra cadde sulla patta dei jeans e le scappò un sorriso. Non le sembrava vero! Lei, era lei a fargli quell'effetto. Qualcosa iniziava a smuoversi, lo stomaco stava iniziando a contrarsi ed il basso ventre avvampava. Fissare l'erezione di Alessandro, stretta e ben evidente, le fece serrare le cosce e d'istinto si leccò le labbra. Lui si accorse di quello sguardo famelico e deglutì rumorosamente.

“Gin... tesoro... se mi guardi così...”

“Non sto guardando... te”

Alessandro non rispose, ma si alzò ed iniziò a sbottonarsi i jeans.

“Cosa... fai?”

Ginevra si allarmò, tutta la tranquillità acquisita stava svanendo, lasciando posto all'ansia. Era arrivato il momento dello scontro-incontro e non poteva tirarsi indietro. Avrebbe voluto fare con calma, con i suoi tempi, ma lui non sembrava dello stesso avviso.

“Mi spoglio, così puoi guardarlo meglio” e sorrise strafottente. Ginevra capì che lui lo stava facendo per lei, che stava prendendo in mano la situazione per sbloccarla. I jeans toccarono terra ed il cuore di Ginevra scoppiò, insieme ai polmoni per la mancanza d'ossigeno. Si portò una mano sul petto e una sul viso.

Alessandro era nudo, dalla vita in giù e mostrava il suo attrezzo con fierezza.

“Ah... così mi offendi, piccola”

Ginevra stava andando a fuoco.

“Io...” il respiro continuava a venirle meno, ma d'un tratto sentì la terra mancarle sotto i piedi. Lanciò un urlo e si rilassò quando udì la risate di Alessandro.

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