Army

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-Park JungSoo-

Se ti avessero chiesto quale fosse mai stato il giorno più stressante di tutta la tua vita avresti riposto, senza nemmeno pensarci troppo, con la data di quel giorno: 29 luglio 2014.
Il lavoro era stato a dir poco snervante e la cosa che più ti faceva arrabbiare era che, una volta tornata a casa, saresti stata da sola, a mangiare il tuo ramen, mentre tutto attorno, il silenzio si plasmava attorno alla tua figura e ti faceva sentire dentro una bolla.
Da quando Leeteuk era partito per il sevizio militare quella casa era diventata così fredda, buia e silenziosa, che cercavi di passarci meno tempo possibile.
Ogni tanto lo andavi a trovare, sì, ma non era la stessa cosa. Quando tornavi in casa lui non veniva sulla porta ad abbracciarti e, mentre posava un leggero bacio sulla tua testa, ti chiedeva: "com'è stata la tua giornata?". E, ancora peggio, se la tua giornata era stata pessima, proprio come quella appena trascorsa, non ti prendeva in braccio, portandoti sul divano e coccolandoti un po', fino a farti tornare il sorriso.
Quel giorno avresti dovuto cavartela da sola, magari avresti guardato un film, uno dei tuoi preferiti, per cercare di risollevarti il morale. Leeteuk era una parte fondamentale per te, senza di lui ti sentivi persa.
I due anni, però, di servizio militare stavano giungendo al termine e tu, sul calendario che tenevate in cucina, avevi iniziato a contare i giorni che mancavano a quel fatidico giorno, in base alla data che lui ti aveva dato. 37 giorni, per l'esattezza. Erano davvero troppi.
Chissà quante altre giornatacce avresti passato in quei 37 giorni che ancora vi dividevano.
La tua macchina, ormai, percorreva quasi in totale autonomia il tragitto lavoro-casa e tu, che solitamente adoravi guardare i dettagli dei luoghi che ti stavano attorno, avevi perso qualsiasi tipo di interesse nel fare attenzione a ciò che ti circondava su quella strada che, volente o nolente, avevi iniziato ad odiare.
Eri talmente immersa nei tuoi pensieri che, parcheggiando, nemmeno avevi notato quell'auto, parcheggiata poco più avanti, che somigliava a quella di Leeteuk.
E, successivamente, non avevi nemmeno dato peso al fatto che, mentre giravi la chiave nella toppa, essa aveva fatto solo due giri completi, e non quattro, come era solita fare quando chiudevi la porta per andare al lavoro.
Sbarazzarsi delle scarpe eleganti a fine giornata che, per motivi lavorativi, eri obbligata a portare, era sempre una delle sensazioni migliori del mondo.
Appoggiasti, poi, la borsetta e la giacca all'attaccapanni.
Ti girasti, pronta per andare ad infilarti qualche vestito comodo, per poi poter cenare quando, d'improvviso, la luce del salotto si accese, rivelando un ragazzo alto con indosso ancora l'uniforme militare, che avresti riconosciuto fra mille.
Lui sorrise.
Quel sorriso che ti aveva fatta innamorare la prima volta, e tutte quelle venute dopo.
Eri immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Avresti anche giurato che pure il tuo respiro si era bloccato.
<Che fai? Non mi saluti?>
<JungSoo>
Avevi sussurrato, mentre qualche piccola lacrima di gioia lasciava i tuoi occhi.
Leeteuk ti strinse a lui, e tu avresti voluto soltanto che quel momento durasse per sempre.
Ti aveva raccontato una piccola bugia, le così dette "bugie bianche", per poterti fare una sorpresa al suo ritorno dal servizio.
<Allora, raccontami un po', com'è stata la tua giornata?>
Leeteuk si comportò come se non se ne fosse mai andato.
Mentre ti guardava negli occhi, con quel suo meraviglioso sorriso, e con il pollice ti asciugava le piccole lacrime solitarie, che ancora percorrevano il camminano fatto da poco dalle loro simili, ti sentivi come se avresti potuto affrontare qualsiasi tipo di situazione, anche la peggiore.
<Ora è decisamente fantastica>
Forse, dopotutto, quel 29 luglio 2014, non sarebbe passato alla storia come peggior giornata della tua vita.

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