𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐐𝐮𝐚𝐭𝐭𝐨

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Era passato un ormai un mese da quando era arrivata sul monte Sagiri e [T/n] passava le giornate come poteva: aiutava in casa e faceva qualche lavoretto, poi, alcune volte, assisteva agli addestramenti di Sabito e Giyu, che sembravano migliorare s...

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Era passato un ormai un mese da quando era arrivata sul monte Sagiri e [T/n] passava le giornate come poteva: aiutava in casa e faceva qualche lavoretto, poi, alcune volte, assisteva agli addestramenti di Sabito e Giyu, che sembravano migliorare sempre di più.

Quel pomeriggio i due ragazzi erano in una radura accanto ad un ruscello a rilassarsi -momento più unico che raro- e la [c/c] aveva impiegato un po' a trovarli dopo aver udito dal maestro che avevano del tempo libero.

«Ehi, ciao! È raro non vedervi esercitare di pomeriggio!»

Sabito la salutò immediatamente, ma non si potè dire lo stesso del suo amico, che abbassò lo sguardo, senza spiccicare parola.  A [T/n] dispiaceva non essere ancora riuscita a fare amicizia con il corvino, evidentemente più timido e riservato.

«Abbiamo deciso di fare una piccola pausa.»

«Oh, allora non vi addestrate sempre fino allo sfinimento!» disse sorridendo.

«Questa è una piccola eccezione. Per migliorare bisogna superare i propri limiti.»

«Sono sicura che diventerete entrambi degli ottimi ammazza-demoni!» si voltò e afferrò il cesto che aveva portato. «Ho preparato dei mochi, pensavo che potessimo mangiarli durante un vostro momento di pausa. Direi di aver avuto un buon tempismo!»

«Mi sembra un'ottima idea!»

«S-sì»

[T/n] guardò Giyuu e lo incoraggiò a prendere un dolcetto.

Mangiarono in silenzio, i due ragazzi stanchi e impegnati a gustarsi quella deliziosa merenda, lei felice di aver dato un buon contributo. Stava cercando di rendersi utile nel tentativo di superare la morte del padre. Dormiva ancora con i nuovi amici, ma gli incubi erano quasi del tutto spariti e tenersi occupata la aiutava a non pensare.

Mentre addentava un mochi, la [c/c] pensò ad alta voce. «Qualche settimana fa il maestro Urokodaki mi ha chiesto se volessi iniziare ad allenarmi per diventare un'ammazza-demoni. Mi aveva anche detto di prendermi tutto il tempo necessario per pensarci.»

«[T/n],» Sabito le sfiorò una spalla, «lo sai che non sei costretta, vero?»

«L'allenamento è molto duro e sterminare i demoni è pericoloso» persino Giyuu, così timido e taciturno, l'aveva messa in guardia.

«Io... fino a qualche settimana fa non credevo neanche all'esistenza dei demoni... però voi sostenete uno di loro ha ucciso mio padre. E sempre qualche settimana fa ho scoperto che mia madre ha fatto la sarta solo per una piccola parte della sua vita e l'ha fatto per proteggermi.» Calde lacrime cominciavano a bagnarle le guance.

Una mano si posò sulla sua guancia e le asciugo le lacrime. Gli occhi color glicine di Sabito le sembravano così maturi per la sua età. «Non dobbiamo pensare al passato. Ormai siamo qui e non possiamo più tornare indietro.»

«Mia madre mi ha mentito per proteggermi, ma non è morta per colpa di un demone ma di un parto. E papà...» tirò su col naso «nemmeno lui è morto per colpa di un demone. Sembra solo che più si cerca di condurre una vita normale più questa sia pericolosa!»

«Non devi neanche sottovalutare i demoni.» insistette Giyuu.

«Lo so, ma entrambi i miei genitori sono morti per proteggermi. Non voglio che nessun altro muoia per questo motivo. Voglio diventare abbastanza forte da proteggermi da sola e proteggere anche chi mi sta vicino! È per questo che voglio diventare un'ammazza-demoni!»

Il corvino si alzò da terra, si spazzolò l'haori per togliere qualche ago di pino e si incamminò verso casa. «Dovresti comunque pensarci di più.»

Anche [T/n] si alzò, aveva il viso arrossato e le lacrime avevano ripreso a scorrere. «Cosa c'è?» urlò, «Pensi che non ce la possa fare? Che non sia abbastanza forte o che non lo possa diventare? Non sei tu che decidi per me e ormai ho già fatto la mia scelta!»

Il ragazzo neanche si voltò a risponderle, disse semplicemente in un sussurro portato via dal vento: «Dovresti solo rifletterci meglio.»

«Ehi! Non andartene! Ti sto ancora parlan-»

«[T/n], non preoccuparti, lascialo andare. Sta solo cercando di proteggerti, è fatto così.»

«Non fate altro che questo! Proteggermi! Tutti, nessuno escluso! Ma quando lo capirete che posso anche vivre da sola?»

Voleva solo dimostrare quelle parole, dimostrare che non erano solo sogni vani di una ragazzina, ma qualcosa che poteva avverarsi, peccato che in quel momento riuscisse solo a piangere.

Sabito la abbracciò. Un contatto caldo che lei non pensava avrebbe più ricevuto da quando era rimasta sola.

«Se è questo che vuoi davvero fare, se vuoi proteggere tutti... non sarò io a dirti quello che devi fare o no, se sei consapevole dei rischi che comporta. Tutti qui abbiamo una storia tragica alla spalle, bisogna solo imparare a superarla. Se vuoi diventare un'ammazza-demoni smetti di piangere e inizia ad addestrarti.»

In quel momento capì che era l'unica cosa che stava aspettando da un po': che qualcuno le sbattesse in faccia la realtà, ma che nonostante tutto non la fermasse ma, anzi, la incoraggiasse a seguire i suoi sogni e i suoi ideali.

Sì, i bambini che arrivavano al monte Sagiri erano decisamente costretti a maturare in fretta.

Quella stessa sera, prima che arrivasse il momento di ritirarsi nelle proprie stanze, [T/n] parlò con il maestro Urokodaki e gli chiese di addestrarla.

«Sono sicuro che sarai un'ottima allieva. Adesso vai a dormire, inizieremo domani all'alba.»

Angolo autrice

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Angolo autrice

La scuola mi sta uccidendo, ma per fortuna ci sono gli anime.

Qualcuno che guarda spy x family?

Lia~

𝐏𝐑𝐎𝐓𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 || Sabito Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora