Thirteen (part 1)

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Quella notte non riuscii a chiudere occhio.

I pensieri affollavano la mia mente, rendendo dannatamente difficile il semplice atto dell'addormentamento; seppur io fossi tremendamente stanca dopo una giornata ricca in ospedale.

"Devi dirmi se fra voi due c'è qualcosa, perché ho voglia di baciarti da quella sera a casa di Opie."

Quelle parole rimbombavano nelle mie orecchie, ripetendosi in modo inesorabile e senza alcuna intenzione di fermarsi.

Quando mi resi conto che era inutile continuare a rigirarmi nel letto, mi misi seduta sul materasso, prendendomi il viso fra le mani.

«Che stupida...»

Enunciai a me stessa, ragionando poi sul fatto che non avrei dovuto lasciare Eleonor per seguire Jax al club, beh fortunatamente mi ero fermata in tempo prima di commettere un grave errore.

Ma ero davvero sicura che fermarmi fosse stata una fortuna? Dare una risposta a questa domanda sembrava impossibile.

Mi guardai attorno, nella penombra della notte riuscivo ad intravedere i vari dettagli della mia stanza.

Era rimasta uguale all'ultima volta in cui la avevo vista, certo, se solo non fosse per le pareti diverse ed ovviamente il mobilio.

Opie aveva dipinto le pareti di color malva, a quanto pare mio cugino ricordava ancora quali fossero i miei gusti.

Un po' sentivo la mancanza della carta da parati rosa con i coniglietti bianchi, ma a questo aveva rimediato Jax, lasciando un piccolo riquadro di muro con la carta da parati, ornato in fine con una splendida cornice bianca, quasi come fosse un quadro.

Il mio sguardo si soffermò proprio su quello spiraglio di passato, in quel punto in cui la mia stanza era ancora la "mia" stanza, lì dove per un secondo la mia mente tornava indietro nel tempo di quindici anni, o forse anche più, lì dove mia madre e zio Piney erano al mio fianco.

[...]

"Tesoro io vado in cantiere dai ragazzi, sicura di non volere un passaggio per l'ospedale?"

Chiese mio padre, guardandomi dal portone d'ingresso della nostra casa, con il quotidiano sotto braccio.

«No papà, non preoccuparti passa Eleonor.»

Risposi, versandomi la seconda tazza di caffè nel giro di un'ora, sapevo di essere allo stremo delle forze, sperai dunque che il caffè potesse aiutarmi, così da non dover passare l'intera giornata a catalogare le cartelle cliniche.

"Oh si Eleonor, la ragazza di San Diego, giusto?"

«Si papà, Eleonor...»

Portai alle labbra la tazza e mandai giù un sorso di caffè, la ragazza sarebbe arrivata a breve quindi dovevo essere pronta ma soprattutto sveglia.

Mio padre uscì di casa dopo avermi dato un ultimo saluto, della finestra della cucina lo vidi salire sulla sua auto (una vecchia Impala del 67 che Opie era riuscito a sistemare, così che mio padre potesse raggiungere il posto di lavoro), e partire verso Charming Heights.

Mi voltai, dando le spalle alla finestra e con la tazza fra le mani, per la centesima volta, iniziai a pensare alla sera precedente, riuscendo quasi a percepire quel ricordo come attuale, come se in quel preciso momento se solo avessi mosso i muscoli di un millimetro, le mie labbra si sarebbero incontrare con quelle di Jax.

Save me from myself. || Sons of Anarchy ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora