Light, Camera, Action we go

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-Kim Kibum-

Il tuo primo ruolo come attrice protagonista. Quando ti avevano chiamata, per dirti che avevi ottenuto la parte, eri in treno, e non avevi nemmeno potuto urlare o esprimere la tua gioia in altri modi.
Ora eri lì, seduta sulla sedia che dietro portava il tuo nome, mentre la parrucchiera ti sistemava un po' le ultime ciocche ribelli.
Non avevi ancora visto la tua controparte maschile, ma sapevi il suo nome, Kibum. Un nome abbastanza comune.
Qualcuno ti toccò la spalla e tu, sentendo che la parrucchiera si scostò un poco, ti voltasti.
Un bel ragazzo con i capelli medio lunghi, neri, e un sorriso splendente ti saluto.
<Ciao, io sono Kibum>
Era davvero bellissimo.
<Ciao, io sono Y/N>
Quando le riprese iniziarono tra di voi non c'era ancora tanto feeling, ma riusciste a fare comunque un ottimo lavoro.
<Ehi, pensavo. Ti va di andare a prendere un caffè?>
Kibum, mentre si infilava il cappotto, ti aveva fatto, timidamente, quella proposta.
<volentieri>
Avevi risposto, mostrandogli un sorriso, che lui subito ricambiò.
Un piccolo bar si pose proprio sul vostro cammino, mentre vi stringevate nei vostri cappotti, cercando di infilarvici sotto anche la maggior parte del viso, per tenerlo al caldo.
La compagnia di Kibum era molto piacevole e te ne rendesti ancora più conto quando, seduti uno di fronte all'altro, con una bella tazza fumante di cappuccino fra le mani, che serviva anche un po' come scaldino per le falangi intorpidite, iniziaste a raccontarvi un po' della vostra vita: aspirazioni, progetti futuri, passioni e chi più ne ha più ne metta.
Kibum insistette per offrirti quella piccola leccornia, accompagnata dal caffè, che vi eravate concessi tra una scena e l'altra. 
Uscendo il ragazzo che camminava al tuo fianco, si offrì anche di accompagnarti alla tua macchina, per non farti camminare da sola in quelle strade di una Seoul che stava diventando, piano piano, sempre più buia. Il sole iniziava a scendere, pigramente, e, come per magia, le luci dei lampioni iniziavano ad accendersi, una ad una.
Arrivati davanti la tua macchina ti fermasti, voltandoti verso di lui.
<Grazie per oggi. Spero di poter ricambiare il caffè che mi hai offerto>
Kibum sorrise.
<Non ce n'è bisogno, davvero>
<Sono stato molto bene oggi>
Aggiunse.
Poi si accinse a cercare qualcosa nella tasca del suo cappotto che, ci avresti scommesso, era di una o due taglie più grandi.
<Questo è il mio numero. Scrivimi un messaggio quando arrivi a casa>
Prendesti il foglietto e ti chiedesti quando aveva avuto il tempo di scrivere quelle cifre su di esso.
Probabilmente quando eri andata al bagno.
<Lo farò>
Vi scambiate un ultimo, caldo, sorriso, e poi tu salisti in macchina, felice.
Kibum era un nuovo inizio.

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