Paris

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Il treno fece il suo arrivo alla stazione di Parigi Saint-Lazare per le dodici e mezza in punto.
I passeggeri furono molto felici di scendere dopo quel lungo e brusco viaggio alla fine, potendo recuperare tutte le valigie e prendere la prima carrozza disponibile.
«Allora signori, che si fa?» disse Thomas, mentre ancora stavano uscendo dal grande edificio «Solitamente le carrozze le porto io, ma qui...».
«Lasciati portare Thomas, sei nelle vesti di un gentiluomo adesso» Enola si voltò verso di lui, sistemando i bordi della giacca e afferando la sua mano «Guarda Parigi diventare grande ad ogni tuo passo e immergiti in questa atmosfera piena di eleganza e bellezza».
Belle rise alla scena e guardando il suo migliore amico, disse: «Non preoccuparti Tom, non possiamo anche fare una passeggiata a piedi».
«Sì, e poi qua vicino c'è il Louvre. Potremmo andarci» continuò Tewkesbury.
«Per oggi» Belle specificò «Da domani mattina si continuano le indagini».
«Mi assicurerò che l'Ambasciata Inglese riceva il mio messaggio per riceverci domani. Mostreremo i documenti inviati dai tedeschi e attenderemo».
«Sempre se non ci uccidono prima amico» commentò Thomas.
«Ho un déjà-vu riguardo a questo, ma non dobbiamo preoccuparci finché possiamo mischiarci con i parigini, giusto?».
«Giusta osservazione Tewkesbury. Non sappiamo chi fossero e cosa volessero da noi. Potevano essere chiunque e non davano l'impressione di cercarci come è stato nel nostro caso, ma dobbiamo comunque stare attenti. Però hai ragione, dobbiamo mischiarci con la gente qui a Parigi» disse Enola «Quando ci vediamo a casa?» fece l'occhiolino alla ragazza.
«Cinque e trenta, puntuali» l'altra rispose prima che so dividessero.
Tewkesbury prese la sua mano e ne baciò il dorso e poi le sue labbra lasciandola come al solito sorpresa, ma stavolta con un bel sorriso in faccia.
«Nessuno sa chi siamo, quindi posso baciarti tutte le volte che voglio» gliene diede un altro a fine frase dopo aver creato un piccolo motivetto. Poi si diressero al Louvre, mano nella mano.
Quella giornata di metà luglio, nonostante fosse cominciata con qualche nuvola sospetta a macchiare il cielo azzurro, sembrava essere migliorata molto e sembrava non minacciare pioggia, al contrario del giorno prima. Il sole era alto in cielo, brillante, illuminava le strade di Parigi, riscaldando la gente che camminava per strada. Le donne avevano quei vestiti pomposi pieni di tulle e decorazioni sparse ovunque, mentre gli uomini portavano completi nuovi di bellissima seta lucida.
L'aria sapeva di fresco, un odore forte e primaverile come quello della rugiada che bagna a le foglie secche degli alberi.
Belle respiró quell'aria a pieni polmoni, chiudendo gli occhi, poi guardò al cielo, facendo un piccolo sorriso. Quella sembrava essere proprio una bella giornata. Così penso mentre lei è Tewksbury si dirigevano verso il Louvre.
Dopo aver pagato una sottospecie di biglietto all'ingresso, i due furono liberi di perdersi tra le milioni di opere d'arte possibili e immaginabili, provenienti da ogni parte del mondo. In particolare, l'attenzione della ragazza venne rapita dalla piccola Gioconda, sorvegliata da un uomo in divisa che non accennava a muoversi, manco fosse stata una guardia al Beckingham Palace durante il suo turno. I due se ne stupirono parecchio.
«Ed eccola qui, la Gioconda di Leonardo».
«Sembri parecchio entusiasta di vederla».
«Sono un'amante dell'arte, specialmente quella italiana,. Credo sia dovuto a mia nonna materna, lei è italiana. Da piccola mi regalava libri, sapendo il mio amore per la lettura, dove vi erano ampie descrizioni. A mia madre piaceva sempre dire che l'arte è il miglior rifugio che ci sia...» Belle si fermò un secondo a riflettere su ciò che aveva detto e lo stesso fece per un attimo Tewksbury.
«Un nascondiglio dici?» domandò lui.
«Probabile, dobbiamo andare a cercare Enola. Forse non avremmo bisogno di attendere fino a domani per capire dove si trova il rifugio dei miei genitori».
«Ma sulla mappa hanno segnato un punto di Parigi famosissimo e probabile nascondiglio».
«E se avessero mentito? Montparnasse. Non ci sono mica musei o cose così?».
«Non che mi risulti?».
«Tew, chi ti ha dato la mappa?».
«Me l'hanno portata quando ci siamo riuniti alla Camera l'ultima volta, credo sia stato Honsword».
«Honsword? Lo conosco! Ma lui perché avrebbe dovuto mentire? Lo conoscevamo da anni».
«Forse è in combutta con qualcuno, tipo Polinski, che ancora non è stato arrestato. Ieri doveva esserci la perquisizione».
«E se lui, una volta imprigionato, avesse dato il lavoro da finire a Honsword, promettendogli qualcosa in cambio? Non è strano».
«Hai ragione, dobbiamo trovare gli altri e poi andare subito all'Ambasciata» disse Tewkesbury, prendendo la mano di Belle per uscire dal museo «Dove pensi siano andati quei due?» poi chiese.
«Beh, da qualche parte a sbaciucchiarsi, no?».
«Si, beh, probabile. Anche se immaginare Enola a sbaciucchiarsi con qualcuno è strano».
«Lo dico solo perché non ci vivi insieme. Fidati di me, questa storia con Thomas dura da quando si sono visti la prima volta. È stato amore a prima vista suppongo».
«Come il nostro?» domandò Tewkesbury.
«Tu ti sei innamorato subito di me».
«Perché tu no? Alla festa non aspettavi altro che io ti invitassi a ballare e poi è uscita la parte dolce di te, quando hai poggiato...».
«Tew...».
«In giardino quando volevi che ti...».
«Sì, okay, ma...».
«E poi tu hai provato a baciar...».
«Tewkesbury! Va bene, d'accordo. Hai perfettamente ragione. Anche tu mi sei piaciuto subito» Belle ammise facendo spuntare un sorriso compiaciuto sul viso del ragazzo.
«Guarda come il nostro Visconte Tewkesbury va fiero di questa cosa? Di come è felice quando una donzella si innamora di lui» lei lo prese in giro.
«Ma non una donzella qualunque, la ragazza più bella che possa esistere a Londra o Parigi, anzi no, al mondo».
«Sei giusto un pò ruffiano, ammettilo».
«Forse».

➣ Enola Holmes: the Watson caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora