Magical Flower

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Sherlock e Jonh erano appena scesi dalla camera dei Watson, parlando al solito loro silenziosamente per non destare sospetti, o per lo meno, evitare che le sorelle potessero conoscere una delle loro supposizioni. Sherlock immaginava che Enola e Belle avessero parlato della cosa mentre stavano ad analizzare ogni cosa all'interno della camera. Belle li vedeva arrivare a passo lento dalle scale. Delle volte Watson si agitava scuotendo animatamente la testa quando l'altro gli proponeva qualcosa, altre volte il dottore rimaneva a riflettere per qualche secondo dicendo la sua, ma niente che le fosse comprensibile leggendo il labbiale. Enola, al suo fianco, lanciava qualche occhiata a Sherlock e faceva una faccia strana, segno che pur conoscendo bene il linguaggio deduttivo del fratello, anche a lei risultava difficile formulare un pensiero.
«Signorina Torn, le posso chiedere gentilmente di poter preparare la tavola del pranzo in giardino?».
«Certo, Mr Watson. Belle, potresti pensare tu ad annaffiare i fiori?».
«Certo, signorina Torn. Ci penso io» l'altra annuì con la testa, correndo all'esterno della casa. Fuori, poco dopo la porta, c'era un ripiano su cui stavano diversi strumenti da giardinaggio e l'annaffiatoio. Belle prese quest'ultimo già ricolmo d'acqua e si diresse verso le aiuole piene di fiori colorati.
«Ci sono tanti fiori strani in questo giardino» affermò Enola, osservando la ragazza allungare il braccio per versare l'acqua, che cristallina faceva un rumore quasi rilassante per le orecchie delle due. Belle alzò il viso verso di lei e poco dopo annuì.
«I miei genitori hanno fatto scelte interessanti per quanto riguarda i fiori, ho voluto scriverne il significato in un cartellino per ricordarlo. Ad esempio, Malvarosa ambizione, Raruncolo ricchezza, Ginestra umiltà, Nasturzio patriottismo... ».
«Sono tutti significati molto belli e i fiori sono bellissimi».
«Lo sono, ma questi fiori che vogliono che si vedano. Se noti, sono quelli messi anche vicino al cancelletto. Invece, da questa parte, ci sono fiori con un significato un pò più negativo» Belle indicò un angolo de giardino, vicino al gazebo, dove erano stati piantati altri fiori, altrettanto belli «Bocca di Leone presunzione, i Narcisi possono anche rappresentare incertezza oltre al rispetto, Lavanda sfiducia, Calendula dolore e tristezza. Non penso vi sia alcun motivo preciso per cui siano lì, ma pensò che se gli altri ne leggessero il significato penserebbero seriamente perché teniamo fiori del genere».
«Credo che non ci farebbero molto caso se ne guardassero solo la bellezza» disse Enola «Infondo, chiunque sta cominciando ad essere sempre più superficiale, non trovi?».
Il pranzo cominciò poco dopo.
La signorina Torn aveva preparato uno dei suoi piatti forti, deliziando i palati desiderosi di qualcosa che potesse soddisfarli. Nulla che la miglior cuoca dell'intera Inghilterra non potesse fare. Il cibo era tutto squisito e aveva messo di buon umore i commensali; solo Watson però rimaneva turbato dagli eventi. Probabilmente si chiedeva ancora perché i suoi genitori fossero spariti.
«Magari sono partiti per lavoro, Jonh» disse Belle.
«Per lavoro?» domandò Scherlock Holmes, rimettendo sul tavolo il calice di vino.
«Mamma e papà partivano spesso all'improvviso per motivi lavorativi. Mio padre fa parte di un gruppo ristretto di militari che si occupa di prendere decisioni logistiche; mia madre è una funzionaria, lavora alla Camera dei Lord, è una segretaria. Capire bene, Mr Holmes, che non si tratta certo di lavori semplici, ci vuole una certa riservatezza, e per loro era normale partire senza preavviso».
«Mamma e papà avrebbero avvisato; in secondo luogo, li avremmo incrociati alla stazione».
«Non se hanno preso il primo espresso per Londra» puntualizzò Sherlock, girando tra le dita la forchetta per poi infilzare un pezzo di carne rimasto per ultimo sul piatto fondo decorato in oro «Il primo partiva alle 5:34. Sarebbe stato impossibile per Belle e i domestici vederli, poiché era troppo presto; impossibile per noi che siamo arrivati sei ore dopo. Hanno avuto un'ottima tempistica».
