Chapter 24

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Maggie's P.O.V.

È ormai notte fonda e io e Najwa stiamo tornando dopo una nottata tra un bar e l'altro. Rido quando noto che non riesce a trovare le chiavi.

"Le ho io"

Rido, poi lei le prende sorridendo e una volta aperta la porta mi afferra i fianchi. Il suo tacco la chiude dietro noi. Siamo nel buio totale, e non riusciamo a smettere di fare le idiote in un hotel probabilmente occupato da parecchia gente che cerca di dormire e che vorrebbe ucciderci. Sento le sue mani alzarmi lentamente il vestito e la sua fronte poggiare sulla mia. Inizia a dondolare trasportando il mio corpo con il suo.
Il suo respiro caldo mi invade il viso. Le sue labbra sfiorano le mie senza toccarle, ma mi permettono di respirare insieme a lei.

"Maggie, Maggie"

La sua voce profonda già mi dà brividi. Le mie braccia legate al suo collo mi fanno muovere con lei. Una sicurezza mai provata prima. Non è come un uomo, non quel tipo di sicurezza..con lei è tutto diverso, mi ha dato un mondo che non pensavo esistesse..e ancora vivo in uno stato che non credevo si potesse avverare.

"Cosa mi hai fatto.."

Sussurra ancora.

"Cosa ho fatto?"

Le chiedo a bassa voce.

"Sei riuscita a farmi piacere..a farmi piacere la vita"

Il cuore ricomincia il suo ritmo accelerato, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Nonostante siamo entrambe arruffate e intrecciate dopo una nottata fuori, le sue parole sono più lucide che mai..

"Davvero?"

"Giuro..non sono troppo ubriaca, Maggie"

Sdrammatizza, ma la sua voce rimbomba ancora nelle mie orecchie. La bacio, la bacio forte e poi affondo nel suo collo profumato, le sue dita che mi stringono a sé.

"A letto?"

"Sì..a dormire"

Dico, evitando il suo sguardo ironico. Ormai era davvero usuale trovarci nel letto per fare più sesso che dormire per ore ed ore, ma chiaramente in questo momento eravamo più stanche del solito. Le afferro la mano e dopo averla spogliata l'aiuto a mettersi sotto le lenzuola, dopodiché mi stendo accanto al suo corpo chiaro.

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Mi sveglio e Najwa non è con me. Alzandomi sui gomiti la scorgo davanti allo specchio del bagno, si sta truccando. È così bella...solo nel suo intimo nero e le sue dita lunghe che tengono ferma la matita.

"Ti sei svegliata presto"

Dico con la mia voce addormentata. Sorride prima di voltarsi, poi finalmente i suoi occhi si proiettano nei miei.

"Abbiamo l'aereo stasera e non voglio che i piani vadano male"

La sua mania di controllo riprende possesso di lei..e lo trovo tenero.

"Hai così tanta voglia di tornare?"

Le chiedo gettandomi sul letto con le braccia spalancate.
Sento i suoi piedi avvicinarsi, in secondi la sua faccia da cerbiatto è affacciata sulla mia. Sembra stia per dire qualcosa, invece si sporge per baciarmi lentamente. Il suo sapore è delizioso in qualsiasi momento della giornata.

"Assolutamente no"

Mi dice, mentre le sue dita tengono stretta la mia guancia.

"Ma ho un figlio.."

Riprende. La questione ancora mi manda un po' giù sapendo che ricevere un rifiuto da parte del figlio possa farle capovolgere le idee in testa, infondo è già successo.
Si scosta da quella posizione e ritorna a vestirsi.

Qualche ora prima del volo prendiamo un drink al bar sotto l'hotel. Mentre discutiamo le squilla il cellulare, così poggia la sigaretta e guardando lo schermo con ansia si affretta ad alzarsi e chiudersi in bagno. Mi lascia lì.

Quanto torna le chiedo cosa sia successo.
Sembra terribilmente distratta, anzi..in panico. Mai vista così..

"Niente... è Teo, non capisco che cazzo gli prenda con quel tono incazzato ogni volta"

"Che ti ha detto?"

"Torna stanotte, quindi dovrei trovarlo a casa"

"Nulla di male allora..no?"

"Dovevi sentirlo, deve farmi pesare una cosa così"

"Una cosa così?"

"Sì, Maggie...noi"

"Si chiama relazione, Najwa..sono la tua ragazza, ricordi?"

Riprende la sigaretta che riaccende una volta che è intrappolata tra le sue labbra.  Annuisce e una sua mano le tocca la fronte.

"Non puoi continuare ad avere paura"

"Paura di che?"

"Hai chiaramente paura di sapere che ne possa pensare lui.."

"Non capisci Maggie"

"Non capisco?...sono mesi che cerco di averti per me, ma sei costantemente tirata via dalla paura, è chiaro. Se stai bene con me non c'è un motivo per averne, non continuare a metterti dietro di lui.."

"Non dirmi cosa fare con mio figlio"

Mi ordina scuotendo la testa, figuriamoci se capisce quello che intendo. Dubito davvero di me, se si tratti di una cosa che non potrò capire veramente, ma d'altro lato realizzo che quello che dice non è altro che un atto di menefreghismo nei suoi stessi confronti.

"Non ti sto ordinando niente, Najwa...ma tu stai dubitando me e te per lui. Posso davvero rischiare di perdere questo se non accetta come tu vuoi avere la tua vita?"

Dopo aver alzato troppo il tono, mi guardo intorno mi riordino sul mio posto. Fortunatamente nessuno troppo occupato ad ascoltarmi.

Non mi risponde..sento il sangue fermarsi nelle vene. La sera prima mi ringrazia per renderle la vita quella che è..e ora sta davvero mettendo in dubbio la nostra relazione. Siamo arrivate fino a qui, sembra che una torre altissima da mille pezzi stia crollando.

"Rispondimi"

Le dico seria, ma niente, neanche mi guarda. Con la sigaretta a penzoloni tra le dita osserva il pavimento, la sua mascella si sta impegnando, ma non dice una parola.

Sbotto e mi poggio nuovamente sulla mia sedia.

"Non ci credo...che senso ha iniziare qualcosa se non hai il cazzo di coraggio di viverla?"

Mi ritrovo di nuovo inclinata sul tavolo, le mie mani stringono il legno, non riesco a rinunciare a tutto..non posso, ma lei?..che faccio se neanche ha il coraggio di rispondermi?

Sembra una persona totalmente diversa. Quante volte mi sono adattata ai suoi sbalzi d'umore, ai suoi alti e bassi troppo alti e troppo bassi. Quante volte sono stata io quella pronta a cedere. Quello che aveva fatto ieri sera baciandomi davanti all'intera folla, ora sembra non avere senso. Poi ricordo che si tratti di Najwa, è fatta anche di impulsi e decisioni affrettate..e forse, nonostante quello fosse un bellissimo momento di lucidità per entrambe, ora la paura di perdere suo figlio e di averlo fuori dalla sua vita la consuma viva.

Dopo un minuto di silenzio afferro la mia borsa e mi alzo, ho bisogno di tempo per me stessa.

"Apparentemente dovevi essere fottutamente ubriaca ieri notte"

Le dico, poi esco fuori dal bar.

Non mi chiama, non mi segue, sta lì con la mano che di tanto in tanto le passa sulla fronte. Ho deciso di non impegnarmi a immedesimarmi nella sua testa ogni volta che una cosa così succede. Poi la paura che forse si tratti di un'ultima volta mi invade lo stomaco, ma non mi fermo, rimango composta e sospirando alzo la mano per chiamare il taxi.

AmmettiloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora