«Signorina Watson, è un piacere fare la sua conoscenza» Sherlock Holmes avanzò verso di lei, che a stento credeva che il detective fosse di fronte ai suoi occhi.
«Mr Holmes, il piacere è mio. E tu devi essere la famosa Enola» Belle si rivolse alla sorridente ragazza che lo affiancava «Ho sentito parlare di te e del tuo merito per aver riportato a casa il Visconte Twekesbury, dicevano che sarebbe stato fondamentale per il passaggio della riforma». I quattro interlocutori si erano spostati verso l'uscita della stazione a passo lento. Davanti le due ragazze, le quali stavano mantenendo una conversazione, mentre i rispettivi fratelli maggiori parlavano del più e del meno riguardo alla loro permanenza. Sherlock non era mai stato a Costwolds, ne si poteva intuire l'interesse mediante domande mirate a cui Watson provava a rispondere in maniera completa. Che fosse riguardo alla casa, o riguardo cosa avrebbero mangiato una volta arrivati non era di fondamentale importanza.
«Anche io ho sentito parlare molto di te» esordì Enola, dopo aver guardato con occhi attenti l'ambiente campagnolo che le si poneva di fronte «Prima molto distrattamente, poi, Watson ha cominciato a nominarti frequentemente, ho capito che dovevi essere una persona importante per lui. A proposito del caso a cui ti riferivi poc'anzi, posso dire che non era nemmeno voluto che lo risolvessi io. Era stato affidato ad altri, a Sherlock, ma solo io avevo tutte le prove per poterne venire a capo. A Londra avevo altro da fare». La ragazza aveva sorriso nel parlare della faccenda, forse perché aveva avuto un'importanza non solo in quanto primo caso, forse c'era anche di più, ma Belle non volle intromettersi.
«Certo, immagino, pur non conoscendo le dinamiche, che tu abbia avuto cose le tue ragioni per dirigerti a Londra. Non si va nella città della Corona senza qualcosa di davvero importante. Io posso dirlo di certo» disse la giovane. Belle avrebbe voluto darle una pacca sul braccio in segno di sostegno da parte sua.
Enola, aveva fatto parlare molto di se, mettendo al primo posto non solo una meritata libertà, ma anche l'intelligenza e la perseveranza di una donna, che non era vista di buon occhio ai tempi. Il ruolo della donna, non era quello di vivere grandi avventure, ma di inserirsi in società con uno scopo ben preciso: se la donna era "del popolo", lavorava in campagna, era al pari dell'uomo in quanto forza lavoro e copriva notevoli funzioni; in industria svolgeva minori mansioni; le donne borghesi venivano cresciute e istruite al solo scopo di diventare una buona moglie e brava madre. Qualsiasi donna fosse stata Enola, lei aveva cambiato le cose e questo era da apprezzare.
Il tragitto verso casa fu abbastanza tranquillo. Per un attimo, la verde Costwolds, ricordò ad Enola la casa di Mycroft che per tanto era stata la casa sua e di sua madre.
«Questa campagna suscita in me emozioni molto contrastanti» affermò proprio lei, mentre il resto era in silenzio.
«Sei emotiva Enola...» parlò Sherlock.
«... È comprensibile, ma inutile» la ragazza completo la frase, togliendo le parole di bocca al fratello.
«Credete che le emozioni siano inutili, Mr Holmes?» Belle chiese all'improvviso, attirando lo sguardo dell'uomo, colto alla sprovvista da quella insolita domanda. L'uomo rifletté un paio di secondi, guardando fuori dalla carrozza, poi, rispose.
«Le emozioni delle volte possono annebbiare la mente. Converrete con me, signorina Watson, che il nostro stato d'animo non ci fa vedere in maniera lucida particolari invisibili se non fossimo totalmente capaci di controllarlo».
«Convengo con lei sulla probabilità che delle volte siamo cechi di fronte all'evidenza, ma non sono forse le nostre emozioni che ci rendono esseri umani quali siamo? Credo sia giusto, delle volte, abbandonarci alle emozioni, Mr Holmes. Ci rendono vivi, ci rendono diversi, altrimenti saremmo tutti uomini di pietra senza un minimo di sensibilità».
Sherlock annuì col capo.
«Per caso siete un'amante della letteratura, signorina Watson?».
«Amo particolarmente Shakespeare».
«Sonetti o opere più vaste?».
«Entrambi. Leggo con piacere i sonetti di Shakespeare, ma non mi faccio mancare letture più impegnative».
«Signorina Watson, è una brillante osservazione la sua , nonostante il suo pensiero si accosti poco al mio» Sherlock si complimentò, tornando a perdersi nella campagna inglese.
Enola parve lanciare a Belle uno sguardo pieno di ammirazione, e si sorrisero, anche loro tornando al paesaggio.
La carrozza si fermò poco dopo, di fronte la dimora dei coniugi Watson. Jonh Watson pagò il cocchiere augurandogli una buona giornata, mentre alcuni domestici della casa erano giunti per portare all'interno i bagagli.
«I miei genitori ci sono Smith?» domandò Belle.
«Non li ho ancora visti questa mattina, signorina Belle. Ho fatto preparare la colazione, ma nessuno dei due è sceso. Allora, ho provato a bussare alla loro porta. Era chiusa a chiave, quindi ho pensato stessero ancora dormendo».
«Dormendo? Mamma e papà?» Jonh Watson rimase turbato da una tale affermazione, così come la stessa Belle, che aveva alzato lo sguardo da una delle valigie di Enola. Il suo viso assunse un'espressione pensierosa quanto stranita. I due fratelli Watson si scambiarono un veloce sguardo, mentre gli Holmes rimasero in silenzio.
«Mamma e papà non hanno mai ritardato ad alzarsi». «Mamma e papà non hanno mai rinunciato a fare colazione. Papà è goloso e mamma adora i croissant della signorina Torn».
Belle e Jonh si alternarono nel fare una serie di affermazioni palesi su cui poco c'era da riflettere. Man mano che proseguiva questa lunga lista, entrambi non ebbero dubbio che era accaduto qualcosa.
«Smith, prendi la chiave di servizio, vai ad aprire la porta!» Belle corse in casa, così come aveva fatto Jonh.
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➣ Enola Holmes: the Watson case
Fanfiction𝗥𝗼𝗺𝗮𝗻𝗰𝗲/ 𝗛𝗶𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗲 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗹 ⸺ 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗣𝗮𝗿𝘁𝗿𝗶𝗱𝗴𝗲 Belle è una ragazza di appena diciassette anni che vive nella verde campagna inglese, a pochi minuti dalla grande metropoli di Londra del 1898. Suo padre e su...