Watson rimase a riflettere nuovamente sulla nuova affermazione di Sherlock e annuì. Aveva ragione, come al solito.
«Potremmo spostarci nuovamente verso Londra per controllare se sono in città, nel migliore dei casi».
«E nel peggiore?» domandò Enola.
«Potrebbero essere all'estero. Però, conoscendoli, avranno sicuramente lasciato qualche traccia, se non qui, da qualche altra parte. Dobbiamo trovarla. Tu, invece, rimarrai coi nonni per un pò, se non ti hanno portato con loro o non ti hanno detto niente penso che volessero proteggerti» con l'ultima frase si rivolse alla sorella.
Nel pomeriggio, Jonh e Sherlock si occuparono di tutti i preparativi per la nuova partenza, nel frattempo diversi pensieri attanagliavano la mente di Belle. La quale, pur trovandosi impegnata a fare le valigie, non pensava affatto a cosa dover portare. Enola se ne accorse al suo ennesimo cadere in uno stato di trance che la distraeva da qualsiasi sua frase. Ad un certo punto, la ricciolina le mosse il braccio per risvegliarla.
«A che pensi? Meglio il vestito giallo o quello blu?».
«Entrambi. Non rinuncio a nessuno dei due».
«Stai pensando a quello che ti ha detto Watson? Quale parte del discorso? Quella del fatto che siano all'estero? Del fatto che hanno lasciato qualche traccia o del fatto che ti abbiamo lasciato qua per proteggerti?».
Belle alzò lo sguardo verso Enola, la quale stava gironzolando avanti e indietro per la stanza, fino a quando non si fermò davanti alla sua figura.
«A tutte le parti in realtà. Non è strano che vadano all'estero e sono sicura che avranno lasciato un messaggio, ma questa volta che non sia così banale. Nessuna lettera o biglietto, non volevano saltare all'occhio».
«Quindi è possibile che nella camera dei tuoi genitori ci sia un messaggio criptato o qualcosa del genere. Mia madre lo utilizzava attraverso un regalo. C'era qualcosa che i tuoi potessero utilizzare? Un oggetto, una frase... Qualsiasi cosa».
Belle ci rifletté parecchio. Enola aveva fatto una brillante supposizione. In effetti, sua madre, più che suo padre, le raccontava spesso due favole da piccola: La Bella e la Bestia; e Alice nel Paese delle Meraviglie. Ogni volta, alla sera, lei da bambina si metteva sotto le coperte per sentire la voce dolce della madre.
Che altro? Cosa c'era di particolare in quei racconti? Belle chiuse gli occhi, strizzandomi appena e aggrottando le sopracciglia. La madre si sedeva sulla sedia di legno vicina al letto e raccontava. Qualcosa di particolare nella sua figura? No, i capelli erano sempre gli stessi, gli abiti sempre gli stessi, le parole erano sempre quelle, ma c'era un punto de La Bella e la Bestia in cui lei teneva qualcosa saldamente con la mano. Un fazzoletto? Il bordo di una pagina? No, un medaglione.
«Ma certo!» finalmente la giovane si alzò dalla sedia come se questa le avesse procurato una scossa « Dobbiamo cercare il medaglione».
«Quale medaglione?».
«Quello con La Rosa» la ragazza corse nella camera dei suoi, cercando nel portagioie della madre. Sperava che la donna glielo avesse lasciato e così era, infatti. Il medaglione era lì.
«Trovato!».
«Bene! Ora dovresti vedere se si apre o se ha qualche messaggio. Prova così» Enola porse la mano per ottenere il medaglione analizzandolo coi polpastrelli per trovare una leva. La leva, facendo una leggera pressione, rivelava un bigliettino piegato tale da essere minuscolo.
Belle lo afferrò e lo aprì.
"È tardi Alice, scappa dal Paese delle Meraviglie".
«Enola! È l'altra favola, mia madre mi dice di lasciare il Paese delle Meraviglie, significa che devo lasciare Costwolds».
«Allora prepariamoci a partire. Il nostro futuro dipende da noi».

➣ Enola Holmes: the Watson caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora