Six (part 1)

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Esausta.

Ecco il mio stato d'animo in quel momento.

Il mio cervello sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro, ma non solo quello, anche la mia sanità mentale.

Nel primo pomeriggio mio padre era rientrato a casa da lavoro, in anticipo rispetto agli altri giorni, totalmente ubriaco.

Ringraziai il cielo che uno dei soci dell'ufficio legale per il quale lavorava, fosse stato così gentile da accompagnarlo a casa per poi prendere un taxi dal nostro indirizzo.

Mi ero offerta di pagare io l'importo chiesto dal tassista ma l'uomo rifiutò, riluttante quasi alle condizioni di mio padre.

"Si è presentato così dopo la pausa pranzo."

Aveva detto l'uomo mentre mi aiutava a far uscire mio padre dalla nostra auto.

«Chiedo infinitamente scusa io da parte sua, non succederà più una cosa simile»

"Certo che non succederà più...suo padre non deve scomodarsi a tornare domani."

Era stata questa la breve conversazione tra noi, ed in quel preciso momento,  il mondo sembrò volermi crollare addosso.

Mio padre aveva perso anche quel lavoro e senza aggiungere altro, l'uomo entrò nel taxi che era arrivato subito dopo il loro arrivo ed andò via, portandosi dietro parole poco gentili da parte di mio padre che ancora si teneva saldamente al mio corpo per non cadere, e la nostra unica possibilità di mantenimento, essendo mio padre l'unico a portare uno stipendio in casa in quel momento.

Il giorno dopo lo sconforto aveva preso pieno possesso del mio corpo, tant'è che decisi di dedicare tutte le mie attenzioni alla pulizia, ed a preparare il pranzo e la cena a mio padre, senza però rivolgerli neanche una sola parola.

Lui dal canto suo, come se nulla fosse successo (anche se in fondo sapevo che lui stava male quanto me per quella situazione), stava guardando una vecchia replica delle NBA in tv, accompagnato ovviamente da una birra.

Ripensai più volte al Presbyterian quel giorno, specialmente quando mi ritrovavo sola a fare qualcosa, pulire il pavimento oppure mettere in funzione la lavatrice.

Penserete 'perché pensare ancora ad una proposta di lavoro rifiutata?', il punto è che in quel preciso istante mi chiesi se quella fosse stata la decisione giusta da prendere, dopotutto mio padre non sembrava voler fare il minimo sforzo per rimettere in piedi la nostra famiglia.

Era così diverso prima il mio papà, a Charming quando ancora c'era la mamma lui era uno dei migliori architetti della zona, tutti chiedevano il suo aiuto per mettere su casa oppure un negozio; era uno forte.

Dopo la morte di mia madre però cambiò tutto, lasciò la società di cui era socio, a Barney, un suo vecchio amico d'infanzia e collega con il quale aveva realizzato il sogno di aprire insieme un'azienda; lui architetto e Barney ingegnere edile.

Lasciando il lavoro mio padre, mise tutto nelle mani di Barney che più volte insistette perché mio padre non mollasse tutto il loro lavoro.

Era un brav'uomo, ma mio padre non era nelle condizioni adatte per continuare a vivere li.

[...]

Mi sdraiai a letto, la sveglia sul mio comodino segnava le 20:30.

Avevo servito la cena a mio padre, una fetta di carne con contorno di verdure, io non avevo molta fame, infatti mi ero ritirata in camera con l'intento di riposare e magari cercare su internet qualche offerta lavorativa.

Save me from myself. || Sons of Anarchy ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora