13.

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Quelle sette parole riecheggiavano in ogni parte di lei, soprattutto nel suo cuore. Con il fiato ancora corto ed il sangue che scorreva prepotentemente nelle vene, Ginevra si teneva stretta ad Alessandro, mentre lui, ancora bisognoso d'amore, baciava e venerava il viso di lei. Erano sudati, tanto che Ginevra poteva benissimo sentire il sudore addensarsi nella parte posteriore del collo, e talmente stanchi da avvertire il bruciore alle gambe. Alessandro iniziò a tremare, ma con un ultimo sforzo portò Ginevra con sé sul divano, tenendola tra le sue braccia. Non azzardava nemmeno a mollarla, sembrava quasi che volesse incollarsi, cucirsi a lei.

“Ale...”

La voce di Ginevra gracchiava un po', riarsa e secca.

Si guardarono negli occhi, l'uno perso nell'altra, e Ginevra gli accarezzò una guancia.

“Ti ho seguita ieri notte. Averti visto con quel... montato, ho pensato che cercassi altrove quello che non riesco a darti io”

Sapevano entrambi di cosa si trattava. Ginevra voleva amore, del semplice affetto si era stancata. Si era messa in gioco, esposta... voleva che il suo amore fosse ricambiato. Voleva provare quel brivido nel vedere proiettato negli occhi di lui lo stesso amore che scorreva dentro di lei.

Amore, che strana parola. In fondo cos'è l'amore? E' quella cosa che muove il mondo, che lega le persone, che fa ridere e piangere allo stesso tempo. E' quella cosa che ognuno cerca, perché ti smuove dentro, ti fa vibrare. Amore è una semplice parola, composta da cinque lettere ma con un significato così profondo, così ampio che d'amore si può persino morire.

“Possono offrirmi tanti amori, io vorrò e vorrei sempre e solo il tuo” ed eccole di nuovo quelle maledette lacrime.

Alessandro strinse di nuovo Ginevra, la strinse forte, così forte che lei poté udire il groppo che scendeva dalla gola di Alessandro, librandosi nella cassa toracica e coinvolgendola.

“E' tuo Gin. E' sempre stato tuo”

Ginevra tacque.

“Hai tutto me. Il mio cervello ed il mio cuore sono tuoi, lo sono stati da quando mi hai sorriso per la prima volta. Quando ti ho tenuta stretta tra le mie braccia a lago, sotto le stelle ed in mezzo alla natura. Cazzo, quanto volevo baciarti quella notte!”

“Perché non l'hai fatto?”

“Perché eravamo solo migliori amici, ricordi?”

Ginevra baciò il mento folto di barba di Alessandro.

“Ho finto, recitato un copione. Nascosta, dentro di me, c'è sempre stata la donna bambina che si era perdutamente innamorata di te”

Gli occhi lucidi di Alessandro commossero Ginevra.

“Voglio questa donna bambina, la voglio per me. Non voglio condividerla con nessuno”

“Sono tua”

Per tutto il pomeriggio avevano indossato i vestiti con la stessa velocità con cui li avevano tolti, per cinque volte. Ginevra ci aveva rinunciato e aveva deciso di non mettere piede fuori casa, almeno non quella sera. Alessandro aveva sorriso, soddisfatto, e l'aveva tirata sotto le lenzuola. Si erano abbracciati, si erano raccontati e spiegati.

Ognuno aveva compreso e conosciuto l'altro, anche se s'erano sempre conosciuti. Evitava la creazione di muri, evitava incomprensioni.

Evitava l'allontanamento. Si erano addormentati poi, senza cena, senza vestiti ma con la certezza di esserci, di essere legati.

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