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-Narratore esterno-

"Vieni a casa mia."

Lui era lì, sul suo letto, e quella era almeno la decima volta che rileggeva quel messaggio.
Era impossibile, non poteva essere stata lei a scriverlo.
Fino a qualche secondo prima lo aveva letteralmente piantato in asso, non rispondendo alla sua domanda nel messaggio, mentre adesso...

Adesso sembrava decisa.

Ed era proprio questo che lo faceva insospettire, ma sapeva che non poteva restare lì con le mani in mano. Infondo lo aveva chiesto lui il permesso per andare a farle visita, quindi perché farsi così tanti problemi?

Dovrei andare?
Si ripeteva la stessa domanda da almeno dieci minuti, ma il suono di una nuova notifica lo fece risvegliare dai suoi pensieri.

Kasumi
Tarda qualche minuto,
sono ancora in pigiama.

Lui non rispose al messaggio, semplicemente ripose il telefono nella sua tasca.
Aveva ancora qualche dubbio su ciò che stava accadendo, ma aveva voglia di vedere quella ragazza.

Già, ne aveva voglia.
Lei lo aveva mandato totalmente in confusione. C'erano momenti in cui sembrava interessarsi di lui, e momenti in cui sembrava che non gliene importasse niente di ciò che faceva o di ciò che pensava, certe volte gli prestava attenzione, altre volte lo trattava come se non esistesse.

Eppure lui non stava pensando minimamente a tutto questo, credeva di avere una possibilità per riuscire ad ottenere la fiducia della ragazza, traguardo che sembrava molto difficile conoscendo il suo carattere, ma qualcosa gli diceva che sarebbe stata una passeggiata, solo seguendo le mosse giuste.

Lo desiderava tanto.
Sapeva benissimo che ogni passo falso sarebbe stato un motivo per far saltare tutto in aria, e non doveva assolutamente compierne, per riuscire nel suo intento, ma soprattutto per il bene di Kasumi.

Il suo bene.
Era forse una delle persone più sensibili che avesse mai conosciuto, ma questo era solo uno dei tantissimi motivi per cui doveva fare attenzione a non farla stare male, non di nuovo.

Non sapeva esattamente se era stata male per lui, o per se stessa, dopo quella scena a casa di Kai, ma sapeva che aver ottenuto il suo perdono era stato un miracolo, sul serio.

E non potranno essercene di nuovi, quindi se prima aveva avuto un po' di fortuna solo con qualche scusa, adesso doveva impegnarsi, e forse anche sudare, per vedere il suo piccolo e breve sorriso sul suo volto.

Subito scese dal letto con un balzo, date le sue lunghissime gambe, e si diresse verso l'armadio per scegliere qualcosa da indossare.

Insomma, non doveva presentarsi come un figurino, il suo narcisismo gli diceva che sarebbe stato perfetto anche con una semplice tuta e una maglietta, ma stranamente l'impressione che avrebbe fatto a qualcuno gli interessava per la prima volta.

Optò per dei pantaloni neri, accompagnati da una camicia color blu, un po' troppo vecchia, dato il suo colore ormai sbiadito, ma era comunque adatta a completare l'abbigliamento.

Si piazzò in seguito davanti allo specchio, passando due mani sulla sua camicia che aderiva al suo petto come se fosse stata fatta su misura, e guardandosi per qualche secondo.

Dopodichè si diresse in bagno per sistemare la sua ormai abituale acconciatura, che stava da dio su quei capelli biondi e, mettendo un filo di deodorante, uscì dal bagno. Recuperò il suo cellulare che era stato buttato poco prima da qualche parte nel letto, prese la scatola delle scarpe che aveva lasciato sul tavolino dell'open space il giorno prima, e uscì di casa fischiettando.

Sbloccò la schermata del telefono, per poi accedere ai messaggi, e digitare un veloce "sto arrivando" alla ragazza, che lo stava aspettando a casa, naturalmente sola dato che la sua migliore amica l'aveva lasciata sola per non rovinare il loro incontro.

L'indirizzo di Kasumi lo sapeva, o almeno sperava di ricordarlo. Lo aveva chiesto a Kai il giorno prima, durante l'uscita al centro commerciale, ma sentendo il tono della ragazza al telefono capì che non era il momento di scherzare, e che poteva aspettare per andare a trovarla a casa.

Intanto però, mentre camminava, fu il suono di una notifica a distrarlo di nuovo dai suoi pensieri, ma stavolta non era un messaggio da chi sperava che fosse.

Yeji

Devo dirti una cosa.

È importante.

Hyunjin

Che vuoi ?

Yeji

Preferirei parlarne dopo.

Vediamoci questo pomeriggio.

Hyunjin

Dove?

Yeji non ho tempo se
è uno dei tuoi soliti giochetti.

Yeji

Se non mi credi
puoi anche non venire.

In caso cambiassi idea
ci vediamo alle 6 al parco.

Hyunjin non rispose al messaggio, semplicemente sbuffò, poi aumentò il passo verso casa di Kasumi, cercando di dimenticarsi di ciò che aveva detto la sua "ragazza" nella chat.

Quando arrivò finalmente davanti alla porta di quella che doveva essere la sua destinazione, suonò il campanello, e rimase fermo ad aspettare l'arrivo della ragazza.

Come immaginava, la porta dopo qualche secondo si aprì, rivelando la ragazza di bassa statura, con dei pantaloni neri e una maglietta oversize grigia, vestiti che la facevano ancora più minuscola.

"Hey.." disse solo, per poi spostarsi dall'entrata, facendogli cenno di entrare.

"Hey" rispose lui, un sorriso spontaneo si formò sul suo volto.

Lui però ancora non riusciva a sentire il suo cuore che batteva forte, tanto forte quasi da uscirgli dal petto.

E non sapeva che la stessa cosa la stava provando la ragazza davanti a sè...

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